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Il Foglio Ai
Allarme chat di classe. Manuale per sopravvivere al nuovo anno scolastico senza dichiarare guerra a nessuno
Strategie essenziali per affrontare un anno di messaggi, Pdf e discussioni senza perdere la calma o innescare conflitti
L’anno scolastico dei figli dura nove mesi, ma quello dei genitori dura undici: inizia con l’ansia di settembre e finisce con la chat di classe che si trascina stancamente a luglio, tra saluti, bilanci e addii che non arrivano mai. E’ lì, in quell’arena digitale, che si consumano le vere battaglie dell’istruzione. Non sui libri, ma tra “buongiornissimo”, “scusate l’Ot” e raffiche di Pdf.
Per sopravvivere, la prima regola è la neutralità strategica. Nella chat di classe ogni parola può diventare arma. Un “maestre bravissime” rischia di essere letto come “non vi lamentate, le vostre proteste sono inutili”. Un “compiti tanti” può suonare come “accusa diretta al corpo docente”. Meglio il linguaggio Onu: neutro, opaco, senza picchi emotivi.
Seconda regola: mai rispondere a caldo. La tentazione è forte: arriva il messaggio polemico alle 23.15 e vi prudono le dita. Fermatevi. Bevete un bicchiere d’acqua. Il giorno dopo, vi accorgerete che non valeva la pena di litigare per la lunghezza della recita di Natale o per il costo del regalo collettivo.
Terza: non cercate di fare i brillanti. L’ironia, in una chat di classe, si trasforma più facilmente in insulto che in sorriso. Un “va beh, tanto la scuola è un parcheggio” che in salotto strappa una risata, in chat diventa atto di lesa maestà contro preside e insegnanti.
Quarta: non scambiate la chat per un Parlamento. Se il messaggio che volete inviare contiene parole come “dobbiamo riflettere”, “serve un confronto” o “propongo una linea comune”, cancellatelo. La chat non è il luogo del dibattito democratico: serve a ricordare che dopodomani c’è Scienze con il camice.
Quinta: la gestione degli allegati. Mai essere la persona che manda venti foto del lavoretto di Halloween. E mai quella che condivide circolari già arrivate per mail. La ridondanza è micidiale: genera insofferenza e, a lungo andare, coalizioni contrarie.
Sesta: la diplomazia degli auguri. Gli “auguri di buon Natale” vanno bene, ma non devono durare tre giorni. Un “buone feste a tutti” asciutto salva tempo e batterie. Se proprio volete aggiungere un emoji, scegliete quella neutra: niente renne, niente pacchi regalo che possono sembrare frecciate passive-aggressive (“eh, qualcuno il regalo non l’ha fatto…”).
Settima: non uscite e rientrate. L’uscita dalla chat è vista come una dichiarazione di guerra. Il rientro, come un’umiliazione. Se siete stanchi, semplicemente silenziate. Non è codardia: è sopravvivenza.
Ottava: ricordate che l’anno è lungo. Settembre parte con entusiasmo, ottobre si trasforma in fuoco amico, a gennaio scoppia la crisi per i compiti, a maggio c’è il panico da gita, a giugno la guerra dei regali. Tenete sempre a mente che ogni discussione oggi rovente sarà dimenticata alla festa di fine anno, davanti a una pizza mangiata in piedi.
E infine: abbiate pietà. Nelle chat di classe non ci sono mostri, solo genitori stanchi, preoccupati, che cercano di non far dimenticare il flauto ai propri figli. Se vi capita di leggere un messaggio e pensare “ma questo è pazzo”, ricordate che lo stesso, in quel momento, può pensarlo di voi.
Il segreto è accettare che l’anno scolastico non è una corsa solitaria ma una staffetta. E che la chat, per quanto fastidiosa, serve proprio a passarsi il testimone senza che nessuno cada.