Il Foglio internazionale

Il “Sud globale” è solo una grande impostura ideologica

Dietro la sua apparente pertinenza, questo concetto geopolitico è  vuoto e fuorviante. E non deve dissuaderci dal difendere i nostri valori, scrive il Point

Nazisti e bolscevichi ne erano convinti: il miglior argomento in un dibattito è sempre la minaccia fisica” scrive David Emton, scrittore e reporter francese. “L’islamogoscista non ignora questo insegnamento, ma deve comunque applicarlo con cautela finché opera in democrazia. Così, quando Mélenchon mette un bersaglio sulla schiena di una giornalista ebrea alla fine del 2023, non è nella speranza che uno dei suoi elettori agisca nell’immediato, ma perché intende cambiare i termini del dibattito con tutti gli altri giornalisti francesi – e spaventarli fisicamente. Ma la paura fa riflettere: basti pensare alla recente disavventura di Marine Tondelier, leader dei Verdi. Dopo aver twittato di aver trovato “scioccante” che una manifestazione a favore della pace in medio oriente si sia conclusa con sfuriate piene di odio scandite dagli “Allah akbar”, l’eletta è stata gravemente maltrattata dai radicali del suo partito ed è stata costretta a fare autocritica: “Allah akbar è la preghiera di 1,5 miliardi di musulmani e devono essere rispettati”. I termini del suo pentimento erano chiari: chiedeva perdono, non nel merito, ma per i numeri e il potenziale pericolo che rappresentavano. È una curiosa vigliaccheria per un’attivista “di sinistra”, visto che centinaia di milioni di cosiddetti “musulmani” sono tali solo perché nel loro paese l'apostasia è punita con il carcere o la morte. E quando si ricorda che l’argomento dei numeri è sempre stato l’argomento dei regimi totalitari e dei linciaggi...Ma ora, sulla scena internazionale, sta emergendo un nuovo concetto, con lo stesso obiettivo: impressionarci per metterci in ginocchio. Si chiama “sud globale”. Apparentemente, il termine sembra innocuo, uscito da un reportage di National Geographic, e permette di parlare di Terzo mondo senza cedere al registro della Guerra fredda: molti giornalisti e accademici lo adottano istintivamente. Eppure...Il termine, coniato nel 1969 da Carl Oglesby, un americano ossessivamente anti-occidentale, ha avuto fin dall’inizio l’ambizione di scolpire nelle nostre menti l’idea che il mondo sia diviso in due: da una parte, le forze del Male – l’occidente, i cristiani, i bianchi, i sionisti... – e dall’altra il resto dell’umanità. Anche la dimensione ferocemente manichea del concetto di “sud globale” si basa sui numeri: un’immensa massa di esseri umani, miliardi e miliardi di individui, maltrattati da noi e arrabbiati con noi, starebbero lì, nel sud, proprio sotto i nostri piedi. E per evitare il peggio, dovremmo fare delle grandi concessioni a questo “sud globale”, sottomettendoci in particolare ai suoi portavoce qui in patria. La vicenda di Hamas è un esempio edificante della strumentalizzazione del concetto nella guerra ideologica che imperversa in Francia. I cittadini occidentali sono stati unanimi nel condannare i pogrom del 7 ottobre 2023 e nel comprendere che l’aggredito, da allora, sta conducendo una guerra per sradicare Hamas. Con i macellai di Hamas che hanno filmato e trasmesso i loro massacri, i nostri islamogoscisti si sono trovati in difficoltà nel recitare la loro solita parte, basata sul relativismo e sulla menzogna. Così hanno improvvisato un’altra strategia, pretendendo di dare l’allarme: “Allarme: il ‘sud globale’ è esasperato da ciò che viene inflitto a Gaza! Forse il 7 ottobre è stato riprovevole, ma attenzione, la rabbia sta salendo nel sud! Tremate, borghesi e bianchi dell’occidente, perché il divario con la maggioranza dell’umanità sta aumentando!”. Dalle riunioni ai reportage e alle lettere aperte, l’argomento viene ripetuto in maniera ossessiva, conquista progressivamente le menti, con lo stesso presidente Macron che finisce per rabbrividire all’idea di essere isolato dal resto della razza umana. Perché nell’immaginario di terrore delle nostre classi dirigenti, il “sud globale” è per il resto del mondo ciò che i “quartieri” sono per la Francia: numeri, rabbia, futuro (…). Questo ipotetico “sud globale” non ha una coerenza economica: quali relazioni e quali interessi comuni si possono stabilire tra il Messico, importante partner industriale degli Stati Uniti, il Nepal agrario e la petro-monarchia saudita? Il “sud globale” non ha nemmeno una coerenza religiosa: andate a mettere d’accordo Pakistan, Myanmar e Perù sulla vera fede... Quanto alla promessa di un “mondo multipolare più equo”, chiedete ai popoli dell’Africa nera cosa pensano della predazione neocoloniale della Cina”. (traduzuone di Mauro Zanon)