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Il Figlio

Che c'è di meglio dei vent'anni? Norma Desmond e noi 

Annalena Benini

Un’auto rivestita di leopardo e quella volgarità anagrafica di dirle: hai cinquant’anni. In Viale del tramonto, l'attore William Holden glielo ha detto con lo stesso tono con cui si avverte qualcuno che non se ne è accorto che ha una spada conficcata nel petto e che il sangue sta zampillando

"Tu sei una donna di cinquant’anni. Apri gli occhi! Non c’è niente di tragico ad avere cinquant'anni, se non se ne vogliono avere venticinque a tutti i costi”. Fino a quella frase giacevo beatamente sprofondata nella poltrona del cinema, senza pop corn ma con una visuale perfetta, uno schermo gigantesco quasi tutto per me, mi stavo godendo per la prima volta in lingua originale Viale del tramonto (restaurato, magnifico), accorgendomi di non avere mai pensato, in tutti questi secoli, all’età di Norma Desmond (Gloria Swanson).

 

Lei è eterna, millenaria, è una diva del cinema muto, ha avuto tutto, ha un’auto foderata di leopardo parcheggiata in garage, riceveva diciottomila lettere di ammiratori alla settimana, gli uomini corrompevano il parrucchiere per una sua ciocca di capelli, un maharajà venne dall’India per avere una delle sue calze di seta: quando la ottenne, ci si strangolò. Ora, certo, l’hanno dimenticata in tanti, ma è perché il mondo è cambiato in fretta. Anzi, come dice lei all’inizio allo sceneggiatore scalcagnato che le si è appena intrufolato nella lugubre villa: “Io sono sempre grande, sono i film che sono diventati piccoli”. E come si fa a non ammettere che sì, lei è sempre grande, anche nella mitomania, nella disperazione, nelle speranze, nel rimpianto per il passato glorioso in cui nessuno poteva fare a meno anche solo di sognarla? Nonostante le umiliazioni, quelle bende sulla faccia per togliere le rughe, la dieta per perdere mezzo chilo, il bellimbusto di non grandi speranze che vive dei suoi regali e scansa i suoi baci, non c’è nessuna come lei. 

 

E allora perché infliggerle questa iniezione di realtà, questa volgarità anagrafica? Hai cinquant’anni. William Holden glielo ha detto con lo stesso tono con cui si avverte qualcuno che non se ne è accorto che ha una spada conficcata nel petto e che il sangue sta zampillando.

 

Uscita dal cinema, facendomi largo tra una folla di ragazzi entusiasti (“Che c’e di meglio dei vent'anni?”, poiché tutti viviamo di citazioni dai film appena visti), ho saltato tutta la parte del “capolavoro” e ho mandato messaggi scandalizzati: aveva solo cinquant’anni! La trattano come se fosse morta! Scrivono “senescente”! Mi hanno risposto: ma a quei tempi cinquant’anni erano tantissimi. Per una diva del muto, probabilmente sì. Il suo primo marito, regista, maggiordomo, meraviglioso Erich Von Stroheim, unico con un po’ di cuore, l’aveva scoperta quando aveva sedici anni. Se è vero che Norma Desmond non tornava sulle scene da vent’anni, significa che a trent’anni il mondo le aveva detto: addio. Il film è del 1950, Gloria Swanon, nata nel 1899, ne aveva cinquantuno e mise in gioco tutto il suo talento e la sua spietatezza per interpretare una sé stessa in preda a un climax di follia, e mia figlia a cui ho raccontato il film nei dettagli, rovinandole la sorpresa, soffermandomi particolarmente su questa faccenda dell’età, pretendendo da lei il mio stesso scandalo, mi ha detto: mamma, non per offenderti, ma lo stai prendendo un po’ troppo sul serio. Apri gli occhi.

 

Apro gli occhi. E dico a Norma Desmond, dico a Gloria Swanson: non siete voi le pazze. Non siete voi le mitomani. C’è una scena, in particolare, in cui l’uomo delle luci, soprannominato da tutti Occhio di Bue, riconosce Norma Desmond e le gira la luce addosso. Le dice: voglio illuminarti meglio, Norma. Non vi dico che cosa succede, ma in confronto avere vent’anni è niente.
  

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  • Annalena Benini
  • Annalena Benini, nata a Ferrara nel 1975, vive a Roma. Giornalista e scrittrice, è al Foglio dal 2001 e scrive di cultura, persone, storie. Dirige Review, la rivista mensile del Foglio. La rubrica di libri Lettere rubate esce ogni sabato, l’inserto Il Figlio esce ogni venerdì ed è anche un podcast. Ha scritto e condotto il programma tivù “Romanzo italiano” per Rai3. Il suo ultimo libro è “I racconti delle donne”. E’ sposata e ha due figli.