Zizek al Frankfurter Buchmesse 2018 (Ansa)

un foglio internazionale

Liberal senza più ironia

“Non è orribile, l’idea che il destino della nostra democrazia o dello spazio pubblico dipenda da un uomo ricco che compra una certa azienda?”. La cancel culture, Elon Musk, il marxismo di Hollywood. E gli studenti che non devono temere il dibattito. Il dialogo tra Rory Sutherland e Slavoj Zižek

Slavoj Žižek è un filosofo sloveno, e nell’edizione natalizia dello Spectator ha avuto una lunga conversazione con il pubblicitario e commentatore Rory Sutherland su molti argomenti: l’identity politics, Elon Musk, Hollywood, la libertà di espressione e molto di più. Uno dei primi argomenti di discussione è l’ideologia, descritta in passato da Žižek come “un limite alla nostra abilità umana di pensare in modo chiaro e libero”. 

  

Slavoj Žižek: “Centinaia di milioni di persone possono morire per un’ideologia. Io non ho ideologie. Per infastidire le persone, mi autodescrivo come un ‘conservatore comunista’. Ma sono molto filo ucraino. Temo il movimento neo patriarcale trumpiano. Se vince, prevarrà un’asse globale antifemminista e antimodernista. Dobbiamo proteggere l’eredità moderna e liberale dell’Europa occidentale. Oggi tutti odiano l’Europa: Trump la odia, Putin la odia, la Cina la odia. Credo ci sia qualcosa di unico nella libertà europea. Anche le critiche contro l’Europa, che siano marxiste o di qualunque altro tipo, sono radicate in questa stessa eredità. La tradizione europea è l’unica a contenere elementi di auto critica. Sono stanco di questa tendenza anti eurocentrica. Quando i talebani sono saliti al potere in Afghanistan, hanno stretto un patto brutale con la Cina. Questo è il nuovo ordine che Putin celebra. Tuttavia, al momento gli Stati Uniti si trovano sull’orlo di una sorta di guerra civile. Per me, essere conservatore è qualcosa di nobile. Chiamare gente come Trump e Putin ‘conservatori’ è un insulto per l’intera categoria. L’unica vera ideologia in cui vale la pena vivere è la tradizione europea”. 

Rory Sutherland: “Non crede sia strano che, con il fatto che istruiamo sempre più persone, l’ideologia sembra nascere nelle università piuttosto che altrove? Gli studenti non ne escono da pensatori liberi, ma ancor più legati a un’ideologia universale attraverso cui vedono il mondo”. 

SZ: “Devono imparare a fare delle domande migliori (…) Gli studenti non devono temere il dibattito. Ciò che è successo a Helen Joyce a Cambridge è una follia: al termine della sua lezione, hanno creato un ‘safe space’ (spazio sicuro, ndt) per chi è rimasto troppo traumatizzato. Le università non sono ‘safe spaces’; dovrebbe essere consentito mettere tutto in discussione. Altrimenti, ci ritroveremo con i conservatori che dicono che ogni forma di sessualità è una minaccia alla civiltà e, dall’altra parte, i tipi woke che deridono ogni domanda come una manifestazione di neo-fascismo”. 
Žižek dice di essere interamente a favore dei diritti Lgbt+, ma allo stesso tempo è “completamente irrazionale proibire il dibattito sui ruoli rispettivi di biologia, società e sesso”. Gli ideologi Lgbt+ credono che l’individuo sia “trasparente, e sappia ciò che lui o lei vuole essere”, ma la lezione di Freud “è che noi non sappiamo cosa vogliamo essere. La nostra personalità e la nostra identità sessuale sono completamente inconsistenti e contraddittorie”. 

Žižek e Sutherland passano all’argomento successivo – il cinema, e l’ideologia dominante del mondo di Hollywood – e cominciano dal film satirico “Morto Stalin, se ne fa un altro”. Žižek ama la sua ironia tagliente e corrosiva. “La gente mi accusa di fare battute sui gulag e su Auschwitz, ma questi eventi non puoi trattarli in modo realistico perché l’orrore è cosi grande. La commedia è l’unico approccio possibile… i miei tanti amici neri negli Stati Uniti mi accettano come amico proprio perché faccio delle battute cattive in loro presenza. Questo indica una grande vicinanza; significa che siamo così amici che nemmeno le battutacce possono rovinare il nostro rapporto. Questo è ciò che la sinistra ha perso. Il 6 gennaio, i miei amici di sinistra piangevano. Mi dicevano che era stupendo, la gente che penetrava i luoghi del potere. Ma aggiungevamo: ‘Lo avremmo dovuto fare noi, non la destra’. La destra si è presa le posizioni anti establishment, ha conquistato l’ironia e le battute proibite, e la sinistra si è rinchiusa in una moralità purista e fanatica”. 

E questa tendenza si traduce anche nella produzione cinematografica. 

SZ: “‘Avatar’ è il peggior esempio del marxismo di Hollywood. Sai qual è la mia lettura di ‘Titanic’? Ci sono due elementi cruciali. Primo, quando Leonardo DiCaprio si barcamena nell’acqua gelida alla fine. Hai notato quello che fa Kate Winslet? Dice ‘non ti lascerò mai andare’, e a quel punto si divincola. Poi quando dicono di amarsi, e che domani sarà felice, l’iceberg colpisce la nave. La mia lettura è che la natura sa meglio di loro che, se fossero stati insieme, avrebbe fatto sesso due o tre settimane e poi – haha – subentra la realtà. Anche se non credo che James Cameron intendesse questo”. 

RS: “Lei si sente poco a suo agio, come me, con l’assunzione che il futurismo vada di pari passo con una crescente urbanizzazione? Negli ultimi anni abbiamo assistito a un processo di agglomerazione – c’è stata un’iperconcentrazione di persone in cinque o sei megalopoli – ma questo non ha coinciso con un miglioramento negli indici di felicità”. 

SZ: “L’aristocrazia internazionale ama le grandi città come Londra perché sono internazionali e non più britanniche. Ma molte di queste città sono orribili”. 
Žižek dice che i luoghi turistici sono ciò che più detesta; “se vuoi vedere un quadro famoso hai bisogno di libri e spiegazioni. Quando vado al British Museum con qualcuno, o alla National Gallery, mi reco solamente in due luoghi: il bar e il negozio del museo. Li amo. E’ un bel modo di prendere in giro la cultura”. Il filosofo racconta un aneddoto: anni fa incontrò il regista Alexander Kluge, e gli chiese: “Quando eri con il filosofo Theodor Adorno, tu hai scoperto alcune sue passioni segrete?”. Lui rispose di no: era esattamente lo stesso, elitista. “Che peccato – scrive Žižek – è assolutamente cruciale mantenere un legame tra la cultura alta e bassa (…)”. 

RS: “Il fatto che ai comici non piaccia la cancel culture dovrebbe essere un campanello d’allarme. E’ ridicolo che il linguaggio dei comici venga sorvegliato dagli accademici”. 

SZ: “Per usare un linguaggio staliniano, quando gli altri sono feriti pensi di sapere meglio di loro ciò che va gli bene”.

RS: “Tuttavia, è ragionevole separare l’intenzione del movimento woke dalle sue peggiori manifestazioni. Alcune persone a destra si lamentano degli avvisi sui contenuti sensibili, che a me sembrano una cosa di buon senso. Se c’è una scena di un film che il 5 per cento della popolazione trova scomoda, non vedo nulla di male ad avvertirli. Non ho nulla contro le persone che preferiscono utilizzare certi pronomi, a patto che non pretendano lo stesso da tutti gli altri. Sembra un’attività innocua”.

SZ: “Penso alla fine dell’epoca comunista: certo, era piuttosto pericoloso fare ironia contro i potenti, ma ora apprendiamo da alcuni documenti che i comunisti non erano sempre stupidi. Anche loro capivano che era meglio consentire al popolo di fare battute piuttosto che costringerli alla protesta”. 

RS: “Crede che l’acquisizione di Twitter da parte di Elon Musk sia un fatto positivo per la libertà di espressione?”.  

SZ: “Ciò che mi ha colpito è che dopo avere comprato Twitter Musk ha detto – con il suo solito stile da megalomane – che il destino delle democrazie occidentali dipende da questo. Non è orribile, l’idea che il destino della nostra democrazia o dello spazio pubblico dipenda da un uomo ricco che compra una certa azienda? Il pericolo non è più il controllo da parte dello stato ma, potenzialmente peggio, da parte di un individuo”. 

RS: “Il grande errore di Twitter è stato cancellare Donald Trump, una decisione ‘poco trasparente’. Certo, aveva incitato l’odio e la violenza ma era pur sempre il rappresentante eletto di 333 milioni di persone. Al momento abbiamo dei grandi monopoli digitali che prendono decisioni basate su algoritmi, e che non devono alcuna spiegazione”. 

SZ: “Questo è l’orrore dei giorni nostri. I sistemi con un peso politico, sociale ed economico, ci vengono venduti come algoritmi automatici o appannaggio degli esperti. La mia idea è un social network che non limita lo spazio delle tue iniziative private, ma lo sostiene e lo mantiene aperto”. (Traduzione di Gregorio Sorgi)

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