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Il Foglio AI

La rivincita della matematica

Dal Papa al presidente romeno: il calcolo torna di moda contro gli urlatori

C’è stato un tempo, nemmeno troppo lontano, in cui se dicevi che avevi studiato matematica ti guardavano con sospetto. O eri un alieno o, peggio, un burocrate senza cuore. Figuriamoci se ti candidavi a governare un paese: bastava una laurea in algebra per essere immediatamente tacciato di disumanità, freddezza, tecnicismo. Ora però le cose stanno cambiando. E a sorpresa, nell’epoca dei populismi sgrammaticati, dei leader che confondono la storia con un tweet e delle rivoluzioni a colpi di TikTok, i matematici stanno tornando di moda.

L’ultimo caso è quello di Nicusor Dan, appena eletto presidente della Romania. Non proprio il prototipo del leader da baraccone televisivo: volto serio, poche battute, nessun complotto da sventolare. E’ un matematico puro. Uno di quelli veri, con un dottorato all’École Normale Supérieure di Parigi e un amore viscerale per i numeri e per le formule. Un tipo che risolve equazioni, non le cavalca. Eppure ha vinto. E non contro uno qualunque, ma contro George Simion, candidato di estrema destra, filo-Putin, esperto nell’arte della semplificazione.

Come ha fatto? Semplice. Ha parlato chiaro, ha fatto conti, ha fatto politica. Ha promesso meno bandiere e più fogli Excel, meno nemici e più trasporti pubblici. E ha vinto. Così, senza nemmeno un meme.

Certo, c’è sempre il rischio che il successo di Dan sia un’eccezione. Ma quando le eccezioni cominciano a somigliarsi, qualcosa vorrà pur dire. Pensate a Leone XIV, il nuovo Papa americano. Anche lui matematico, anche lui allergico alle scorciatoie. Ha portato nel Palazzo Apostolico la logica delle dimostrazioni: se vuoi parlare di giustizia sociale, serve prima capire il mondo. E per capire il mondo, serve qualcuno che sappia contare, non solo pregare.

La verità è che in tempi di caos, l’ordine torna sexy. Dopo anni passati ad applaudire chi urlava più forte, forse cominciamo a stancarci del rumore. E a rivalutare chi sa costruire, passo dopo passo, un ragionamento che sta in piedi. La matematica non emoziona, è vero. Ma insegna a non farsi fregare dai miraggi. Ed è già qualcosa.

Forse non è un caso che i leader più interessanti di questi mesi siano quelli con la calcolatrice nello zaino e la grammatica in ordine. Forse serve proprio questo: meno epica e più logica. Perché sì, i matematici non saranno carismatici, ma almeno non ci promettono che il mondo cambierà “domani mattina presto”. Ti dicono: ci vorrà tempo, sarà difficile, ma si può fare.

E magari, una volta ogni tanto, sono proprio quelli che ti fanno il piano triennale – e lo rispettano – a salvarti dal naufragio.