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Il Foglio AI

Meloni secondo Berlino

Perché la stampa tedesca elogia la presidente del Consiglio: un modello più che una minaccia

Che cosa sta succedendo nei giornali tedeschi? In pochi mesi, la reputazione di Giorgia Meloni ha compiuto un giro completo nella stampa di lingua tedesca, passando dall’essere vista come un’incognita populista a diventare un simbolo di stabilità e forza democratica. Dopo Die Zeit, che già lo scorso anno aveva pubblicato un ritratto positivo della premier italiana, ora è Die Welt a intervenire, con un editoriale firmato dall’economista francese Nicolas Baverez. Il tono non è quello dell’osservatore neutrale, ma del sostenitore: “Ha smentito tutti coloro che avevano previsto il suo inevitabile fallimento”, scrive Baverez. E ancora: “E’ una delle donne più forti d’Europa”.

C’è un elemento di verità nei numeri: l’Italia cresce più della media dell’eurozona, il governo è stabile, e le politiche migratorie – tra controlli esterni e regolarizzazioni interne – hanno messo d’accordo pezzi diversi del sistema produttivo e politico. Ma a colpire è la cornice. L’editorialista francese parla a un pubblico tedesco che oggi guarda all’Italia come a un’isola di governabilità in un continente sempre più turbolento. Mentre in Francia Macron è contestato a destra e a sinistra, e in Germania il governo Scholz vive la sua agonia silenziosa, Meloni appare come la nuova erede della solidità merkeliana: moderata nei toni, pragmatica nei fatti, decisa nel comando.

Il giudizio tedesco non è solo tecnico. E’ anche psicologico, e in parte nostalgico. In Meloni, i giornali tedeschi vedono ciò che manca loro: una leader riconoscibile, capace di parlare al popolo e agli alleati europei con una sola voce. Il contrasto con Macron è lampante. Dove lui divide, lei unisce. Dove lui teorizza, lei governa. E così persino un tratto potenzialmente divisivo come l’identità conservatrice di Meloni viene letto, in Germania, come una garanzia di radicamento istituzionale.


Questa rilettura della figura di Meloni si inserisce anche in un cambiamento più ampio del racconto europeo sul potere. Dopo anni in cui i media continentali tendevano a diffidare dei governi con una forte impronta ideologica, oggi la coerenza politica viene percepita come un valore, soprattutto se accompagnata da una gestione ordinata. In questo contesto, il profilo di Meloni – radicato ma non barricadero, conservatore ma non revanscista – sembra offrire una sintesi rassicurante tra identità e governo. Non è un’adesione incondizionata. I giornali tedeschi restano vigili su libertà civili e indipendenza della magistratura. Ma la direzione è chiara: per la Germania, Meloni non è più il rischio, è la risposta. Una risposta, forse, al vuoto di leadership europeo. E soprattutto alla paura di finire nel caos francese.