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Il Figlio

Non la capisco, non ti capisco. E perché mai dovresti capire?

Annalena Benini

Questo cervello non mio si muove probabilmente nel modo sbagliato. Se si muovesse nel modo giusto, infatti, io capirei tutto e andremmo a comprare quelle stramaledette scarpe e non ti dimenticheresti di avvisarmi che fai tardi per quattro volte di fila

Non la capisco, non ti capisco, non vi capisco. Finché qualcuno apre l’acqua fredda della doccia e dice: ma perché mai dovresti capire, ma chi ti credi di essere? Questa è un’autocritica, ma so che non succede solo a me. Un ragazzo (o una ragazza) di sedici anni torna tardi una sera, doveva rimanere a casa con gli amici e invece è uscito, è andato nel solito posto, quello in cui tu non vuoi che vada perché ti preoccupi, ha detto che avvertiva quando stava per tornare e non ha avvertito, sarà la quarta volta che non avverte, l’hai aspettato un po’ sveglia un po’ addormentata, hai bevuto molta acqua, hai mangiato dei cioccolatini che non dovevi mangiare, hai mandato messaggi non visualizzati, ti è salita la rabbia, poi le chiavi nella toppa e tuo figlio è lì, ha sonno, non è contrito, gli si è scaricato il telefono, non ci ha pensato, chill mamma su, ma non mi racconti niente? Mamma dai sto a morì de sonno, cià. Non lo capisco. 

 

Una ragazza (o un ragazzo) di diciott’anni torna da scuola e tu gli hai preparato la pasta al pesto che gli piace tanto, lo fai solo per vedere quella faccetta carina che si illumina di fame e di contentezza, ma lei stavolta dice che non ha fame, ha mangiato un pezzo di pizza con Giorgia, ma lasciala lì, la mangio a merenda, con quell’aria annoiata che se le chiedi: come va?, non fa neanche lo sforzo di dire: bene, ma dice: normale. Normale come vuoi che vada. Che fai oggi? Niente. Stasera? boh. Ti va di andare insieme a comprare quelle scarpe che hai visto in vetrina e hai detto: fighe? No non mi va. Non la capisco. E quindi io, lei, tu, noi tutti: non ti capisco. E il giorno dopo al telefono con qualcuno, al caffè con un’amica, a letto prima di svenire di sonno: non la capisco, non lo capisco.

 

Come se avessimo il diritto di capire, e come se spettasse a loro farsi capire. Non ti capisco significa infatti: ti comporti in un modo talmente assurdo che io, depositaria del canestro delle cose giuste, non ti capisco. Non ti capisco: ma non perché, banalmente, non sono la proprietaria del tuo cervello, non ti capisco perché il tuo cervello si muove in modo strano, incomprensibile appunto, e non lo voglio dire esplicitamente, perché sono illuminata e benevola, per niente aggressiva figuriamoci, ma questo cervello non mio si muove probabilmente nel modo sbagliato. Se si muovesse nel modo giusto, infatti, io capirei tutto e andremmo a comprare quelle stramaledette scarpe e non ti dimenticheresti di avvisarmi che fai tardi per quattro volte di fila e avresti cura del mio sonno, del mio bisogno di chiacchierare, del mio bisogno di rassicurazioni, del mio bisogno di non sentire che il tempo passa, del mio sgomento di fronte a tutto quello che non so. Di me, di me, di me. Insomma, questo: non ti capisco significa un’altra cosa, un po’ ricattatoria.

 

Significa: non mi capisci. Non mi capisci e non ti fai carico della mia felicità, del mio bisogno di essere rassicurata, amata, voluta bene, tranquillizzata, intrattenuta. Non capisci che ho bisogno di specchiarmi in te, che voglio che tu ti comporti come mi comporterei io, con in più la gratitudine. Non capisci che ho bisogno di sentirmi indispensabile? Non capisci che se non capisco te, allora non capisco niente? La prossima volta che non ti capisco, cioè fra tre minuti, non lo dirò a nessuno. E se non vuoi la pasta al pesto, me la mangio io. E se torni tardi senza avvertire, sono felice che ti diverti, almeno tu.

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  • Annalena Benini
  • Annalena Benini, nata a Ferrara nel 1975, vive a Roma. Giornalista e scrittrice, è al Foglio dal 2001 e scrive di cultura, persone, storie. Dirige Review, la rivista mensile del Foglio. La rubrica di libri Lettere rubate esce ogni sabato, l’inserto Il Figlio esce ogni venerdì ed è anche un podcast. Ha scritto e condotto il programma tivù “Romanzo italiano” per Rai3. Il suo ultimo libro è “I racconti delle donne”. E’ sposata e ha due figli.