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Come funziona la tecnologia usata dai Vigili del Fuoco per i soccorsi alla Torre dei Conti

Ecco come si sta svolgendo l’intervento dei pompieri dopo il crollo dell'edificio ai Fori imperiali. Gli aspiratori di macerie permettono di operare anche in presenza di strutture instabili

Nel cuore di Roma, tra i Fori Imperiali e via Cavour, la Torre dei Conti è diventata teatro di un intervento lungo e complesso. Nella mattinata del 3 novembre 2025, due cedimenti strutturali hanno interessato la storica torre medievale, che era sottoposta a un intervento di restauro. Tre operai presenti sul cantiere sono stati soccorsi (il più grave, un operaio di 64 anni, è ricoverato in codice rosso all'ospedale San Giovanni), mentre un altro operaio, un cittadino romeno di nome Octavian, è rimasto intrappolato sotto i detriti. Da quel momento, le squadre Usar (Urban Search and Rescue) dei Vigili del fuoco hanno lavorato senza sosta per localizzare e mettere in salvo la persona dispersa, operando in condizioni di estrema precarietà e con rischio continuo di nuovi crolli.

   

Al momento l'area è stata completamente isolata e transennata dalle forze dell'ordine, Polizia, Carabinieri, Vigili urbani e Protezione civile. L'operazione sarà lunga, fanno sapere i soccorritori. Gli speleologi italiani sarebbero riusciti a comunicare con l'uomo. Posizionati su una autoscala, i Vigili del fuoco hanno più volte cercato di raggiungere la finestra che dà su via dei Fori Imperiali da cui stavano cercando di estrarre l'uomo quando si è verificato il secondo crollo, che ha causato lo stop delle operazioni. Tuttavia, per due volte i soccorritori sono tornati a terra, probabilmente per le difficoltà legate alla fragilità della struttura, che è monitorata anche dall'alto con droni, per valutare la stabilità delle mura e il rischio di ulteriori cedimenti.

   

Durante interventi complessi come questo, i Vigili del fuoco impiegano strumenti sofisticati per operare in sicurezza tra le rovine di edifici instabili. Tra questi, un ruolo fondamentale è svolto dagli impianti di aspirazione delle macerie, macchinari che permettono di rimuovere detriti in modo controllato, senza provocare vibrazioni o ulteriori cedimenti. Questi sistemi, noti come vacuum excavation systems, sono costituiti da potenti unità di aspirazione montate su automezzi speciali. Attraverso turbine a vuoto, generano una forte depressione che risucchia materiali solidi e polverosi tramite lunghi tubi flessibili, del diametro di 10–25 centimetri. I detriti vengono poi convogliati in un serbatoio interno, dove filtri e separatori trattengono polveri e frammenti più grossi.

La caratteristica principale è la precisione di intervento. A differenza di pale meccaniche o escavatori, che trasmettono vibrazioni potenzialmente pericolose a strutture già compromesse, l’aspiratore consente di rimuovere il materiale strato dopo strato. In questo modo, i soccorritori possono liberare gradualmente zone delicate o raggiungere una persona intrappolata senza toccarla direttamente. Gli aspiratori vengono utilizzati in sinergia con altri strumenti: telecamere sonde, sensori acustici e termici, droni e sistemi di puntellamento. L’obiettivo è garantire la sicurezza sia dei feriti sia delle squadre di soccorso. Ogni operazione è coordinata dagli specialisti USAR (Urban Search and Rescue), addestrati a lavorare in scenari urbani crollati. 

    

In Italia, i Vigili del Fuoco impiegano diversi modelli di aspiratori industriali, come i DISAB Centurion o gli RSP ESE, capaci di muovere fino a 12.000 metri cubi d’aria all’ora e di operare con bracci telescopici fino a venti metri. Strumenti potenti, ma anche delicati, pensati per agire dove la forza deve lasciare spazio alla precisione.