fauna d'arte

"Vivere il processo è quello che conta". L'arte sociale del collettivo Wurmkos

Francesco Stocchi e Gabriele Sassone

"Wurmkos crea luoghi pubblici, pensati per essere abitati e vissuti. Spazi autogestiti e politici, dove si attua una partecipazione democratica anche al processo creativo". Il tema della cura dell’ambiente e della “cura dei luoghi di cura”

 

Fauna d'arte è una ricognizione intergenerazionale sugli artisti attivi in Italia. Ci facciamo guidare nei loro studi per conoscere dalla loro voce le opere e i modi di lavorare e per capire i loro sguardi sull’attualità. Il titolo si ispira a una sezione di Weekend Postmoderno (1990), il romanzo critico con cui Pier Vittorio Tondelli ha documentato un decennio di cultura e società italiana. A differenza del giornalismo e della saggistica di settore, grazie a “Fauna d’arte”, Tondelli proponeva uno sguardo sull’arte contemporanea accessibile e aperto, interessato a raccontare non solo le opere ma anche le persone, il loro modo di vivere dentro l’arte. 

Oggi questo approccio ci permette ancora di parlare degli artisti, ma in futuro anche delle altre figure professionali come critici e curatori, galleristi e collezionisti, con lo scopo di restituire la complessità di un sistema attraverso frammenti di realtà individuali.


 

Nome: Wurmkos

Luogo e data di nascita: Sesto San Giovanni, 1987

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L'intervista

In che modo è nato il collettivo?

Negli anni ’80 lavoravo come Pasquale Campanella ed ero a contratto con diverse gallerie: FacSimile e Bordone a Milano, Totem il Canale a Venezia. Nel lavoro in studio avvertivo un’insoddisfazione legata alla dimensione creativa e solitaria perché sentivo il bisogno di sondare il senso politico dell’essere artista in una sfera pubblica. Il 1987 è stato un anno significativo perché mi ha permesso di avviare il laboratorio di Wurmkos insieme alle persone con disagio psichico di Cooperativa Lotta Contro l’Emarginazione di Sesto San Giovanni, nata grazie alla legge 180 di Franco Basaglia. Se da una parte ho ritrovato un senso politico nel lavoro artistico, dall’altra è stato un percorso difficile, dovuto alla resistenza del sistema ad accettare il confronto al di fuori dell’Outsider art e dall’arte terapia perché l’approccio di Wurmkos è sempre stato quello di entrare a pieno titolo nell’arte contemporanea.

   

Come sono organizzate le vostre giornate di lavoro?

Il gruppo è composto da 28 persone e in questo momento stanno collaborando gli artisti Francesco Bertelé e Francesca Marconi. Lavoriamo il mercoledì e il giovedì pomeriggio in due gruppi separati e abbiamo anche momenti di lavoro in comune. Le nostre giornate di lavoro non seguono un iter organizzativo e programmatico ma si sviluppano a seconda delle necessità delle persone. Wurmkos è sempre stato un gruppo fluido e aperto, un laboratorio privo di metodo dato a priori che si pone non tanto come atelier per la produzione di opere singole, ma come spazio relazionale. Vivere il processo è quello che conta, un lavoro strettamente connesso con il proprio flusso vitale e con quello degli altri, un dialogo di individualità differenti che si incontrano, dove tutto è assolutamente possibile, e da cui nascono e si sviluppano visioni e progetti.

  

Che cos’è per voi lo studio d’artista?

Il laboratorio non lo viviamo come uno studio d’artista ma come un luogo d’incontro. Luogo di riferimento anche per le persone del quartiere ma non solo, è un crocevia in cui discutere sia con gli addetti ai lavori sia con le persone che si occupano di lavoro sociale: antropologi, sociologi, operatori culturali, ecc. Quindi è prima di tutto un luogo di ricerca che sviluppa progettualità in tempi di lavoro lunghi.

 

   

Quale funzione ha l’arte nel mondo di oggi?

Vediamo nella committenza civica un cambio di prospettiva, cioè una progettualità che non ha come scopo la necessità primaria di creare un’opera ma è la risposta a un bisogno. Tutto questo crea un’inversione, un ribaltamento che pone l’etica come una condizione per far affiorare nello spazio condiviso la storia, la memoria, le contraddizioni e i conflitti di una comunità.

  

A quali riferimenti vi ispirate?

Abbiamo diversi riferimenti sia in ambito artistico sia in ambito teorico, sono importanti per noi figure come Antonin Artaud, Franco Basaglia, Gilles Deleuze, l’antropologo Tim Ingold e nel mondo dell’arte il movimento Fluxus e Piero Gilardi, soprattutto per il lavoro svolto in ambito sociale.

 

Qual è la vostra concezione di arte sociale?

È la nostra voglia di misurarci anche con quello che avviene fuori dalla cornice dell’arte, nella creazione di spazi o di luoghi, in cui i processi di esperienza prendono corpo e interrogano le persone, per metterli subito in azione. I luoghi che Wurmkos costruisce, coinvolgono chi li attraversa in modo diretto, sollecitandoli ad agire all’interno di un contesto che nasce da un processo di interazione tra gli elementi che noi creiamo e le tante possibilità che le persone ampliano con altre forme, anche non previste
dal progetto. Sono luoghi pubblici, quelli che Wurmkos crea, perché pensati per essere abitati e vissuti. Sono pubblici e partecipati, non tanto perché realizzati a volte in uno spazio pubblico, sia esso un museo o una piazza, ma soprattutto perché si confrontano con lo spazio sociale, coinvolgendo differenti comunità. In sintesi è la creazione di uno spazio autogestito e politico, dove si attua una partecipazione democratica anche al processo creativo.

  

Come interpretate il concetto di “cura dell’ambiente”?

Il tema della cura dell’ambiente e nello specifico la “cura dei luoghi di cura” è stata per Wurmkos un’ulteriore ricerca. L’interesse e l’attenzione del gruppo rispetto ai luoghi di cura, nasce dalla riflessione che vede l’ambiente non più separato dagli individui, ma concepito come un luogo che accoglie, sempre più domestico e meno impersonale e distante. La cura del proprio ambiente vitale pone questioni di ordine generale che coinvolgono anche l’idea della bellezza come elemento di giustizia sociale, in un rapporto di scambio continuo tra il luogo e la persona.

 

A che cosa state lavorando?

Attualmente stiamo lavorando al progetto Andare con le radici che prende forma a partire dalla primavera del 2020, interpretando il laboratorio come ambiente, come un territorio plurale. Abbiamo portato in mostra dal 9 giugno al PAV, Parco d’Arte Vivente di Torino, parte di questo progetto concependo gli spazi del museo come un ecosistema basato sull’interdipendenza di organismi, una gigantesca trama vitale la cui esistenza si compie grazie alla varietà degli elementi. In questo processo è stato un riferimento fondamentale la pratica di Pëtr A. Kropotkin del mutuo appoggio, una spinta primaria che sta al centro di ogni forma di vita biologica e sociale, grazie al sostegno reciproco. Questa nostra ricerca sta trasformando costantemente il nostro laboratorio in un work in progress e pensiamo tra un anno di aprirlo al pubblico.

   

Le opere

  

Il vento spinge lo sguardo su ciò che può risvegliarsi solo in una visione lenta e indiretta.

Wurmkos

Eden

installazione, 2001

misure ambientali

gonfiabili e disegni su acetato cuciti

49° Biennale di Venezia

Spazio Berengo, Murano

Foto Antonio Maniscalco

  

Libera fruizione per la mente e un luogo per il corpo.

Wurmkos

Tana

Installazione, 2002

misure ambientali

materiali vari

Museo di Villa Croce, Genova

Foto Antonio Maniscalco

  

Lo spazio è un dubbio, bisogna continuamente individuarlo e disegnarlo.

Wurmkos

Wurmkosbau

installazione, 2008

misure ambientali

materiali vari

Triennale di Milano

  

La danza, le gambe unite, le braccia intorno ai fianchi e la rotazione ritmica della testa: è festa!

Wurmkos

Cénte

Evento festa, 2013

Latronico (Potenza)

  

Insieme agli alberi per percepire le storie di ognuno di noi.

Wurmkos

Vestimi#2/Gli sposi degli alberi

Performance, 2015

Parco Agricolo dei Paduli, San Cassiano (Lecce)

Foto Yacine Benseddik

  

Essere casa

Wurmkos

Belli dentro

Corteo con la porta di casa AMA, 2016

Trento

Foto Pierluigi Cattani Faggion

   

Non si può dire tutto in una sola volta, bisogna entrare e uscire continuamente.

Wurmkos

Caterina Caserta

Entrare e uscire

Installazione, 2017

misure ambientali

Legno, acrilico e olio su tela

Farmacia Wurmkos, Sesto San Giovanni (Milano)

Foto Antonio Maniscalco

  

Un ritornello che fabbrica ogni volta tempi differenti.

Wurmkos

miAbito

Performance, 2019

Sala Fontana, Museo del 900, Milano

Foto Cesare Lopopolo

  

Ognuno ha contribuito portando all'interno del progetto qualcosa di sé stesso.

Wurmkos

Coabitare l’isola

misure ambientali

materiali vari

Centro specialistico per l’adolescenza, 2018/2022

Malegno (Brescia)

Foto Antonio Maniscalco

   

Modelli diffusi senza centro di comando.

Wurmkos

Andare con le radici

Installazione, 2023

misure ambientali

materiali vari

PAV, Parco Arte Vivente, Torino

 

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