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IL FIGLIO

La più bella. La versione di Elena di Troia, nel mito crudele verso le donne

Sandra Petrignani

Il libro scritto da Brunella Schisa sa rendere contemporanee racconti di vecchie storie analizzando, fra erotismo rabbia e tenerezza, la struggente realtà dell’attrazione e dell’amore fra un uomo e una donna

L’infanzia degli dei non è mai in primo piano nei mille racconti che li riguardano. Viene a galla come per caso, a giustificare un comportamento, ad arricchire la storia fosca – fatta quasi sempre di liti, gelosie, tradimenti – che li riguarda. Del resto gli dei sono eterni, e anche in qualche modo eternamente bambini, capricciosi come ce li tramanda la mitologia, bizzosi, vendicativi, irriducibili, restii ad arrendersi a una sconfitta, pronti alla lotta e alla sopraffazione, e anche i loro amori sono esagerati, abnormi, le loro sofferenze inguaribili.
 La più bella, scritto da Brunella Schisa e pubblicato adesso da HarperCollins, sottotitolo La versione di Elena, è il secondo romanzo che leggo quest’anno dedicato agli dei (l’altro è Il dio del fuoco di Paola Mastrocola, edito da Einaudi e da me recensito su questa stessa pagina). Ammetto che all’uno e all’altro mi sono avvicinata con sospetto.

Che altro può aggiungere alla storia dell’Olimpo, dopo l’Iliade e l’Odissea, i tragici greci e tanti innumerevoli confronti fra destino umano e responsabilità divine, il pensiero di uno scrittore contemporaneo? Poi mi sono detta che l’uno e l’altro romanzo sono firmati da mano femminile. E che una scrittrice si misuri con una mitologia, che è stata pensata dagli uomini anche a rappresentare l’altro sesso, non è certo insignificante. Nel caso di Schisa poi, l’intento è dichiarato in quel sottotitolo, La versione di Elena. Come non è un caso che Mastrocola abbia eletto protagonista Efeso, un dio storpio, rifiutato alla nascita dalla madre e buttato giù dai cieli.


Sì, è giusto, direi indispensabile che una scrittrice contemporanea si misuri con un pensiero tanto antico e quasi sempre molto crudele verso le donne. Prendiamo la più bella di tutte, Elena. Lei che era stata stuprata ancora bambina, lei che a causa del suo corpo e del suo viso meravigliosi scatenava rivalità fra i più potenti dei maschi, massacri, guerre infinite, da tanti additata come colpevole. Che fosse soltanto la prima vittima della propria “offensiva” bellezza? Elena che aveva capito presto, proprio come l’indimenticabile Schiava d’amore di un film di Nikita Mikhalkov, che “gli uomini erano delle belve”, capaci di appropriarsi del corpo di una donna, di sfruttarlo senza ritegno e liberarsene senza rammarico. Elena che soffre per amore, che sbaglia valutazioni e scelte e che solo lungo un percorso accidentato e pericolosissimo scoprirà la verità dei propri sentimenti. E anche per il marito Menelao, che lei ha tradito, sarà lo stesso, in una parità che i cantori del passato, anch’essi accecati dalla potenza della sua bellezza e dagli stereotipi della leggenda, non hanno potuto cogliere. Ma Schisa si muove nel labirinto di una storia che abbiamo amato sui banchi di scuola, fra nomi impossibili divini e umani, fra leggende e invenzioni.

E fin dalle prime pagine, nella pancia di quel celebre cavallo che fu la fine di Troia, grazie al genio bellico di Ulisse, e che tanto fu cantato nell’Eneide, trova una lingua moderna e avvincente sia quando descrive gli eroi antichissimi, i loro discorsi, le strategie come anche una commovente capacità di resa, sia quando porta in primo piano la complessità delle relazioni, fra giovani e vecchi, fra donne e uomini, fra marito e moglie.
La vicenda del complicato matrimonio fra Elena e Menelao, re di Sparta, del tradimento di lei con Paride che la porterà a Troia, della guerra che si scatena perché Menelao deve difendere il proprio onore, la scena in cui lui rinuncia a ucciderla, la riconciliazione…sono racconti di una vecchia storia d’amore che Brunella Schisa sa rendere contemporanea scandagliando, fra erotismo rabbia e tenerezza, la struggente realtà dell’attrazione e dell’amore fra un uomo e una donna.

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