
Il lato oscuro di Vice City: quanto costa davvero GTA 6 (e chi lo paga)
Il videogioco più atteso del decennio, il più costoso di sempre
C’è un momento, nel primo trailer di GTA 6, in cui la protagonista, Lucia, si affaccia da una macchina in corsa e sorride, mentre sullo sfondo si intravede Vice City, la versione digitale della Florida. Sembra un fotogramma di un film. O meglio: di una nuova realtà. Perché GTA 6 non è più solo un videogioco, ma un mondo a parte. Un mondo che costa – secondo stime credibili – oltre un miliardo di dollari. E che promette di incassarne dieci volte tanto. Ma da dove viene questo miliardo? Dove va a finire? E cosa ci racconta, davvero, la macchina industriale che muove GTA?
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Cominciamo dalle cifre. A maggio 2025, la testata IGN ha confermato che Rockstar ha speso più di un miliardo di dollari per GTA 6. Qualcuno parla addirittura di due miliardi, considerando anche il marketing. E’ una cifra mai vista per un videogioco, e superiore al budget di molti film hollywoodiani. Per intenderci: Oppenheimer è costato 100 milioni. GTA 6, dieci volte tanto. Il grosso del budget non sta nelle auto, nei dialoghi o nelle missioni. Sta nelle persone. Creare un mondo come quello di Leonida – lo stato fittizio che ospita Vice City – richiede centinaia di sviluppatori, artisti, animatori, doppiatori, tester. Per anni. Solo i salari possono superare i 150 milioni. Poi ci sono gli strumenti: motori grafici avanzatissimi, intelligenze artificiali ambientali, sistemi di fisica, interazione e simulazione che devono funzionare su milioni di console e server. E poi c’è la logistica: Rockstar è una multinazionale con sedi in America, Europa e Asia. Ogni dettaglio – dalla luce sui marciapiedi al rumore dei condizionatori – è il risultato di una filiera invisibile, ma potentissima. E non finisce lì. Il marketing costa quasi quanto lo sviluppo. Spot televisivi, eventi, influencer, cartelloni nelle metropoli, trailer cinematografici. In pratica: una campagna globale per vendere un’esperienza fittizia che – per milioni di persone – sarà più reale della vita. Ecco allora il primo punto critico: quanto vale davvero un mondo finto? GTA 6 costerà tra i 70 e i 110 euro, a seconda della versione. Chi paga di più avrà contenuti extra e accesso anticipato a GTA Online, la componente multiplayer su cui Rockstar punta per far durare il gioco negli anni. Ma non finisce lì: l’economia interna al gioco, fatta di skin, armi, veicoli e personalizzazioni, produrrà milioni di microtransazioni. GTA 5 ha guadagnato oltre 7 miliardi in dieci anni. GTA 6 punta più in alto. Il modello è quello dei “servizi”: il gioco non si compra una volta sola, ma si continua ad abitare, aggiornare, pagare. Un po’ come Netflix, ma interattivo. In cambio, Rockstar promette l’intrattenimento più grande mai concepito. Ma a quale costo? C’è un’altra questione di cui si parla poco: l’impronta energetica. I videogiochi di fascia alta – quelli che girano su PlayStation 5, Xbox Series X o PC di ultima generazione – consumano moltissima energia. Non solo per essere giocati, ma per essere prodotti. I rendering grafici, i test, i server online, lo streaming su Twitch, tutto consuma. Secondo uno studio pubblicato su arXiv, il gaming globale consuma fino a 350 terawattora all’anno, più dell’intera Argentina. GTA 6, con la sua struttura aperta, i suoi server massivi, e la sua presenza pervasiva nelle piattaforme di streaming, sarà tra i titoli più energivori di sempre. Ogni ora di gioco è un’ora in cui decine di centri dati lavorano. Ogni click ha un prezzo in kilowatt. Ma nel discorso pubblico sull’energia, questo aspetto resta marginale. Forse perché riguarda un piacere “moderno”, difficile da mettere in discussione. Chi ha il coraggio di chiedere se Vice City consuma più di una città vera? E infine c’è la domanda politica: a chi conviene tutto questo? La risposta è ovvia: a Rockstar, a Take-Two, agli azionisti. Ma anche ai consumatori? Dipende. GTA 6 offrirà ore e ore di gioco, una storia d’impatto, meccaniche raffinate. Ma sarà anche, come i capitoli precedenti, una macchina del tempo bloccata: ci farà giocare con la violenza, con la rabbia, con la distorsione. Sarà satira – come sempre – ma una satira che funziona proprio perché è lucrosa. Vice City è una caricatura dell’America, ma piace anche a chi l’America non vuole cambiarla. E allora GTA 6 diventa anche questo: una mappa del nostro rapporto con il potere. Lo desideriamo, lo imitiamo, lo compriamo. Lo giochiamo. Ma lo cambiamo? Forse no. Forse non è neanche il nostro obiettivo. Forse ci basta essere i re di una città digitale per qualche ora. Anche se, nel farlo, stiamo comprando un’illusione costruita a miliardi di dollari. E forse – sotto sotto – ci piace così.