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Un Foglio internazionale

“Henri, eroe ordinario e incarnazione della Francia profonda”

L’intervento di un ragazzo ha permesso di evitare un numero più alto di vittime nell’attacco al parco di Annecy

"Più ancora che il crimine e il modo in cui è stato perpetrato, l’inatteso, nella terribile aggressione di Annecy, sta nella personalità dell’eroe che ha protetto i bambini” scrive il filosofo francese Robert Redeker. “Henri, questo eroe, è il personaggio filosoficamente più significativo di questo evento, perché incarna 'la meravigliosa visita', titolo di uno degli ultimi film di Marcel Carné. Cattolico, credente, praticante, ex capo scout, pellegrino pedestre che marcia di cattedrale in cattedrale, appassionato del patrimonio religioso del nostro paese, questo giovane, che sembra uscito direttamente da un libro di Charles Péguy, riassume in sé l’insieme dei tratti antropologici detestati dall’ideologia dominante. Rappresentante ordinario del cattolicesimo francese, è il tipo umano che la galassia progressista vorrebbe relegare nell’oblio. Agli occhi di questa ideologia, questo genere di persona, che frena l’avanzata della modernità, ossia in realtà la liquefazione e la liquidazione della nostra civiltà, non dovrebbe più esistere. L’esistenza degli uomini e delle donne è un’aberrazione. La loro sopravvivenza in pieno Ventunesimo secolo è un’anomalia. Eppure, l’eroe è lui, uno di loro – una delle persone “di troppo” del meraviglioso mondo dopo la civiltà francese! Henri è un eroe che non dovrebbe essere tale. Henri è un eroe che non dovrebbe esistere. Henri non figura tra quegli eroi di cui le signore del festival di Cannes e dello show-business nel suo insieme, celebrano le virtù, versando lacrime ipocrite. Henri rovescia l’ordine che queste signore  ritengono sia l’ordine del Bene (…). Henri è il nome collettivo adottato in questa occasione dal popolo francese immerso nelle sue radici cristiane. Henri significa, nel momento di questo atto di eroismo, la Francia cristiana. Per dispiacersene o per rallegrarsene, le caste elitarie discorrono sulla scomparsa del popolo francese, quello dei costruttori di cattedrali e dei contadini che disegnarono le linee delle nostre province. Eppure, attraverso Henri, è proprio questo popolo che ha agito, che ha parlato, che, riemergendo dalle profondità della storia, si è manifestato. Il sintagma non è solamente demografico: è anche storico. Francese ordinario e incarnazione della Francia profonda, delle profondità cristiane della Francia, Henri è ipso facto un eroe sbagliato. Un eroe tanto imbarazzante agli occhi di alcuni quanto Arnaud Beltrame (il gendarme-eroe dell’attentato islamista a Trèbes del marzo 2018, che si offrì in ostaggio pagando il suo gesto con la vita, ndr), a cui è pertinente paragonarlo. Tanto imbarazzante quando i molti giovani che partecipano al pellegrinaggio di Chartres. La meravigliosa visita – la domanda di Marcel Carné era posta così: questo Jean, apparso sulla spiaggia, era un angelo? Attraverso questo eroe, Henri, quella che si vuole nascondere, e di cui si copre il volto con il velo del progressismo, quella che non si vuole più vedere, che si cerca di reputare morta, che ci si augura in stato di decomposizione dopo averla descritta ammuffita, insomma la Francia “eterna” fa irruzione nella nostra attualità. Non c’è niente di più puro dell’eroismo, dove la cornice sono l’umiltà e la semplicità, di questo Henri. Chi è Henri? Un angelo, forse. La Francia che ritorna sempre, senza alcun dubbio. Un cavaliere che San Luigi avrebbe portato con sé, sicuramente”.

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