Un Foglio Internazionale

Lale Gül, la giovane romanziera turco-olandese che irride Erdogan

La nuova star della letteratura olandese è costretta a vivere nascosta. Il settimanale Le Point ha potuto incontrarla ad Amsterdam 

Ogni lunedì, segnalazioni dalla stampa estera con punti di vista che nessun altro vi farà leggere, a cura di Giulio Meotti


 

Sono le due del mattino e l’appartamento è l’unico con la luce accesa in questa schiera di immobili di Kolenkit, quartiere a ovest di Amsterdam. All’interno, c’è agitazione. Le grida rimbombano a tal punto da svegliare il vicinato. Il rumore giunge dalla casa dei Gül. In salotto, una ventina di persone affrontano la figlia più grande. “Sei pazza! Se te ne vai, è ancora peggio, pensa a noi. Al disonore che getti sulla nostra famiglia”. Ma Lale ha preso la sua decisione. Infila le sue cose in uno zaino e passa davanti a sua madre, che sviene nel momento in cui varca la soglia. Dai piani dell’immobile, piovono insulti. La giovane sparisce nella notte, seguita soltanto dal suo fratello più grande, preoccupato di sapere dove potrà dormire.

 

Nel suo telefono, sono stati aggiunti due numeri. Quello di un professore del suo ex liceo e il telefono personale della sindaca di Amsterdam. Chiama il secondo numero. Femke Halsema ascolta Lale Gül mentre le espone la sua situazione. Le assicura il suo sostegno e le dice che potrà alloggiare in un appartamento del comune, ma non prima del giorno successivo. Lale può respirare. Finirà sul divano del salotto del suo ex insegnante. A 23 anni, comincia una nuova vita, lontano dalla sua famiglia e dal suo quartiere. Da quella notte del marzo scorso, la giovane ragazza non li ha più rivisti. Due mesi dopo, è sulle rive del canale dei Signori (Herengracht), uno dei più chic della città, che ci accoglie. Lale Gül sorseggia un caffè sotto casa dell’editore.

 

La figlia di Kolenkit è diventata una celebrità. Dall’uscita del suo libro, “Ik ga leven” è in cima alle vendite nei Paesi Bassi (130 mila copie vendute). Il suo volto appare in tutte le librerie, le trasmissioni televisive se la contendono e i magazine di moda la pregano di posare per loro. Una vita trepidante che però ha un prezzo. La fuggitiva vive in un luogo segreto, si sposta soltanto in taxi. “Non esco più per strada, o se lo faccio è coprendomi con un cappuccio e una mascherina”, conferma. Perché la notte in cui se ne è andata, non ha soltanto rotto i rapporti con la sua famiglia, ma anche con la sua comunità, gli olandesi di origine turca. Da allora, vive come una paria. Sui social network, riceve centinaia di insulti ogni giorno, alcuni inoffensivi, altri più seri, perché provengono da membri appartenenti ai Lupi grigi, un’organizzazione paramilitare turca che imperversa fino al cuore dell’Europa occidentale. Almeno due uomini sono stati arrestati perché progettavano azioni violente contro di lei, secondo la polizia. Tutto a causa del suo libro.

 

Lale Gül vi racconta la vita di Büsra, il suo alter ago, una giovane olandese di origine turca che si ribella al velo, alla scuola coranica e – insulto estremo – definisce il presidente turco Erdogan un “ritardato”. “Il mio libro non è tradotto in turco e rifiuto le interviste con i media locali per non nuocere alla mia famiglia in Turchia”, spiega l’autrice. “I miei genitori non l’hanno letto perché non sanno leggere l’olandese. E’ il rumore che lo accompagna che li scandalizza. Alla vigilia della mia fuga, Geert Wilders, il leader di estrema destra, ha detto che ero la prova vivente che gli immigrati non vogliono integrarsi. Ciò ha scatenato il litigio con la mia famiglia. Bisogna sapere che, per loro, come per tutti i turchi qui, Wilders è l’equivalente di Hitler” (…). Femke Halsema ha mantenuto la sua promessa e ha sistemato Lale, in segreto, in una residenza sorvegliata. “E’ una ragazza coraggiosa, è un motivo d’orgoglio per Amsterdam”, dice la sindaca (…). “Non faccio politica, sono una scrittrice. O comunque è ciò che dicono di me ora”, afferma Lale Gül. “Non sostengo Wilders, la sua volontà di rispedire i figli di immigrati nel loro paese d’origine non ha alcun senso. Ma solleva un problema reale con la comunità turca olandese. Una parte di essa vive isolata, parla male o non parla per niente la lingua e opprime le donne e le ragazze. Io voglio essere un’olandese come le altre, sono nata in un reparto di maternità di Amsterdam! Amo l’Olanda, la sua cultura, la sua tolleranza, così come la franchezza e la semplicità dei miei compatrioti”.

 

(Traduzione di Mauro Zanon)

 

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