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Sbarchi e migranti: se questi dati li avesse annunciati la sinistra

Il numero delle persone arrivate irregolarmente sulle coste italiane è dimezzato rispetto al 2023 ed è in calo anche rispetto al 2024

Facciamo un esercizio di immaginazione. Mettiamo che al governo ci fosse la sinistra, e che fosse un ministro progressista a presentarsi con in mano i dati di questi mesi: 49.729 sbarchi al 26 settembre 2025, contro i 66.617 dello stesso periodo del 2024 ei 157.651 del 2023. Quale sarebbe stata la reazione? Conferenze stampa, titoli trionfali, dichiarazioni entusiastiche: “Ecco la prova che le nostre politiche funzionano, l'Europa ci ascolta, l'Italia guida la gestione dei flussi”. Si sarebbe parlato di svolta epocale, di un modello italiano da esportare, di un equilibrio finalmente raggiunto tra accoglienza e sicurezza.


La realtà, però, è che a ottenere questo risultato è stato un governo di centrodestra. E allora la narrazione cambia: non più riduzione, ma “emergenza permanente”; non più diplomazia efficace, ma “violazione dei diritti”; non più dati da valorizzare, ma cifre da relativizzare. Come se i numeri non fossero numeri, ma opinioni. Il dibattito politico si rovescia e ciò che in altri contesti verrebbe celebrato diventa materia di sospetto, come se il successo fosse illegittimo solo perché ottenuto da un governo percepito come avversario.

Guardiamoli da vicino. A settembre 2023 gli sbarchi erano stati oltre 19 mila, quest'anno nello stesso mese poco più di 7 mila. I minori non accompagnati, che due anni fa erano stati 18.820, oggi sono 8.919. La pressione migratoria resta alta, nessuno lo nega, ma il trend è evidente: l'Italia sta riducendo in maniera significativa i flussi. E questo non per caso, ma grazie a una strategia che ha combinato accordi bilaterali con i paesi africani, controllo delle rotte, rafforzamento della cooperazione internazionale. Un approccio che non ha eliminato le criticità, ma che ha iniziato a incidere sulla realtà, spostando la gestione dell'immigrazione dal terreno emergenziale a quello strutturale. Se questi stessi risultati li avesse conseguiti un governo di sinistra, il dibattito pubblico sarebbe stato inondato di elogi. Poiché invece a conseguirli è un governo di destra, si cerca di spostarli sul terreno della polemica. Ma i numeri hanno una loro testardaggine: parlano chiaro, e raccontano una storia diversa da quella che l'opposizione vorrebbe far credere. E' il paradosso della politica italiana: quando i dati non combattono con il racconto, si prova a piegare il racconto fino a negare l'evidenza. Ma la realtà, prima o poi, si imponente.

La lezione è semplice: meno slogan, più realtà. I flussi si riducono, e non è un miracolo, ma il frutto di un lavoro concreto. Chi governa non ha bisogno di proclami: basta guardare i dati.