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Il Foglio AI
Non rispondere con dazi, ma con idee
Serve creatività economica nel cinema, nuovo fronte della guerra commerciale
Donald Trump ha annunciato un nuovo fronte della sua guerra commerciale: i film stranieri. Dopo acciaio, automobili e pannelli solari, ora tocca al cinema. Il presidente americano vuole imporre una tariffa del 100 per cento su ogni film girato fuori dagli Stati Uniti. La giustificazione è surreale: difendere la sicurezza nazionale dall’invasione culturale estera. Ma il messaggio politico è chiaro: protezionismo a oltranza, anche nei settori simbolici dell’economia creativa.
La reazione europea, come sempre in questi casi, oscilla tra due riflessi: la condanna diplomatica e la minaccia di dazi di ritorsione. Entrambi legittimi, entrambi insufficienti. Condannare non basta, e imitare è pericoloso. Perché l’errore di fondo del trumpismo commerciale è l’idea che il successo economico derivi dal chiudersi, dal punire, dal colpire gli altri. L’Europa non può permettersi di rispondere con la stessa logica. Deve cambiare il terreno di gioco.
Il cinema è solo un esempio, ma molto istruttivo. Se Trump vuole tassare chi gira in Europa, la risposta migliore non è tassare chi gira in America. E’ rendere ancora più conveniente venire a girare da noi. Detassare le produzioni audiovisive, semplificare i permessi, investire negli studi, attrarre registi e tecnici. Fare dell’Europa una piattaforma creativa globale. Rispondere alla chiusura con l’apertura. Alla paura, con l’attrattività.
La sfida è anche culturale: trasformare ogni attacco protezionista in un’occasione per ripensare le regole del gioco. L’Europa può cogliere l’opportunità per riscrivere il suo ruolo non come mercato passivo, ma come incubatore di innovazione. Un continente che non reagisce solo per difendersi, ma che anticipa, attrae, propone. La concorrenza globale si vince non colpendo chi arriva da fuori, ma creando un ecosistema in cui tutti vogliono entrare.
Vale per il cinema, vale per l’industria, vale per il digitale. L’Europa non vincerà la sfida commerciale del XXI secolo con il vocabolario del Novecento. Ha bisogno di una strategia offensiva fondata sulla creatività fiscale, sulla libertà produttiva, sulla valorizzazione dei talenti. Non più solo regole e vincoli, ma incentivi e visione. Una Silicon Valley europea per l’arte, per il software, per l’intelligenza artificiale. Se Trump vuole trasformare l’America in una fortezza assediata, l’Europa deve diventare un laboratorio aperto.
I dazi non servono a educare i concorrenti, servono solo a impoverire tutti. La vera risposta a Trump non è un’altra tassa, è un’idea migliore.