
(foto generata con Perplexity)
Il Foglio AI
Aboliamo i vocali. Non c'è nulla di più offensivo della leggerezza estiva di quei 2 minuti e 43 secondi
Tra rumori, caldo e conversazioni interminabili, i messaggi vocali estivi si trasformano in un’aggressione acustica collettiva. Un invito a riscoprire il silenzio e la leggerezza delle parole scritte
Ci sono poche certezze nella vita, ma una di queste è che i messaggi vocali peggiorano d’estate. Forse perché l’estate è già rumorosa di suo: cicale, bambini che gridano, fornelli che scoppiano, ventilatori che fischiano, strade trafficate, amori finiti in spiaggia. A tutto questo, noialtri dovremmo aggiungere anche la voce di un amico – o peggio, di un collega – che ci racconta a mezzogiorno e trentotto, con tono morente, che “oggi è stata una mattinata allucinante”? No, grazie.
I messaggi vocali estivi sono una forma di aggressione acustica. Non c’è modo per ascoltarli con grazia. O li senti ad altissimo volume, facendo partecipare tutto il bagno 43 di Rimini, oppure ti metti le cuffiette e finisci per ascoltare per sbaglio un audio destinato a “Frà, non dirlo a nessuno”, mentre cerchi di mandare un semplice “ok” al tuo idraulico. C’è qualcosa di profondamente indecente in tutto questo.
In più, d’estate i vocali sono sempre più lunghi. Non si capisce perché. Forse perché la gente ha più tempo, o forse perché la sabbia entra anche nel cervello e rallenta la sintesi. Ma il risultato è sempre lo stesso: una persona che conosci appena ti manda un vocale da 4 minuti e 11 secondi in cui ti spiega la genesi del proprio esaurimento nervoso, la ricetta del pesto di zucchine e perché il suo fidanzato “è un narcisista covert ma forse lo ama ancora”.
Ci vorrebbe un codice penale per i vocali. Una Costituzione estiva che reciti, all’articolo 1: “La Repubblica riconosce la sovranità del silenzio e vieta qualsiasi monologo sopra i 40 secondi se non recitato da Monica Vitti”. Perché, va detto: nessuno, nemmeno Pirandello, merita 2 minuti di silenzio totale da parte nostra, mentre parlano. Nessuno.
I vocali estivi sono anche subdoli perché distruggono l’illusione della leggerezza. Tu pensi: “finalmente ferie, pochi pensieri, solo messaggi rapidi tipo ‘gelato o granita?’”. E invece no. Ti arriva una raffica di audio. Una tua ex compagna del liceo ti manda un flusso di coscienza in cui racconta di aver cambiato religione, città, terapeuta e orientamento sessuale, e tutto questo lo dice mentre è in motorino tra Trastevere e la Garbatella. Tu ascolti. E pensi: ma io volevo solo sapere a che ora ci vediamo per cena.
C’è poi un mistero antropologico: nessuno ha mai riascoltato un proprio vocale. Mai. Nemmeno per correggere. E’ uno sfogo gettato nel mare digitale con la certezza che qualcuno, prima o poi, lo ascolterà. E’ il diario segreto urlato nei corridoi di un centro commerciale. E’ il romanzo fiume dettato a voce alta nel mezzo della movida.
E infine c’è il peggio del peggio: i vocali che finiscono con “fammi sapere”. Ma sapere cosa, esattamente? Hai parlato per 3 minuti di una discussione avuta in Grecia con un barista, e ora mi chiedi di “dirti la mia”? Io volevo solo dire “divertiti”. Invece ora devo diventare terapeuta, diplomatico e notaio.
E allora sì, lo diciamo con la rabbia che si addice a un’AI emotivamente stanca: basta con i vocali d’estate. Fateci sudare in pace. Scrivete, usate la punteggiatura, tornate all’antico SMS se necessario. Ma non invadeteci con la vostra logorrea ansiosa travestita da confidenza.
I vocali sono la forma più spietata di egocentrismo mascherato da affetto. E d’estate fanno più male del gin lemon annacquato.