Un attivista lgbt davanti alla Corte suprema a Washington (foto Ansa)

un foglio internazionale

Il trionfo dei liberal

Ross Douthat spiega che questa è l’America che i progressisti sognavano e a cui lavoravano. Lamentarsi è ridicolo e non serve a niente

Una nube incombe sui liberal americani mentre i negoziati sulla legge finanziaria e il decreto sulle infrastrutture proseguono. C’è la sensazione che qualora venisse trovato un accordo (e penso che succederà) sarà l’ultimo sussulto per la politica progressista, un ultimo e disperato passo in avanti prima che la svolta a destra del sistema americano restaurerà il potere repubblicano, oppure creerà una nuova crisi costituzionale”. Così inizia il commento di Ross Douthat sul New York Times.

   

“Con il mio articolo dello scorso weekend, in cui ho spiegato come Joe Biden potrebbe perdere contro Trump nel 2024, ho contribuito ad alimentare questo senso di sfiducia. Ma ora sono qui per tirare su di morale i liberal, e quindi gli chiedo di fare un passo indietro, guardare a un quadro più ampio e riconoscere le loro conquiste. Da questo punto di vista, il pacchetto legislativo da vari trilioni di dollari che i democratici intendono varare è il culmine di un processo lungo circa vent’anni in cui la politica e la cultura americana hanno virato decisamente a sinistra – seguendo le riforme che i liberal del 2003 avrebbero voluto – mentre quella che un tempo appariva un’ideologia solida di centrodestra è stata sconfitta.

  

Visto che diamo per scontate queste batoste, vale la pena elencarle. I liberal del 2003 affrontavano, innanzitutto, l’ideologia intervenzionista di George W. Bush, che molti si aspettavano avrebbe dominato i dibattiti in politica estera per una generazione, con i democratici che si sarebbero adattati alla corrente anziché opporre resistenza. 

  

Cinque anni dopo i democratici avrebbero nominato come proprio candidato un avversario della guerra in Iraq di nome Barack Hussein Obama che avrebbe vinto nettamente. Nel 2016 il bushismo sarebbe stato essenzialmente ripudiato dal Partito repubblicano di Donald Trump. Oggi le ultime vestigia di quella politica dei falchi dei primi anni Duemila sopravvivono nell’opposizione dell’establishment al ritiro di Biden dall’Afghanistan, ma essere colombe spesso comporta un guadagno politico. La visione post 11 settembre di un GOP che sfida un Partito democratico debole sulla guerra al terrore è stata ormai archiviata. Lo stesso è successo alla visione bushiana di un GOP che si rivolge ai valori degli elettori, e in particolare a quelli dei cristiani praticanti, che sfida il secolarismo, la liberazione sessuale e i matrimoni tra persone dello stesso sesso.

  

La cosiddetta ‘Jesusland’ a cui si rivolgevano i meme dei liberal dopo le elezioni del 2004 si è rimpicciolita negli anni successivi, e i valori liberal si sono affermati in vari campi. Un mondo dove i repubblicani si presentavano alle elezioni promettendo di fare restare il matrimonio un’istituzione eterosessuale ha ceduto il passo a un mondo in cui i giudici della Corte suprema nominati dai repubblicani garantiscono i diritti dei transessuali e circa un sesto degli americani della generazione Z si auto identificano come non eterosessuali (anche se viene da pensare che alcuni di loro continuino a praticare l’eterosessualità).

  

Infine il progressismo ha trionfato sull’ideologia conservatrice anche per quanto riguarda il ridimensionamento dello stato sociale. Queste idee si manifestarono nella spinta di Bush per privatizzare la sicurezza sociale e, in modo più deciso, nel panico del Tea Party per il deficit e nei grandi programmi di Paul Ryan sul Medicare e sulla riforma del Medicaid.

Nel 2003 questa ideologia liberista era abbastanza potente da costringere i democratici a rinunciare all’espansione dell’assicurazione sanitaria. Nel 2011 quell’espansione c’è stata ma sembrava che potesse essere facilmente invertita, tanto che Obama era ufficialmente impegnato a osservare alcune forme di riduzione del debito caldeggiate dalla destra del Tea Party. Ma da allora abbiamo avuto un’amministrazione repubblicana che non è riuscita ad abolire l’Obamacare e ha abbandonato la riforma del sistema di sicurezza sociale, un esperimento senza precedenti di spesa sociale per traghettare il paese durante la pandemia e un’ulteriore impennata della spesa pubblica con Biden. Joe Manchin, il senatore democratico più di destra sui temi fiscali, oggi è alla sinistra dell’Obama di dieci anni fa. Quindi non una ma tre ideologie di centrodestra – il neoconservatorismo battagliero, il conservatorismo religioso, il liberismo in stile Tea Party – si sono arrese all’avanzata del progressismo. Nel frattempo, il paese è più multirazziale, l’erba è legale o semi legale in alcuni stati, i tassi di carcerazione sono calati, e le idee che un tempo appartenevano a una frangia di sinistra oggi sono diventate mainstream nei media e nelle grandi università. Per queste ragioni, ma non solo, l’America del 2021 è il paese in cui i liberal dell’era Bush sognavano di vivere: più liberal e permissivo sotto vari punti di vista, meno religioso e meno eteronormativo, meno bianco e meno dominato dagli uomini. 

Certo, gli esseri umani si adattano alle nuove circostanze e quindi non biasimo i liberal che non vogliono restare seduti ad auto congratularsi. Le vittorie che ho descritto rendono ancora più fastidioso il fatto che i repubblicani ancora facciano leva sui vantaggi garantitigli dal collegio elettorale e dal Senato per pretendere una fetta di potere che non si meritano. Ed è ancora più spaventoso pensare che tutte queste conquiste potrebbero essere minacciate da una potenziale rivolta trumpiana o da una crisi costituzionale. Ed è ancora più avvilente pensare che altri grandi obiettivi progressisti – dall’uguaglianza razziale al cambiamento climatico –  sembrano ancora fuori portata. Dall’altra parte, forse – ma solamente forse – il senso di declinismo americano, e persino catastrofismo, provato da alcuni liberal al giorno d’oggi è un segno che la loro visione di una società sempre più individualista sotto la tutela di uno stato sociale in via di espansione, porta a un futuro molto più oscuro di ciò che credevano… Ma no – ora mi sto allontanando dal mio scopo ufficiale, che è quello di sollevare gli spiriti dei liberal. Avete l’America che volevate. Sfruttatela al meglio”. (Traduzione di Gregorio Sorgi)

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