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Perché nel Pd la posizione più solida sul “Piano Trump” è quella di Pina Picierno
Nel dibattito confuso che attraversa il centrosinistra, la vicepresidente del Parlamento europeo ha offerto l’unica lettura nitida di un documento che di “pace” ha ben poco
Nel Partito democratico, sul presunto “piano di pace” circolato nell’orbita trumpiana, prevale un atteggiamento esitante: chi invita alla prudenza, chi suggerisce di “vedere cosa c’è dentro”, chi si affida a un linguaggio che permette di rimandare il giudizio. In questo panorama, la voce di Pina Picierno è apparsa come la più lineare: non per toni roboanti, ma per la capacità di chiamare il documento con il suo nome.
Picierno ha detto con chiarezza ciò che molti nel Pd esitano a riconoscere: quel testo non rappresenta una strada verso la pace, ma un vantaggio strategico per la Russia. Le clausole che limitano l’esercito ucraino, impongono neutralità, bloccano la NATO e legittimano le annessioni riprendono integralmente il repertorio di richieste avanzate dal Cremlino negli ultimi vent’anni. Far finta che si tratti di una base negoziale equivale a ignorare l’esperienza degli accordi violati da Mosca — da Budapest a Minsk — e la logica, ormai dichiarata, dell’espansionismo putiniano.
La lettura di Picierno non drammatizza, ma osserva: un piano così costruito serve soprattutto a congelare il conflitto in una posizione favorevole alla Russia, dando tempo a Mosca e ai suoi alleati di rafforzare capacità militari e logistiche. È una valutazione che non si appoggia a slogan, ma alla ricostruzione dei fatti.
C’è poi un punto che nel Pd quasi nessuno ha affrontato: l’impianto mercantilista del documento. L’idea che la sicurezza europea possa diventare variabile negoziale nei rapporti tra Washington e Mosca è una novità che meriterebbe un’analisi seria. Picierno l’ha fatta: ha ricordato che un’Europa resa neutrale o indebolita non conviene a nessuno, tantomeno a un partito che si dichiara europeista.
Il punto, qui, non è celebrativo. È politico. Nel Pd convivono letture differenti del rapporto con gli Stati Uniti e della postura europea. Sulla vicenda del “Piano Trump”, la voce più netta è risultata quella di Picierno perché ha tenuto insieme due elementi oggi indispensabili: la difesa del principio che i confini non si cambiano con la forza e la consapevolezza che la pace non può essere il nome di un congelamento imposto dalla potenza aggressore.
In un momento in cui il dibattito rischia di avvitarsi in formule prudenti, la posizione della vicepresidente del Parlamento europeo offre almeno un punto di orientamento chiaro. E non è poco.