Il Foglio Internazionale

“Da Cicerone all'Urss, la storia della censura non ci ha insegnato niente”

Uno scrittore e senatore canadese contro una legge che sembra rievocare i capitoli bui della repressione intellettuale

Il senatore David Adams Richards, che è anche uno dei più famosi scrittori canadesi, ha tenuto questo discorso al Senato. Margaret Atwood ha scritto che è un testo su cui meditare.

 

Non sono esperto di Internet; non lo sono mai stato. A 72 anni, dubito che lo sarò mai, ma so qualcosa di arte, un po’ di creatività. C’è un saggio di Cicerone, le “Filippiche”, scritto per esporre il potere dello stato contro la libertà di parola e la libertà di pensiero e il potere di un solo uomo, Marco Antonio. E’ un proclama brillante e mostra Cicerone al  meglio del suo coraggio. Fu consegnato al Senato e Cicerone pagò con la vita. Le sue mani furono tagliate e portate a Marco Antonio come prova che Cicerone non avrebbe mai più scritto. Cicerone visse in un’epoca pericolosa.

 

Quando Vasily Grossman completò “Vita e destino”, il libro dovette essere approvato dalla sezione culturale del Comitato centrale comunista. Impiegarono un anno per rispondere e dissero che era antisovietico. Non fu accettato. Ora è pubblicato ed è, ovviamente, un libro meraviglioso, che mostra il fascismo e il comunismo come immagini speculari l’uno dell’altro nella depravazione e nel disprezzo per la libertà umana. C’è una grande scena in quel libro in cui un’anziana babushka, vedendo un giovane tedesco uscire dall’ultima sacca della difesa tedesca nel gennaio del 1943, è pronta a urlare, sputare e maledirlo per quello che ha fatto alla sua gente e, vedendo un ragazzo di 19 anni, terrorizzato, affamato e solo, si ferma e dice: “Ok, ecco allora”, e gli porge un pezzo di pane. Niente nel libro è più significativo di quel momento. Questo è qualcosa di fin troppo raro oggi in Canada e ovunque. Penso che, nel complesso, siamo diventati una terra di capri espiatori, offrendo accuse credendo di essere una società woke. I comitati culturali si basano sui pregiudizi e sulla paura. Ho visto abbastanza comitati artistici per saperlo. Orwell disse che dobbiamo resistere alla prigione dell’autocensura.

 

Questo disegno di legge fa molto per costruire una simile prigione. Anche “Il primo cerchio” di Aleksandr Solgenitsin è stato contrabbandato fuori dal blocco sovietico. Una delle sue scene grandiose è un romanziere, uno dei preferiti di Stalin, seduto a scrivere un romanzo che dice a se stesso: “Ora scriverò la verità”, ma sentendo nella sua mente gli occhi di Stalin su di sé, decide che non può e dice: “Il prossimo romanzo sarà quello vero”. In Germania, ogni radio era gestita da Joseph Goebbels e fu la completa manipolazione ideologica in nome della purezza nazionale. Alcuni di coloro che si sono così “evoluti” nel nuovo Canada hanno strappato via libri e fatto a pezzi molti scrittori che ho ammirato. Siamo tornati all’epoca di Cicerone senza nemmeno saperlo. E’ stato Cristo in realtà a insegnarci che il capro espiatorio era una grande menzogna e ci ha supplicato con la sua morte di non tornare mai più a quello stato. Stalin, ancora una volta, ci guarderà alle spalle quando scriveremo. Abbiamo fatto tanta strada da Cicerone.