(immagine realizzata con Perplexity)
Il Foglio AI
Perché i sabotaggi in Europa non sono “incidenti”
Dalla ferrovia Varsavia-Lublino alle pipeline del Baltico: è la guerra ibrida contro chi aiuta Kyiv. Altro che casualità
Il tweet di Donald Tusk è di quelli che dovrebbero finire nei manuali di educazione civica, alla voce “come si chiama un sabotaggio”. Il premier polacco scrive che far saltare la ferrovia Varsavia-Lublino, la linea usata per portare aiuti e armi all’Ucraina, è “un atto di sabotaggio senza precedenti contro la sicurezza dello stato e dei suoi civili”. Nessun giro di parole, nessun “misterioso scoppio”, nessun “forse un guasto”: è un attacco deliberato a un’infrastruttura critica, dentro una guerra che non è solo al fronte ucraino.
Mettiamo la cartina sul tavolo, così anche al quartier generale della Lega, tra una foto col filo spinato e una con il generale Vannacci, si capisce l’ovvio. Primo punto: Germania, ottobre 2022. Due cavi in fibra ottica di Deutsche Bahn vengono tranciati in punti diversi, nello stesso momento. Risultato: blocco totale dei treni nel nord del paese. Secondo punto: ancora Germania, dicembre 2022, altri cavi ferroviari tagliati vicino a Essen. Terzo punto: Polonia, estate 2023. Qualcuno usa un banalissimo segnale radio per azionare i freni d’emergenza su decine di convogli: una specie di “ferma-treni” a distanza. Quarto punto, il più famoso: le esplosioni che nel settembre 2022 distruggono tratti dei gasdotti Nord Stream nel Baltico. Indagini ancora incomplete, ma una sola certezza: non è stato un incidente, sono stati esplosivi piazzati sul fondale. L’Europa scopre di avere tubi energetici vulnerabili come cannucce. Quinto punto: il Baltico diventa il laboratorio della guerra alle infrastrutture. Ottobre 2023, si rompe il gasdotto Balticconnector tra Finlandia ed Estonia e, insieme, un cavo dati. Nel 2024 tocca a un cavo elettrico e a vari cavi telecom. Nel 2025 la Finlandia arriva a incriminare il comandante e gli ufficiali di una petroliera della “shadow fleet” russa per sabotaggio aggravato. Sesto punto: l’acqua. Nel 2024 diversi servizi europei segnalano cyber-attacchi a infrastrutture idriche in Francia e Danimarca, con collegamenti a gruppi hacker filorussi. Non è una collezione di gialli estivi. Think tank come Csis e Iiss parlano apertamente di “shadow war”, guerra ombra russa contro l’occidente, e notano che gli episodi di sabotaggio accertati o sospetti in Europa sono quasi triplicati tra il 2023 e il 2024. I bersagli preferiti sono ferrovie, energia, cavi sottomarini, depositi militari, spesso in paesi molto attivi nel sostegno a Kyiv. La logica è semplice, altro che complottismi creativi: rendere più costoso e rischioso il supporto europeo all’Ucraina. E qui arriviamo all’Italia, dove un sabotaggio a 1.500 chilometri di distanza viene archiviato alla voce “questioni interne polacche” mentre si discute ancora se l’aggressore sia la Nato, l’Ucraina o la cattiva sorte. Per la Lega e i suoi generali da salotto la mappa dei sabotaggi è un fastidio: se ammetti che esiste una campagna russa contro le infrastrutture europee, diventa un po’ più difficile vendere la favola dell’Italia neutrale che non rischia nulla. La verità è che quella ferrovia tra Varsavia e Lublino è anche un pezzo della nostra sicurezza. Che i gasdotti nel Baltico, i cavi che portano energia e dati al Nord Europa, le reti idriche francesi e danesi fanno parte di un unico sistema. E che chi lo colpisce oggi in Polonia manda un avviso a tutti gli altri: domani può toccare a voi.
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