Un Foglio internazionale
La società post Covid sarà meno populista ma più illiberale
Prima o poi la pandemia passerà e i problemi di ieri torneranno a dominare il dibattito pubblico
"La scorsa settimana i telespettatori di GB News (emittente inglese di destra, ndt) hanno trovato Nigel Farage collegato da una Belgrado innevata. Farage era lì per dare il suo sostegno alla famiglia Djokovic nell’ora più buia”, scrive il commentatore del Times David Aaronovitch. L’ex leader dello Ukip ha preso le difese del tennista serbo e ha duramente attaccato il governo australiano per il modo in cui lo ha trattato – una tesi popolare in Serbia, ma non altrove.
Ecco il paradosso: Farage critica un paese che viene generalmente visto come un modello dalla destra, per via della sua linea anti woke e, soprattutto, delle dure politiche contro i migranti. Il “più grande populista britannico”, sostiene Aaronovitch, si trova nella strana posizione di criticare la maggior parte degli australiani come degli “stupidi autoritari”. Questo caso particolare descrive quella che alcuni accademici di Cambridge hanno chiamato la “crisi del populismo”. Questa è la tesi: gli ultimi anni sono stati segnati dalla contrapposizione tra popolo ed élite, ma il Covid ha arrestato questo processo. Perché? La pandemia ha fatto rivalutare il ruolo degli esperti, e ha diminuito la polarizzazione politica, dato che tutta la popolazione si è trovata di fronte a una sfida comune.
Gli autori dello studio sostengono che in tempi di crisi il popolo torna a fidarsi delle autorità: medici, sindaci e scienziati. Fonti sicure. Non si può dire lo stesso di Farage e Fox News.
Questo dovrebbe tranquillizzare i moderati come Aaronovitch, eppure il giornalista sostiene che ci sono due grandi incognite che lo preoccupano – una è menzionata da Cambridge, l’altra no.
Gli autori dello studio descrivono “un’erosione del sostegno per i valori democratici”, e “l’affermazione di idee poco liberali”. La pandemia ha rafforzato la fiducia nello stato, ma anche aumentato la tolleranza nei confronti dei governi duri e illiberali. Dunque, il sostegno popolare nei confronti della democrazia non è più basato sull’adesione a idee liberali, ma piuttosto alla capacità del governo di contenere le crisi. Le cose si mettono male per Nigel Farage. Il suo populismo sta perdendo terreno e il suo atteggiamento ultra libertario, che si è manifestato nel caso Djokovic, è anche sotto attacco. Il secondo punto, sostiene Aaronovitch, dovrebbe preoccuparci. Prima o poi la pandemia passerà, e i problemi di ieri torneranno a dominare il dibattito pubblico: il mondo non diventerà meno interdipendente, e il cambiamento climatico resterà una grande sfida, così come lo sviluppo di nuove tecnologie. Lo stesso si può dire della crisi demografica e dei flussi migratori. “Speriamo di trovare una soluzione a questi problemi senza tornare alla polarizzazione e al populismo”, conclude Aaronovitch.
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