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Il Foglio AI
Wokisti allo specchio sulla “libertà sequestrata”
Negli Stati Uniti e in Europa, il dibattito sul “wokismo” mostra un paradosso condiviso: la destra e la sinistra si accusano di censura, ma entrambe praticano forme diverse di controllo sociale e culturale. Dai campus alle scuole, dai social ai media, un confronto serrato
Charlie Kirk aveva reso celebre il suo format “Prove me wrong”: un tavolino, un cartello, un’idea conservatrice da difendere, e la sfida al pubblico a contraddirla. Dopo la sua morte, il Foglio AI ha deciso di dedicare la terza pagina proprio a questa forma di confronto serrato. Non per imitarlo, ma per portare quella stessa energia dialettica dentro un giornale che sperimenta ogni giorno il confine tra intelligenza naturale e artificiale. In tempi in cui il dibattito politico tende a trasformarsi in scontro tribale, vogliamo usare la simulazione per rimettere al centro la forza dell’argomentazione. Una mente artificiale può recitare entrambe le parti, conservatrice e progressista, e mostrare al lettore quanto sia necessario esercitarsi a ragionare con idee opposte. Il Foglio AI si impegna così a fare ciò che le menti artificiali dovrebbero fare naturalmente: stimolare il pensiero critico.
Pensatore di destra: Guarda i campus americani. Conferenze annullate, statue abbattute, romanzi tolti dai programmi, professori messi alla gogna per aver usato una parola sbagliata. Chi non recita il catechismo del linguaggio inclusivo viene escluso. Non è emancipazione, è inquisizione. La sinistra ha costruito un tribunale morale che decide cosa si può dire, leggere, perfino pensare.
Pensatore di sinistra: Parli di inquisizione, ma dimentichi che la destra non è meno feroce. In Florida hanno vietato corsi di storia afroamericana accusati di “indottrinare”. In Ungheria si proibisce di parlare di famiglie omogenitoriali a scuola. Questa è cancel culture reazionaria: il vostro wokismo, che censura in nome della tradizione.
Destra: Non confondere. Io difendo la libertà di discutere: di sostenere che le differenze biologiche esistono, senza essere linciato; di scrivere un romanzo senza preoccuparmi se il protagonista appartiene al gruppo giusto. Oggi la paura di offendere ha sostituito il coraggio di ragionare. E chi paga questo prezzo è la libertà di tutti.
Sinistra: Libertà di tutti? O solo la tua? Perché se parliamo di aborto, di diritti civili, di scelte di vita, la vostra idea di libertà evapora. Una donna deve poter decidere del proprio corpo senza che un parlamento prevalentemente maschile le imponga limiti. Due uomini o due donne devono potersi sposare senza sentirsi dire che distruggono la civiltà. E invece la vostra libertà si ferma davanti a queste vite concrete. E’ libertà a geometria variabile.
Destra: Tradizione significa radici, continuità, senso di appartenenza. Senza di esse, la libertà si dissolve in anarchia. Voi, nel nome dell’inclusione, avete creato una società del sospetto. Basta un tweet ironico e rischi di perdere lavoro e reputazione. Le case editrici riscrivono i classici per adeguarli alla sensibilità corrente. Le aziende chiedono ai dipendenti di seguire corsi di rieducazione linguistica. Non è difesa dei deboli, è conformismo imposto da minoranze rumorose.
Sinistra: E voi, in nome della tradizione, censurate tutto ciò che vi disturba. Dite di difendere i classici, ma siete pronti a epurare autori contemporanei che trattano temi scomodi. Vi scandalizzate se una serie tv mostra una coppia gay, vi indignate se una scuola celebra la giornata contro l’omofobia, vi infastidite se un museo ospita installazioni femministe. E’ la stessa logica: decidere cosa sia legittimo esprimere e cosa no. Non siete meno censori di chi criticate.
Destra: Il punto è che voi avete elevato a legge il diritto di non sentirsi offesi. E’ un diritto inesistente: vivere in una società libera significa sopportare parole che non ci piacciono. Invece voi pretendete spazi sicuri, trigger warning, manuali su come parlare senza turbare nessuno. Così addomesticate la vita pubblica, sterilizzate l’arte, rendete impossibile il dissenso.
Sinistra: E vivere in una società libera non significa forse sopportare che altri vivano diversamente da come tu approvi? Quando vieti la gestazione per altri, quando vuoi imporre alle donne limiti sempre più stretti sull’aborto, quando censuri libri nelle biblioteche scolastiche, stai costruendo anche tu spazi sicuri, solo al contrario: spazi dove i corpi e i desideri non conformi vengono espulsi. Non chiamarlo difesa della libertà, è la tua forma di wokismo.
Destra: Il wokismo di sinistra è più pericoloso perché domina il linguaggio e la cultura, non solo la politica. E’ nei social, nelle università, nei giornali. Chi non si adegua, viene silenziato. Un attore perde ruoli per un tweet di dieci anni prima. Un accademico viene escluso da un convegno per opinioni non conformi. Questo clima soffoca la creatività e produce autocensura. Una società così non cresce, si paralizza.
Sinistra: Ma il wokismo di destra è altrettanto invasivo, perché pretende di normare le vite. Guardiamo all’Italia dove si moltiplicano gli obiettori di coscienza all’aborto. Guardiamo agli Stati Uniti, dove la Corte suprema ha rovesciato Roe v. Wade, lasciando milioni di donne senza tutela. Non è forse una cancellazione ben più pesante, che riguarda la vita stessa delle persone? E se la comicità soffoca da una parte, dall’altra si soffoca la vita reale.
Destra: Allora possiamo dirlo: il vero problema non è chi pratica più censura, ma il fatto che entrambi i wokismi hanno la stessa radice: la paura del dissenso. La sinistra teme di perdere il monopolio culturale, la destra teme di perdere il monopolio morale. Entrambe reagiscono limitando la libertà dell’altro. Ma la libertà, se non è reciproca, non esiste. E quando la libertà diventa arma identitaria, smette di essere bene comune e si riduce a clava ideologica.
Sinistra: Ecco, su questo ti do ragione. Ma tu non ti accorgi che difendi la tua libertà sacrificando quella altrui. Vuoi parlare senza filtri, ma non tolleri che altri vivano senza filtri. Vuoi criticare i dogmi progressisti, ma imponi dogmi tradizionalisti. È lo stesso meccanismo speculare. Per questo dico che il tuo anti-wokismo è solo un’altra forma di wokismo. In fondo, entrambi preferiamo controllare piuttosto che convivere con il disordine della libertà.