Driant Zeneli (foto di Atdhe Mulla) 

fauna d'arte

"Cresciuto tra l'utopia e la distopia, non faccio altro che reinventarmi favole". Parla Driant Zeneli

Francesco Stocchi e Gabriele Sassone

"I miei lavori nascono come un viaggio di cui non conosco la fine". L'Albania del 1983, la musica barocca e "The final countdown", la storia come una fiaba. "Ho scelto di fare l'artista perché non andavo bene nelle altre materie"

Fauna d'arte è una ricognizione intergenerazionale sugli artisti attivi in Italia. Ci facciamo guidare nei loro studi per conoscere dalla loro voce le opere e i modi di lavorare e per capire i loro sguardi sull’attualità. Il titolo si ispira a una sezione di Weekend Postmoderno (1990), il romanzo critico con cui Pier Vittorio Tondelli ha documentato un decennio di cultura e società italiana. A differenza del giornalismo e della saggistica di settore, grazie a “Fauna d’arte”, Tondelli proponeva uno sguardo sull’arte contemporanea accessibile e aperto, interessato a raccontare non solo le opere ma anche le persone, il loro modo di vivere dentro l’arte.

    

Oggi questo approccio ci permette ancora di parlare degli artisti, ma in futuro anche delle altre figure professionali come critici e curatori, galleristi e collezionisti, con lo scopo di restituire la complessità di un sistema attraverso frammenti di realtà individuali.


 

Nome: Driant Zeneli

Luogo e data di nascita: 1983, Shkoder, Albania

Galleria di riferimento e contatti social: Giorgio Persano, Torino | Facebook

 

L'intervista

Intervista realizzata in collaborazione con Giulia Bianchi

 

Quali sono i tuoi riferimenti artistici e teorici?

La mia famiglia. Altrimenti come sopravvivere sul pianeta Terra senza perdere mai la voglia di scoprirlo?

 

Che cos’è per te lo studio d’artista?

A essere sincero non ho mai avuto uno studio, perciò è difficile descriverlo. Me lo immagino come un luogo nel quale annoiarmi e quindi scappare ogni tanto. Poi però immagino anche di inciampare sui gradini e di cadere, cosicché alla fine decido di restarci.

Quasi tutti i miei lavori nascono come un viaggio di cui non conosco la fine. Eppure so da cosa sono attratto. Perciò dentro a ogni progetto c’è un luogo diverso, uno studio nuovo che impone numerose sfide da affrontare.

 

   

Com’è organizzata la tua giornata di lavoro?

Cerco di fare le stesse cose, sebbene sia impossibile perché le giornate non sono mai identiche. Ogni mattina preparo con calma il caffe turco e la sera ascolto musica barocca, in particolare i controtenori.

 

Perché il sogno ha tanta importanza nella tua ricerca?

Sono nato in Albania nel 1983, in pieno regime comunista, e il mio ricordo di quel periodo è contenuto nelle immagini e nelle voci dei miei genitori; dicevano che un giorno anche noi saremmo stati parte dell’Europa. Alle 07:00 mi svegliavo per andare a scuola con la musica. Mia madre spesso metteva The Final Countdown degli Europe. Da allora sono passati più di trent’anni, la canzone è rimasta nella storia, la band si è sciolta e poi riunita, e io aspetto ancora di diventare parte dell’Europa. Quindi, spesso mi chiedo se sono interessato a sognare una visione o a visionare un sogno. Mi attirano le persone che cercano di superare i loro limiti, che convivono in armonia e in conflitto con la forza di gravità.

  

A che cosa stai lavorando?

Sono cresciuto tra l’utopia e la distopia. Non faccio altro che reinventarmi favole.

Ora sto preparando una mostra personale presso Kora Contemporary Art Center, a Castrignano De’ Greci, risultato di una residenza chiamata Borghi, curata da Claudio Zecchi. In quell’occasione presenterò due nuove opere: The Leaf , il primo capitolo della nuova trilogia The Valley of the Uncanny Lovers, il film è stato realizzato al Block 61 di Belgrado; la video installazione a due canali racconta la storia di una foglia innamorata di un fiore che in seguito si rivela una batteria al litio.

 

Inoltre sto realizzando Short Fairy Tails for Adults. Questo progetto di favole per adulti nasce a Trento, in occasione di un’altra residenza, Tiring House, con uno studio di psicoanalisti lacaniani denominato Jonas. Ho iniziato a fare delle sedute il cui obiettivo è costruire delle favole con protagonisti degli animali robot. Per la mostra da Kora ho collaborato con Mimmo Pesare, professore associato di Psicopedagogia del linguaggio all’Università del Salento, che dirige il Centro di Ricerca Dipartimentale “Laboratorio di Studi Lacaniani”. Per l’occasione, grazie all’aiuto di un gruppo di artigiani, stiamo realizzando a Gallipoli delle sculture cinetiche in cartapesta.

 

In quale modo ti rapporti alla Storia?

È fondamentale. Siamo fatti e disfatti da essa. La storia è come un grande regno rappresentato nelle fiabe: una parte costruita dalla documentazione e dall’archiviazione, una parte dalla nostra immaginazione.

 

Oggi qual è la funzione dell’arte?

Dato che la realtà è sempre meno reale e la politica sempre più vulnerabile e ipocrita, non ci rimane che raccontare delle favole per cercare di salvare la meravigliosa biodiversità del pianeta.

 

Con quali criteri scegli il linguaggio espressivo per realizzare un’opera?

La casualità è un elemento fondamentale nell’atto creativo. Credo molto nell’arte come processo collettivo, mi viene naturale invitare e coinvolgere una o più persone per co-creare un’opera: da mio padre in When I grow Up I want ot be un Artsit (2007) per arrivare ai bambini di Prishtina in No whise fish would escape without flying (2019) fino all’ultimo Short Fairy Tail for Adultus (2022-2023).

 

Quando hai capito di essere un artista?

Quando mia madre ha chiesto a mio padre di iscrivermi alla scuola d’arte perché non andavo bene nelle altre materie.

  

Le opere

 

Nel 2018, un’amica di famiglia, l’artista Merita Selimi, mi ha contattato dicendomi che aveva trovato nel suo archivio un mio disegno che le avevo regalato quando avevo solo 6 anni. Per me è stato importante quel momento perché ho ripreso a disegnare dopo 14 anni che avevo smesso.

  

Senza Titolo, 1989

Disegno a matita, 20x30

Courtesy l'artista

    

La storia di una foglia che vive su un albero circondato da montagne di cemento. Un giorno s’innamora in modo platonico di un fiore che vive per terra e, per incontrarlo, fa di tutto. Dopo molti tentativi, grazie al vento, la foglia riesce a cadere dall'albero e ad avvicinarsi all'amore tanto ricercato. Quando raggiunge il terreno, la foglia si rende conto che non era un fiore, ma una batteria al litio senza vita.

The valley of the uncanny lovers, 2023

4K Installazione video a due canali, 07'12''

Prodotto da KCB Belgrado e Ministero della Cultura Albanese

Courtesy Giorgio Persano Gallery, Torino

  

Mi piaceva immaginare lo spazio di ViaFarini come un luogo in cui giocare con la gravità. Così l’ho trasformato in una palestra per parkour o per chiunque voleva fare un esercizio simile. Lavorare per la prima volta con i droni e il parkour è stata un’esperienza importante che in seguito mi ha portato a lavorare con gli animali-robot.

 

 

Unlikely collisions, 2014

Durational Performance

Veduta della mostra personale presso ViaFarini, Milano

A cura di Simone Frangi e Gabriele Sassone

Foto di Davide Tremolada

Courtesy l’Artista

  
 

La considero la mia prima opera. Da qui ha inizio il viaggio che ancora non so dove mi porterà.

   

 

When I grow up I want to be an artist, 2007

Video, 21’55”

Courtesy, AGI Verona

  

Forse il cosmo non è così straordinario. Questa è la frase scritta sul disegno, il cui titolo è preso da un libro di fantascienza albanese del 1983. La frase è diventata anche il titolo dell’opera che ho presentato per la prima volta alla Biennale di Venezia nel Padiglione Albanese del 2019.

   

  

Towards eridan’s epsilon, 2018-2474

Disegni colorati su carta, 17×25 cm, penna sfera inchiostro gel (con cornice 23×32 cm)

Collezione Privata, Tirana

  

Prima opera della Trilogia The Animals. Once upon a time…in a present time. Opera creata in collaborazione con i bambini della fondazione Bonevet Prishtina.

No wise fish would escape without flying, 2019

HD Video, 07’10”

Courtesy, National Gallery of Prishtina, Republic of Kosovo

   

Come possiamo trasformare uno spazio museale in uno spazio vivo di idee ed azioni performative, fino a costruzioni di favole ed animali robot con la plastica riciclata utilizzando le tecnica del craft.

 

 

The Alternative Atelier, 2022

Laborator for children, during the 100 days of Manifesta 14, Prishtina 2022

Foto Eni Zeneli.

  

Questo film è l’ultimo capitolo della terza trilogia, The Animals. Once upon a time…in a present time.
Un’opera importante perché conclude il ciclo delle tre trilogie. La prima When Dreams Becomes Necessity (2009 – 2014), la seconda Beneath a surface there’s just another surface (2017 – 2019).

The firefly keeps falling and the snake keeps growing, 2022

Film, 11’46” 

Commissionato da Manifesta 14, Prishtina, prodotto da Fondazione In Between Art Film

Courtesty Fondazione In Between Art Film

   

Quest’opera, che fa parte della trilogia Beneath a surface there’s just another surface, è dedicata a tutti coloro che ancora credono nei sogni quando non sono incubi. In particolare ai protagonisti di quest’opera, Bujar e Flora, padre e figlia.

And then I found some meteorites in my room, 2018

Installazione video a 3 canali, 22’00”

Live streaming della ISS e performance sonora di DJ Sulejmani.

Veduta installazione della personale alla Galleria Nazional di Scopje, Nord Macedonia,

a cura di Ana Frangovska

Courtesy Bazament, Tirana

  

Quest’opera è l’inizio di un nuovo viaggio che mi sta portando a scoprire nuovi mondi.
Nathalie Stutzmann & Philippe Jaroussky - Handel duet "Son nata a lagrimar"

 

 

Short fairy tales for adults, 2022 – 2023

Primo capitolo: La lumaca e lo struzzo

disegni colorati su carta, 50×35 cm, penna inchiostro gel sfera

Courtesy Giorgio Persano Gallery, Torino

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