Ansa
Il Figlio
Quel che ci salva è scoprire chi siamo e cosa (non) vogliamo per stare bene
Nei romanzi di Lorenza Gentile spesso una donna scopre un nuovo lato di sé. Non è possibile immaginarci liberi se continuiamo a esistere in un mondo di catene, come i lavori ripetitivi, i fidanzati noiosi, le ricette di vita ereditate dai genitori, la nostra voce interna e il conto in banca
Il motivo per cui milioni di persone hanno amato Gilmore Girls, la serie tv diventata un classico della cultura pop, non sono tanto le vicende di Lorelai e Rori, madre single trentenne e figlia adolescente, ma l’incanto della loro vita a Stars Hollow. E’ la cittadina immaginaria del Connecticut, in cui tutti si conoscono, ficcano il naso negli affari di tutti e nessuno è mai davvero solo, ad attirarci e farci ritornare. Creare ambientazioni come Stars Hollow è la specialità di Lorenza Gentile, scrittrice che libro dopo libro – sono tutti editi da Feltrinelli – consolida un pubblico di lettori affezionati, forse anche perché risponde senza furbizie o faciloneria a un bisogno dei tempi. Quello che fa Lorenza Gentile non è creare uno stereotipo di luogo da Hallmark movie, ma immaginare un ambiente reale in cui le persone sono costrette dalle circostanze a collaborare, che sia per scarsità di risorse, per una minaccia imminente, o per il patto sociale insito negli ambienti geograficamente ostili.
In La volta giusta, uscito per Feltrinelli, l’ambientazione è la montagna dell’entroterra ligure, fra Liguria, Piemonte e Francia, un territorio accomunato da una lingua quasi scomparsa e dai bassissimi tassi di natalità. La protagonista, che è appena stata lasciata, si trova a gestire un bed & breakfast, poiché ha vinto uno di quei bandi pubblici che provano a combattere lo spopolamento dei borghi. Immaginando un luogo in cui ogni nuovo residente è di per sé un dono – perfino il giapponese muto appassionato di trekking viene accolto con calore – Gentile inserisce la benevolenza umana come condizione preesistente, potendo evitare così l’ottimismo sovraimposto, il buonismo, la magia.
Dopo aver creato questa ambientazione, la sua lingua, le dinamiche fra residenti, una comunità che non ha bisogno di essere perfetta o favolistica perché è già intrinsecamente meno feroce della “vita vera”, Gentile può inserire un personaggio solitario: cosa succede a questo personaggio (e quindi cosa succederebbe a noi) se tutti attorno a lui non fossero, per una volta, tremendamente stronzi? Che è esattamente il principio di Stars Hollow. Quello che succede, anche nei precedenti romanzi, è che spesso una donna – confusa, sola, anche un po’ mediocre (Lucilla è un “sei meno”) scopre un nuovo lato di sé. Come a dire che non possiamo immaginarci liberi se continuiamo a esistere in un mondo di catene. Le catene sono i lavori ripetitivi, i fidanzati noiosi, le ricette di vita ereditate dai genitori, la nostra voce interna e il conto in banca che ci vuole membri funzionanti della società.
Quando qualcosa si rompe e si innescano delle reazioni – in Le piccole libertà (2021) una ragazza un po’ infantile trova a Parigi, nel microcosmo della libreria Shakespeare and Company, il modo di “svegliarsi”; in Le cose che ci salvano c’è il quartiere di periferia sulla riva del Naviglio e una ragazza che fa l’idraulica, in Tutto il bello che ci aspetta il luogo si restringe ancora di più, è un ashram in Puglia. Sono tutti mondi rari e specifici ma non irreali: quelle che l’autrice costruisce non sono fantasie né feel good puri, resiste sempre una realtà, una ostilità anche, una difficoltà dei rapporti. L’ambientazione dà una spinta verso una “liberazione” che questi personaggi potrebbero raggiungere anche nel mondo reale. Il desiderio di vivere in un modo che assomigli di più ai propri ritmi e alle proprie attitudini, smettere di inseguire un successo definito da altri e non sempre adatto a noi, scendere dalla giostra della finzione: è questa l’esigenza in cui si riconoscono molti lettori, ed è l’esigenza che Lorenza Gentile racconta nelle sue storie.