
(foto EPA)
un foglio internazionale
Libertà di parola, ma per tutti
Populismo e ansia regolatoria. Sul free speech l’Europa ha un problema, scrive l’Economist
Quando il vicepresidente americano accusa l’Europa di non proteggere la libertà di parola, la risposta ovvia è che è un ipocrita”, scrive l’Economist, che al tema dedica la copertina. “La Casa Bianca, in cui presta servizio J. D. Vance, è un’accanita nemica della libertà di parola. Ma solo perché è un ipocrita non significa che abbia torto. L’Europa ha davvero un problema con la libertà di parola. Il mese scorso, il direttore di un quotidiano di destra in Germania ha ricevuto una multa salata, oltre a sette mesi di carcere con pena sospesa, per aver condiviso un meme di una foto ritoccata che mostrava il ministro degli Interni con un cartello con la scritta ‘Odio la libertà di opinione’. Tutti i paesi europei garantiscono il diritto alla libertà di espressione. Tuttavia, la maggior parte cerca anche di limitare i danni che teme possa causare. Questo va ben oltre i tipi di espressione che persino i liberali classici concordano debbano essere vietati, come la pornografia infantile, la divulgazione di segreti nazionali o l’incitamento deliberato alla violenza fisica. Spesso si estende a discorsi che feriscono i sentimenti delle persone o che, secondo il parere di qualche funzionario, sono falsi. Le leggi sulla blasfemia esistono ancora in più di una dozzina di paesi europei. L’intero continente criminalizza il ‘discorso d’odio’, un termine difficile da definire, ma che continua a essere esteso a nuovi gruppi. La polizia britannica è particolarmente zelante. Gli agenti trascorrono migliaia di ore a setacciare post potenzialmente offensivi e arrestano trenta persone al giorno. Tra gli arrestati c’erano un uomo che si è scagliato contro l’immigrazione su Facebook e una coppia che ha criticato la scuola elementare della figlia.
L’obiettivo delle leggi contro il discorso d’odio è promuovere l’armonia sociale. Eppure ci sono scarse prove che funzionino. Reprimere il discorso con la minaccia di un’azione penale sembra alimentare la divisione. I populisti prosperano sull’idea che le persone non possano dire ciò che pensano veramente, un’opinione ormai condivisa da oltre il 40 per cento di britannici e tedeschi. Il sospetto che l’establishment soffochi certe prospettive si acuisce quando le autorità di regolamentazione dei media mostrano pregiudizi politici. La Francia ha multato un canale televisivo conservatore di 100 mila euro per aver definito l’aborto la principale causa di morte al mondo. Le leggi sulla sicurezza online, che infliggono multe salate alle aziende di social per aver tollerato contenuti illegali, le hanno incoraggiate a rimuovere molti contenuti semplicemente discutibili, facendo infuriare coloro i cui post vengono censurati. La situazione potrebbe peggiorare. Leggi formulate in modo vago che conferiscono ampia discrezionalità ai funzionari sono un invito agli abusi. La repressione non è stata pianificata dall’alto, ma è iniziata quando la polizia inglese ha scoperto di apprezzare i poteri conferiti dalle leggi sulla libertà di parola. E’ molto più facile catturare i poster di Instagram che i ladri; le prove sono a portata di clic. Quando la legge proibisce di offendere, incentiva anche le persone a dichiararsi offese, usando la polizia per mettere a tacere chi critica o per regolare i conti con un vicino. Quando alcuni gruppi sono protetti da leggi contro l’incitamento all’odio ma non altri, anche gli altri hanno un incentivo a chiedere protezione. E’ difficile avere uno scambio aperto e franco sull’immigrazione, ad esempio, se una parte teme che esprimere le proprie opinioni possa causare una visita della polizia. Poiché questo punto è sollevato con forza dalla destra populista, molti liberali europei sono diventati restii a difendere la libertà di parola. Questo è assurdo. Credere nella libertà di parola significa difendere un’opinione che non piace. Se le democrazie non riescono a farlo, perdono credibilità, a vantaggio di autocrazie come la Cina e la Russia.
Cosa dovrebbero fare, in pratica, gli europei? Dovrebbero iniziare a tornare alle vecchie idee liberali secondo cui un disaccordo rumoroso è meglio del silenzio forzato e che le persone dovrebbero tollerare le opinioni altrui. Le sanzioni penali dovrebbero essere rare come lo sono ai sensi del Primo emendamento americano. La diffamazione dovrebbe essere una questione civile. Lo stalking e l’incitamento alla violenza dovrebbero continuare a essere reati, ma il ‘discorso d’odio’ è un concetto così vago che dovrebbe essere eliminato. Gli europei sono liberi di dire ciò che vogliono del signor Vance. Ma non dovrebbero ignorare il suo avvertimento. Quando gli stati hanno troppi poteri sulla libertà di parola, prima o poi li useranno.
L’Europa si considera liberale, dotata di leggi e istituzioni che garantiscono ai suoi cittadini il godimento dei diritti fondamentali, tra cui la libertà di dire ciò che vogliono. Il più delle volte, per la maggior parte delle persone, questo è vero. Dalla Spagna alla Germania, i critici di sovrani e figure di autorità minori si sono ritrovati sul banco degli imputati per le loro opinioni. Su questioni scomode come l’immigrazione, il Covid o Gaza, il libero scambio di opinioni ha lasciato il posto a un tipo di discorso più abbottonato. La Convenzione europea dei diritti dell’uomo, che si applica in tutto il continente, afferma che ‘ogni persona ha diritto alla libertà di espressione’. Un pensionato francese che aveva implorato Emmanuel Macron di ‘andarsene a quel paese’ su uno striscione appeso a casa sua è stato mandato a un ‘corso di sensibilizzazione civica’ come parte di un patteggiamento per evitare ulteriori procedimenti giudiziari. Nel 1990 circa l’80 per cento dei tedeschi riteneva di poter esprimere liberamente le proprie opinioni; ora è meno della metà. Ciò che gli americani liquidano come di cattivo gusto, i procuratori europei a volte lo trattano come un reato. In particolare, il diritto di offendere i gruppi religiosi non è più garantito ovunque. Un tempo la Danimarca viveva con le conseguenze politiche del rogo del Corano da parte di agitatori razzisti (che ha scatenato minacce terroristiche). Dal 2023 considera ‘l’uso improprio di un testo religioso’ un reato penale. Per i critici progressisti, questo sembra molto simile a un ritorno indesiderato alle leggi sulla blasfemia, un tempo abolite.
La libertà di parola in Gran Bretagna è stata messa sotto i riflettori. J. D. Vance cita spesso casi che coinvolgono attivisti religiosi. Elon Musk, il magnate della tecnologia, ha affermato che migliaia di persone vengono arrestate per post sui social media. Sarebbe bello se i britannici potessero semplicemente liquidare tali attacchi come mal informati e incredibilmente ipocriti da parte di un’amministrazione che ora si sforza di soffocare il dissenso. Eppure gli americani hanno ragione su un aspetto cruciale: la Gran Bretagna ha un problema serio.
La libertà di parola viene limitata, in particolare online, in modo allarmante e a un ritmo sempre più allarmante. Il numero di arresti – più di mille al mese per post online – dimostra che non si tratta più di pochi casi illeciti. La causa principale è da ricercare nelle leggi sulla libertà di parola del paese, che sono un disastro e inadatte all’era digitale: i britannici vengono perseguiti per il tipo di conversazioni che avrebbero avuto al pub. E la situazione è destinata a peggiorare. Il Primo emendamento americano garantisce di gran lunga la più forte tutela della libertà di parola al mondo; i suoi padri fondatori hanno scritto nella Costituzione che ‘il Congresso non promulgherà alcuna legge’ che limiti la libertà di espressione. Questa tutela è stata messa alla prova e ampliata, soprattutto nel XX secolo. Gli europei, nel frattempo, hanno codificato tale diritto solo a metà del XX secolo, e anche allora aveva limiti chiari. I legislatori hanno a lungo cercato di bilanciare il diritto alla libertà di espressione con i danni che può causare.
Un uomo ha criticato i manifestanti pro Palestina, twittando: ‘A un passo dall’assalto di Heathrow alla ricerca di arrivi ebrei’. La polizia ha perquisito la casa e ispezionato la libreria e lo ha interrogato in una stazione di polizia prima di rilasciarlo. L’opinione pubblica potrebbe chiedersi perché si dedichi così tanto tempo a questo, mentre i furti con scasso rimangono sistematicamente irrisolti”.
(Traduzione di Giulio Meotti)



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