Un Foglio internazionale

Il 2022 o la fine del Covid

Presto diventerà una malattia come le altre. Le vittime saranno i più vecchi  o chi rifiuterà il vaccino per cattiva educazione sanitaria. Le previsioni dell’Economist

"Le pandemie non muoiono, si eclissano. E questo è ciò che probabilmente succederà al Covid-19 nel 2022”. Così inizia l’articolo di Edward Carr, vice direttore dell’Economist, nel supplemento The World Ahead, che prevede come cambierà il mondo nel 2022. “Vero, ci saranno delle impennate locali e stagionali, specialmente nei paesi che arrancano con le vaccinazioni. Gli epidemiologici dovranno anche tenere d’occhio le nuove varianti che potranno vanificare l’immunità fornitaci dal vaccino. Ciò nonostante, nei prossimi anni, mano mano che il Covid diventerà una malattia endemica come l’influenza o il raffreddore, la vita in gran parte del mondo probabilmente tornerà alla normalità, o almeno alla normalità post-pandemica. Questa prospettiva nasconde sia un successo sorprendente che un fallimento deprimente. Il successo sta nel fatto che un gran numero di persone sono state vaccinate e che per ogni livello di infezione, dai sintomi lievi alle terapie intensive, le nuove medicine riducono enormemente il rischio di morte. E’ molto facile darlo per scontato, ma la rapida creazione di così tanti vaccini e cure per una nuova malattia è un trionfo della scienza. 

 

Ci sono voluti vent’anni per passare dalla fase di sperimentazione all’ottenimento del primo brevetto per il vaccino contro la poliomielite in America. Alla fine del 2021, solo due anni dopo l’identificazione della Sars-Cov-2, il mondo sta producendo circa un miliardo e mezzo di vaccini ogni mese. Airfinity, un’azienda che raccoglie dati scientifici, prevede che entro la fine di giugno 2022 potrebbe essere state prodotte venticinque miliardi di dosi. In un summit lo scorso settembre il presidente americano Joe Biden ha posto come obiettivo la vaccinazione del settanta per cento della popolazione globale entro la fine dell’anno. La produzione di vaccini non sarà il problema. 

 

Tuttavia, i vaccini non offrono una protezione completa, specialmente tra gli anziani. Ma anche qui la scienza si è dimostrata all’altezza. Ad esempio, i sintomi iniziali possono essere curati con il molnupiravir, una pillola antivirale che nelle sperimentazioni ha ridotto le morti e le ospedalizzazioni della metà. I malati in condizioni gravi ricevono il desametasone e corticosteroide, che riducono il rischio di morte dal venti al trenta per cento. Per le fasi intermedie ci sono medicinali come remdesivir, e un cocktail di anticorpi fatto con il regeneron.

Pensate alla combinazione tra vaccini e medicinali come a una serie di muri, ognuno dei quali riduce la proporzione di attacchi virali che possono essere fatali. L’erezione di ogni nuovo muro diminuisce a sua volta la letalità del Covid. Tuttavia, a fianco di questo successo c’è un fallimento. La ragione ulteriore per cui il Covid recherà meno danni in futuro è che ne ha già fatti così tanti in passato. Un gran numero di persone sono state protette dalle varianti del Covid solo perché erano già stati infettati. E molti di più, in particolare nei paesi in via di sviluppo, saranno protetti dai vaccini e dai medicinali fino alla seconda parte del 2022. Questa immunità è stata acquisita a un costo terribile. L’Economist ha conteggiato le morti in eccesso durante la pandemia, ovvero la mortalità che eccede i livelli che ti aspetteresti in un anno normale. Il 22 ottobre abbiamo stimato un totale di 16,5 milioni di morti in tutto il mondo (con una forbice che va da 10,2 a 19,2 milioni), che è 3,3 volte maggiore rispetto al conteggio ufficiale. Una stima molto approssimativa, che si basa sul tasso di mortalità del Covid, indica che queste morti risultano da 1,5 a 3,6 miliardi di infezioni, da sei a quindici volte maggiori rispetto alle stime ufficiale. 


La combinazione tra infezione e vaccinazione spiega perché, ad esempio, in Gran Bretagna in autunno il 93 per cento degli adulti è protetto da anticorpi. Le persone possono infettarsi nuovamente, come dimostra l’esempio britannico, ma ogni esposizione al virus rende il sistema immunitario più in grado di espellere il virus. 

Questo, sommato alle nuove cure e al fatto che un maggior numero di giovani vengono infettati, spiega perché l’indice di mortalità in Gran Bretagna è solamente un decimo rispetto all’inizio del 2021. Altri paesi seguiranno questa stessa strada nel percorso verso l’endemicità. Tutto questo potrebbe essere compromesso da una pericolosa nuova mutazione. Il virus si sta evolvendo costantemente e più circola maggiori sono le possibilità che emerga una variante più contagiosa. Tuttavia, anche se le varianti Omicron e Rho colpiranno, non è detto che siano più mortali della Delta. Inoltre, i trattamenti già esistenti potrebbero rimanere efficaci, e i vaccini possono essere rapidamente modificati per combattere le mutazioni del virus.

Le vittime del Covid saranno sempre di più i vecchi o coloro affetti da patologie pregresse, i non vaccinati o chi non si può permettere i vaccini. A volte le persone resteranno vulnerabili perché si rifiutano di fare il vaccino, un fallimento di educazione sanitaria.

Ma le dosi vengono anche ammassate dai paesi ricchi, ed è duro somministrare il siero nei luoghi poveri e remoti. L’economia verrà danneggiata e le vite verranno perse – tutto per la mancanza di un’iniezione sicura che costa solamente un paio di dollari. Il Covid non è ancora finito. Ma nel 2023 non sarà più una malattia letale per gran parte delle persone nel mondo sviluppato. Sarà un pericolo mortale per miliardi di persone nei paesi poveri. Ma purtroppo lo stesso si può dire di molte patologie. Il Covid sta per diventare una malattia come tante altre”.

 

(Traduzione di Gregorio Sorgi)

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