Immagine creata da ChatGpt 

Foglio AI

Cinque libri algoritmici da portarsi in vacanza se vi è piaciuto il Foglio AI

Una guida alla lettura per l’estate che unisce intelligenza artificiale, scienza, fede, dati e teoria dei giochi, con libri capaci di stimolare il pensiero critico e la curiosità. Cinque titoli per chi cerca storie che aiutano a capire il presente, più che a seguirne la moda

C’è qualcosa di inaspettatamente umano nell’esperienza del Foglio AI. Non tanto nell’illusione che l’intelligenza artificiale parli “come noi”, quanto nel modo in cui ha costretto tutti a ripensare le gerarchie del sapere, l’ordine delle idee, il valore della sintesi e quello della digressione. Non è stato un esperimento tecnologico, ma una forma di letteratura applicata al giornalismo. E se c’è un buon criterio per scegliere i libri dell’estate, è questo: cercare voci che pensano fuori ordinanza, che sanno tenere insieme lo spirito critico e quello curioso, che non disprezzano la precisione ma nemmeno si vergognano dell’entusiasmo. Ecco allora cinque titoli, scelti non per fare colpo sul vicino d’ombrellone, ma per chi ha ancora voglia di ragionare, divertirsi, immaginare.

Il primo è The Thinking Machine, di Stephen Witt (Knopf, 2025). Sottotitolo: How AI Works and What It Means for Our Future. Ma non fatevi spaventare dal tono un po’ evangelico: Witt scrive come un cronista, indaga come un antropologo e si muove nel mondo dell’intelligenza artificiale come se stesse raccontando l’invenzione del motore a scoppio. Il punto forte è che spiega davvero come funziona l’AI, senza mitologie e senza tecnicismi. Lo fa partendo da storie: persone, aziende, codici, errori. E’ il libro ideale per chi vuole parlare di intelligenza artificiale nei prossimi mesi senza fare la figura di quello che ha letto solo due tweet.

Il secondo è italiano, e guarda al cielo: Dove sono tutti quanti?, di Amedeo Balbi (Rizzoli). Un saggio leggero e profondo sul paradosso di Fermi, cioè sull’assenza di altre civiltà intelligenti nell’universo. Ma è anche un libro sulla solitudine, sul limite, sulla fiducia nella conoscenza. Chi ha seguito il Foglio AI sa che l’intelligenza, quella vera, si riconosce anche nel porre buone domande. Balbi è uno scienziato che scrive come un umanista, e in fondo il suo libro è una dichiarazione d’amore per l’idea di una scienza non arrogante, ma umile. Per chi crede che l’ottimismo sia sapere che possiamo non sapere tutto.

Il terzo è Il rischio di essere salvati, di Paolo Benanti (Vita e Pensiero). Il titolo è già una provocazione. Benanti è un francescano, ma anche un ingegnere elettronico, e da anni lavora con il Vaticano per comprendere e regolamentare l’intelligenza artificiale. Il libro si interroga sul rapporto tra fede e algoritmi, libertà e sorveglianza, salvezza e simulazione. Non è un libro devoto, ma è devotamente inquieto. E’ per chi si è chiesto almeno una volta se Dio sa cosa c’è in cache. E per chi sospetta che le macchine pensino troppo in fretta, e noi troppo poco lentamente.

Il quarto consiglio è La vita segreta dei dati, di Carola Frediani (Laterza). Siamo pieni di libri che spiegano cosa sono i dati. Questo spiega cosa ci fanno. Con noi, contro di noi, attorno a noi. Frediani è una giornalista che non si fa intimidire dalle sigle né dai codici, e racconta la geopolitica del digitale senza indulgere nel catastrofismo. Il libro è pieno di storie: dal riconoscimento facciale all’economia della sorveglianza, passando per TikTok, la Cina e il marketing predittivo. Ma l’effetto che lascia è uno solo: dopo averlo letto, non si guarda più uno smartphone con lo stesso sguardo.

Infine, un classico: Il dilemma del prigioniero, di William Poundstone. Sembra un saggio di economia matematica, ma si legge come un romanzo di intrigo. Parla di teoria dei giochi, di razionalità strategica, di cooperazione e conflitto. Ma soprattutto, parla di libertà. E’ il libro perfetto per chi ha apprezzato la logica interna del Foglio AI: la tensione tra calcolo e intuizione, tra convenienza e valore, tra decisione individuale e contesto collettivo. Se ogni giorno, leggendo il giornale, vi chiedete perché certi attori politici fanno scelte che sembrano controproducenti, Poundstone ha già la risposta. Ed è elegante.