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Le sfide del sistema energetico mondiale, secondo il World Energy Review 2025
Il rapporto Eni evidenzia un aumento della domanda e installazioni in rinnovabili da record, ma anche emissioni di CO₂ al massimo storico. Asia e Stati Uniti guidano la transizione mentre l’Europa rimane un laboratorio regolatorio
Il World Energy Review 2025 è la rassegna statistica di Eni che fotografa lo stato dell’energia mondiale dopo un anno segnato ancora da shock geopolitici. Considerata una delle principali pubblicazioni annuali internazionali sui trend energetici — comparabile al BP Statistical Review —il rapporto sintetizza dati, analisi e tendenze sull’evoluzione delle principali variabili energetiche in oltre 180 paesi.
Nel 2024 il sistema energetico globale ha mostrato resilienza, con una domanda in aumento e con un mix ancora dominato dai combustibili fossili. Il petrolio ha superato i livelli pre-pandemia trainato dalla domanda dei paesi non-OCSE, e da una produzione sostenuta principalmente dagli Stati Uniti. Il prezzo medio del Brent si è attestato a circa 81 dollari al barile. Il gas naturale, dopo un 2023 di crisi e volatilità, ha visto un calo medio dei prezzi del 14%, ma resta influenzato dalla climatica e da rischi geopolitici.
Sul fronte delle rinnovabili, il 2024 è stato un anno record per le nuove installazioni: la capacità solare fotovoltaica mondiale ha superato 1.850 gigawatt, con la Cina che da sola pesa per quasi il 48% del totale e gli Stati Uniti per il 9%. L’eolico ha toccato 1.133 gigawatt, con un incremento annuo dell’11%, in gran parte dovuto ancora alla Cina, che ha installato il 70% della nuova potenza globale. L’Asia-Pacifico è il baricentro della transizione: detiene più della metà dell’energia eolica e quasi due terzi di quella solare mondiale. L’Europa segue a distanza, ma con un ritmo costante di crescita.
Il rapporto dedica un’ampia sezione alle emissioni di CO₂, che nel 2024 hanno toccato un nuovo massimo storico di circa 36 miliardi di tonnellate, in aumento dello 0,8% rispetto all’anno precedente. Il 44% deriva dalla produzione elettrica, il 24% dai trasporti, il 17% dall’industria. Il carbone resta la fonte più inquinante (circa 16 miliardi di tonnellate), seguito da petrolio (~ 12) e gas (~8). Nonostante gli sforzi di decarbonizzazione nelle economie avanzate e in Europa, il contributo delle economie emergenti continua a spingere le emissioni globali verso l’alto.
Il quadro che emerge è duplice: da un lato continua la spinta dei trend legati alla transizione energetica, visibile nei numeri record di eolico e solare e nella diffusione dei biocarburanti; dall’altro, c’è una curva delle emissioni che non accenna a piegare. È una transizione a due velocità — con Asia e Stati Uniti protagonisti industriali e l’Europa come laboratorio regolatorio — in cui il progresso tecnologico corre più veloce della convergenza politica.