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Un paese di risparmiatori senza sovranismo
Centocinquant’anni di libretti postali e un secolo di buoni fruttiferi raccontano un’Italia che sa ancora fidarsi: del risparmio, del mercato e dello stato. La forza silenziosa di Poste e Cdp e le parole di Mattarella. Difendere i propri soldi non è l’opposto dell’aprirsi al mondo
Oggi, alla presenza del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, Poste Italiane e Cassa Depositi e Prestiti hanno celebrato i 150 anni del risparmio postale e i cento anni dei buoni fruttiferi. Una ricorrenza che vale più di una cerimonia: è il modo per ricordare che in Italia esiste ancora una forma di patriottismo economico non gridato, che difende il risparmio senza chiudersi al mondo e che crede nella collaborazione fra Stato e mercato. Quando nel 1875 nacquero i libretti di risparmio postale, l’Italia era un Paese agricolo, frammentato e povero di banche. Quei libretti – garantiti dallo Stato, distribuiti da Poste, amministrati da Cassa Depositi e Prestiti – diventarono un esperimento riuscito di capitalismo popolare: una rete capillare che univa i Comuni sperduti alle grandi città, le famiglie ai progetti pubblici, il risparmio privato allo sviluppo nazionale. Oggi, a distanza di un secolo e mezzo, quella rete è ancora lì.
Con 27 milioni di sottoscrittori e circa 320 miliardi di euro di stock fra libretti e buoni, il risparmio postale è il volto quieto di un Paese che continua a credere nella sicurezza, ma senza chiudersi. Il libretto postale non è un rifugio, è una promessa: trasformare la prudenza in crescita, la fiducia in infrastrutture, il risparmio in futuro. L’Italia che emerge dai numeri del 2024 è un mosaico coerente: oltre 16 milioni di libretti attivi, concentrati soprattutto in Campania (quasi cinque milioni), in Sicilia (tre e mezzo) e nel Lazio (più di tre). La Lombardia guida per valore, con oltre dieci miliardi di euro di stock.
È un’Italia del Sud che risparmia più spesso, ma un Nord che risparmia di più. Una mappa sociale che conferma quanto il risparmio postale resti un bene comune, trasversale, che unisce pensionati e studenti, province e metropoli. Anche i libretti ai minori – più di un milione – raccontano un Paese che, nonostante tutto, prepara il futuro dei propri figli. Poste e Cassa Depositi e Prestiti hanno costruito in questi decenni un patto non scritto: chi deposita affida allo Stato la propria fiducia, e lo Stato, attraverso CDP, restituisce quei soldi sotto forma di scuole, strade, ospedali, ferrovie. È accaduto dopo il terremoto di Messina, dopo il Vajont, dopo l’alluvione di Firenze, dopo il Belice. È accaduto negli anni del boom, quando i libretti servivano a comprare una Fiat 500 o a pagare le lezioni di danza della figlia di Anna Magnani in Bellissima. E' accaduto negli anni Novanta, quando il risparmio postale valeva il 17 per cento del Pil e contribuiva a tenere in equilibrio i conti pubblici. "La capillarità con cui è stato possibile diffondere libretti e buoni fruttiferi, la pervasività negli ambienti più diversi da quelli degli scolari a quelli dei nostri emigranti, ne sono stati esempio, introducendo a quell'epoca, nella gestione dei flussi di denaro, elementi di modernità. Tuttora 27 milioni di nostri concittadini sottoscrivono buoni o libretti postali, potremmo davvero chiamarla una pacifica armata del risparmio, che mobilita risorse per il bene comune”, ha detto oggi il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. Il paradosso del risparmio postale è che è allo stesso tempo pubblico e di mercato.
Pubblico, perché garantito dallo Stato e gestito da due istituzioni nazionali. Di mercato, perché investe, remunera, si adatta ai tassi, e oggi – anche grazie alla digitalizzazione – compete nel mondo delle app e dei prodotti finanziari. È la prova che difendere il risparmio nazionale non significa chiudere i confini, ma saper usare il mercato con intelligenza. E' l’opposto del sovranismo finanziario: la fiducia nel proprio paese come strumento per restare aperti, non per isolarsi. E in un paese dove spesso si discute di sovranità economica in termini difensivi, il risparmio postale mostra una via diversa: quella dell’autonomia matura, che non oppone stato e mercato ma li fa collaborare. Non è un monumento, è un’infrastruttura morale. E i suoi numeri – miliardi silenziosi distribuiti da Nord a Sud – raccontano un’Italia che, senza clamore, continua a credere nel valore più moderno che ci sia: la fiducia.