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FOGLIO AI
Il coraggio di proteggersi. Difendere l'Europa anche quando è scomoda
Dal caso AfD alle presidenziali annullate in Romania, cosa cambia nel modo in cui l’Ue si difende. Dare un nome alle minacce
La democrazia liberale è sotto attacco, e non solo da fuori. Lo è anche da dentro, da forze che usano la libertà per logorarla, le regole per scardinarla, il dissenso per ribaltare le premesse stesse della convivenza. E l’Europa, per una volta, sembra essersene accorta. In Germania, i servizi segreti hanno dichiarato l’AfD – partito di estrema destra in ascesa – come organizzazione “pericolosa per l’ordine democratico”. In Romania, la Corte costituzionale ha annullato il primo turno delle presidenziali per gravi interferenze straniere. Reazioni forti, che molti osservatori hanno letto come sintomi di un’Europa impaurita, intollerante, tentata dal controllo.
Ma è il momento di dire l’opposto. E’ proprio quando la democrazia alza le antenne che dimostra di voler sopravvivere. Non è l’intolleranza a guidare queste misure. E’ l’istinto di difesa. E la difesa, quando è tardiva, serve a poco. In una lunga intervista al Corriere, Luciano Violante ha ricordato una cosa che tendiamo a dimenticare: in democrazia, nessun diritto è assoluto. Nemmeno la sovranità popolare. Nemmeno la libertà d’espressione, se diventa copertura per sovvertire l’ordine costituzionale. E’ un principio che vale da sempre, ma che abbiamo disimparato dopo la fine della Guerra fredda, quando ci siamo illusi che la democrazia si espandesse da sola, come una specie naturale. E invece va curata, difesa, nutrita. Anche con scelte scomode.
In Germania, la Costituzione prevede esplicitamente che si possano bandire forze politiche che attentano agli equilibri democratici. Lo si fece con il partito comunista nel 1956. Oggi, è l’AfD a incarnare un pericolo concreto: non perché è “contro il sistema”, ma perché è dentro il sistema con l’obiettivo dichiarato di sabotarlo. Il suo apparato giovanile si ispira apertamente a teorie suprematiste, flirta con l’estrema destra identitaria europea, propone misure apertamente discriminatorie. E’ legittimo che i servizi la sorveglino. E’ doveroso che la politica si prepari, se necessario, a escluderla dall’arco costituzionale.
Stesso discorso per la Romania, dove la decisione di annullare il primo turno delle elezioni presidenziali è stata criticata come atto “illiberale”. Le elezioni non sono solo un numero: sono un processo pubblico, trasparente, affidabile. Se mancano queste condizioni, annullare è doloroso – ma è più democratico che fingere che vada tutto bene. Chi critica queste mosse in nome della tolleranza dimentica che la tolleranza non può essere suicida. In Europa stiamo affrontando un assalto multiplo: c’è la pressione esterna (Russia, Cina, disinformazione, propaganda), e c’è il logoramento interno, fatto di partiti che usano il linguaggio democratico per veicolare narrazioni anti-democratiche. Difendersi non è facile. Ma oggi è necessario.
Non si tratta di invocare soluzioni autoritarie, né di mettere fuori legge le opposizioni. Si tratta di capire che i sistemi liberali non sono neutri. Sono sistemi normativi: hanno confini, valori, gerarchie. Chi partecipa alla loro vita pubblica deve riconoscerli. Se un partito, un movimento, un candidato vuole usarli per distruggerli, allora lo stato ha il diritto – e il dovere – di reagire. Anche se ciò comporta restrizioni. Anche se costa impopolarità.