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Foglio AI
Non missili ma confini. Caro Salvini, se cerchi un motivo per diffidare di Putin, eccotelo: l'immigrazione
I migranti non li manda Bruxelles ma Mosca: la nuova guerra ibrida del presidente russo passa dai confini europei
Da Londra, la ministra degli Esteri Yvette Cooper ha denunciato che la Russia – insieme ad altri stati “ostili” – sta usando l’immigrazione illegale non solo per profitto, ma per destabilizzare l’Europa. Secondo fonti bulgare, i servizi segreti russi avrebbero legami con reti criminali che organizzano l’ingresso di migranti irregolari, fornendo loro rotte, documenti falsi, appoggi logistici. L’obiettivo non è umanitario né economico: è politico. Alimentare quella tensione che mina dall’interno la coesione europea. Ecco un motivo, caro Salvini, per guardare a Mosca non con simpatia ma con inquietudine. Se davvero la Russia usa le rotte migratorie come strumento di pressione, allora la crisi dei confini europei non è solo un problema di gestione, ma di strategia geopolitica.
E’ un atto di guerra asimmetrica: niente carri armati, solo esseri umani trasformati in arma. L’idea non è nuova. Aleksandr Lukashenko, alleato di Putin, l’ha sperimentata già nel 2021: migliaia di migranti spinti verso la frontiera polacca, con voli charter organizzati da Minsk. Oggi lo schema si ripete nei Balcani, lungo la rotta che attraversa Bulgaria, Serbia e Ungheria. E’ un piano semplice: creare instabilità dove l’Europa è più fragile. Basta far crescere la percezione di invasione, spaccare i governi, alimentare la narrativa sovranista secondo cui Bruxelles non protegge nessuno. Putin non deve convincere Salvini o Le Pen: gli basta far credere agli europei che l’Unione non serve. Se è così, la sicurezza dei confini non è solo una questione di polizia ma di politica estera. Ed è qui che la posizione italiana diventa interessante. Salvini ha costruito buona parte della sua carriera sul tema della sicurezza, sull’idea che l’Europa sia debole e che l’Italia debba difendersi da sola. Ma oggi, se prende sul serio la minaccia russa, dovrebbe riconoscere che proprio l’Unione e la Nato – quelle istituzioni che spesso ha criticato – rappresentano il primo baluardo contro la destabilizzazione orchestrata da Mosca.
Londra, pur fuori dall’Unione, collabora strettamente con Bulgaria e paesi Nato lungo il fronte orientale, fornendo equipaggiamenti, intelligence, formazione. Non si ferma un piano ibrido solo con muri o respingimenti: servono dati, coordinamento, diplomazia. E qui emerge la contraddizione italiana. Il governo Meloni, di cui Salvini è vicepresidente, è formalmente atlantista e sostiene Kyiv. Ma nella narrazione leghista continua a serpeggiare l’ambiguità: Putin non è poi così pericoloso, le sanzioni danneggiano l’Europa, la pace si fa con i negoziati. Tutto legittimo, ma oggi sappiamo che Mosca non combatte solo sul campo di battaglia: combatte anche ai confini europei, usando la migrazione come destabilizzazione. E allora sì, caro Salvini, una ragione per diffidare di Putin ce l’hai. E non c’entra la Nato, né l’Ucraina, né i missili. C’entra la frontiera sud, quella di Lampedusa e di Ventimiglia. Perché se l’immigrazione diventa un’arma, la prossima crisi potrebbe non arrivare da Bruxelles, ma da Mosca.