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Il locale dove i telefoni restano fuori

A Washington il bar Hush Harbor vieta l’uso degli smartphone. Si parla, si gioca, si ride. Il Washington Post racconta un esperimento sociale che funzionerebbe anche da noi

Negli Stati Uniti c’è una moda che meriterebbe di arrivare anche in Italia: bar dove è vietato usare il telefono. Il Washington Post racconta il caso di Hush Harbor, a Washington, un locale dove, all’ingresso, si deve chiudere lo smartphone in una custodia sigillata. Dentro, niente foto, niente scroll compulsivi, solo persone che si guardano e si parlano. Si gioca a Jenga, si ride, si chiacchiera con sconosciuti. "Essere costretti a non guardarli è un ottimo modo per entrare in contatto", racconta una delle frequentatrici intervistate dal giornale.

L’idea è dello chef Rahman “Rock” Harper, ex vincitore di Hell’s Kitchen, che dopo un mese di disintossicazione digitale ha voluto creare un rifugio dalla connessione permanente. "La versione moderna dei vecchi porti sicuri", spiega: luoghi in cui tornare alla presenza, alla comunità, alla conversazione.

Non è un caso isolato. A Washington cresce il fenomeno dei locali “offline”: bar come il Lucy Mercer o il Saloon che vietano cellulari e TV, e iniziative come Airplane Mode, lanciata dall’Aspen Institute, che organizza eventi in “modalità aereo” per giovani tra i 18 e i 30 anni, senza notifiche e distrazioni.

Gli studi citati dal giornale confermano che mettere via il telefono, anche solo per un’ora, rende più felici e più socievoli. E ascoltare chi ti sta accanto, dicono i ricercatori della Georgetown University, aumenta persino il numero dei sorrisi.

Sarebbe bello se anche in Italia qualcuno ci provasse: un bar dove lo smartphone si lascia all’ingresso e la connessione – finalmente – torna a essere umana. O no?