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il figlio

Perché mio figlio dovrebbe passare il tempo a scrivere a me?

Annalena Benini

Mi racconti qualcosa? “No”. Qual è la parte della parola “no” che non capiamo? La gita con la scuola è un mondo che non appartiene ai genitori

Mio figlio di sedici anni è partito con la scuola, una specie di Erasmus di pochi giorni in Turchia, a Smirne. Parecchi genitori hanno trovato che la meta fosse troppo poco interessante e non hanno mandato i figli, io che non sono mai stata a Smirne sono così invidiosa che ho pregato, implorato, minacciato, blandito, offerto premi in denaro per ricevere almeno un centinaio di foto e video. Era anche un modo secondo me molto furbo di controllarlo senza dare quell’impressione. Che illusa. Da quando mio figlio è partito, fiero di non darmi nemmeno la soddisfazione di preparare la valigia insieme, non ho ricevuto neanche un messaggio. Non ha risposto a niente, mai, tranne il giorno dell’arrivo in cui ha comunicato che la sua sim non funzionava. All’inizio non ci ho fatto caso, la cosa più importante è sempre e solo che sia sano e salvo, poi mi sono offesa di venire ignorata così profondamente, poi ho ripensato a me stessa alla sua età, e dopo. Mi veniva forse in mente, la sera in albergo, o più avanti in ostello, in campeggio, di cercare un telefono fisso per parlare con i miei genitori? Dopo averli (non sempre) rassicurati sul mio essere ancora in vita, certo che no. I genitori sparivano dall’orizzonte dei lobi frontali, senza cattiveria, proprio semplicemente perché quella era un’altra vita, un altro universo spazio temporale e non prevedeva intrusi di fasce d’età differente, quella era la scoperta del mondo e dalla scoperta del mondo sono esclusi i legami di sangue e le domande su che cosa hai mangiato. Ve li immaginate i personaggi di Stephen King che telefonano a casa o mandando messaggi per dire che faranno tardi? So che non è un esempio rassicurante, so anche che quei genitori avevano altri problemi, però in Stand by me nessuno racconta a casa i fatti propri o dice: sai ieri abbiamo camminato lungo le rotaie alla ricerca di quel cadavere, ma non preoccuparti ho mangiato cose sane e non ho sudato tanto.

E allora perché ci rimango male se mio figlio non mi manda sessanta messaggi da Smirne? Perché sono una madre egocentrica e penso che lui abbia il dovere di intrattenermi e anzi il piacere di farlo, penso che in fondo quella gita è mia. Quella vita è mia, o almeno è ad alta partecipazione mia e delle mie aspettative. La cosa fantastica di veder crescere dei figli è che le aspettative vanno alla velocità della luce su altri pianeti, dentro un missile che proprio non ha interesse a comunicare con noi, e per fortuna quelle aspettative sono già finite nella quinta dimensione, completamente fuori dal nostro controllo.

Quella gita non è mia, non ho il diritto di saperne niente. Quella gita è un mondo che non mi spetta, se non negli orari di decollo e atterraggio. Poi è successo che non solo io implorassi foto, non sono l’unica stalker di mio figlio. E infatti alle insistenti domande e richieste e preghiere lui ha risposto un semplice, direi anche efficace: “no!”, con il punto esclamativo che rende l’idea. Una volta una mia amica, che aveva risposto “no” alla richiesta di lavoro di un tizio, e lui non era evidentemente abituato e vacillava, e quindi insisteva, gli ha scritto questa email: qual è esattamente la parte della parola no che non capisci? Ho giurato che avrei amato la mia amica per sempre, qualunque cosa fosse accaduto. Dopo trent’anni, la amo ancora, e di cose ne sono successe tante. E mio figlio alla fine ha risposto a noi scocciatori egotici che non capiamo la parola “no”: a regà, mi sto godendo la vita.

 

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  • Annalena Benini
  • Annalena Benini, nata a Ferrara nel 1975, vive a Roma. Giornalista e scrittrice, è al Foglio dal 2001 e scrive di cultura, persone, storie. Dirige Review, la rivista mensile del Foglio. La rubrica di libri Lettere rubate esce ogni sabato, l’inserto Il Figlio esce ogni venerdì ed è anche un podcast. Ha scritto e condotto il programma tivù “Romanzo italiano” per Rai3. Il suo ultimo libro è “I racconti delle donne”. E’ sposata e ha due figli.