Il figlio

La sveglia suona o non suona? Cronache di una brutta figura

Annalena Benini

Mia figlia mi chiede di svegliarla presto una mattina. Accetto, ma solo dopo che mi ha fornito il video in cui me lo chiede esplicitamente, in mano una pagina del calendario con cerchiato il giorno di cui si tratta. Fallimento mattutino

Mia figlia mi chiede di svegliarla presto una mattina, perché le lezioni iniziano alle otto e lei per uscire di casa alle sette e venti deve svegliarsi più o meno alle quattro del mattino (esagero, ma non molto): mezz’ora di stiracchiamenti, mezz’ora di colazione, mezz’ora di youtube, mezz’ora di varie ed eventuali, mezz’ora di cani e gatti, insomma l’alba non è abbastanza. E alla fatica del risveglio si è aggiunto questo incredibile mistero: la sveglia del telefono che a volte, senza una spiegazione, non suona. Sostiene che ci sono su youtube molti utenti che denunciano questo abominio. 

 

Io chiaramente non ci credo, per forza: quando sveglio mia figlia non bastano le urla, non basta la musica alta, non basta certo il profumo del caffè, non basta telefonarle a raffica da un’altra stanza, non basta minacciarla di rovesciarle addosso un secchio pieno di ghiaccio. Figuriamoci la sveglia ascendente del telefono. L’unica cosa che funziona sono i gatti che entrano al galoppo nella stanza e saltano sul letto e sulla scrivania e fanno cadere le penne apposta e le danno zampate sulla faccia e entrano sotto le lenzuola. Allora si sveglia, ma mi accusa di averla svegliata male, urla contro i gatti (sottinteso: contro di me). 

 

A quel punto io mi offendo (ma come, ti ho preparato il caffè, anzi il cappuccino, a volte anche le uova strapazzate, ti ho chiamato dolcemente, poi un po’ meno dolcemente, poi ti ho telefonato, poi ho messo la tua canzone preferita, poi poi poi, e tu fai così, ma svegliati da sola, ma lo sai quante cose ho da fare iooooo) e insomma la giornata comincia malissimo. Per questo abbiamo fatto il patto che la sveglio solo se mi implora, solo se registra un video testimoniale in cui mi chiede espressamente di svegliarla in qualunque modo, anche sbattendo fra loro due coperchi. Oppure schiacciando le bottiglie di plastica vicino al suo orecchio. O vuotando la lavastoviglie in quel modo possente che richiede piatti molto resistenti agli urti. 

 

E stavolta mia figlia mi ha chiesto di svegliarla presto, perché non si fida del telefono, sostiene che questo movimento di traditi dalla sveglia dell’iPhone stia aumentando in modo incontrollabile. Io non ci credo. La sveglia vera, quella con le pile, l’ha presa suo fratello che si alza davvero troppo presto per ripassare e offrirsi volontario in tutte le materie, ed è una cosa di cui non voglio sapere niente perché è contraria ai miei princìpi. Accetto di svegliarla, quindi, ma solo dopo che mi ha fornito il video in cui me lo chiede esplicitamente,  in mano una pagina del calendario con cerchiato il giorno di cui si tratta. Mi preparo psicologicamente la sera prima, so che sarà un giorno difficile, so che devo prepararmi al peggio, so che devo chiedere aiuto ai gatti e al cane, so che devo mettere in conto di spaccare qualche stoviglia. Vado a letto però piena di buoni propositi, perché a volte magicamente succede anche che mia figlia si alzi quasi subito, e di buonumore. Domattina potrebbe essere quel giorno.

 

Metto la sveglia molto presto, anche se so che non ne avrò bisogno, e infatti anche questa volta apro gli occhi che fuori è ancora buio. Va bene, mi dico, non esagerare, non è ancora ora. Dopo un minuto o forse due riapro gli occhi, controllo l’ora: sono le otto e quaranta, la sveglia dell’iPhone non è suonata, la lezione è persa, fuori c’è il sole e mia figlia dalla porta mi guarda sogghignando, circondata dai suoi gatti.

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  • Annalena Benini
  • Annalena Benini, nata a Ferrara nel 1975, vive a Roma. Giornalista e scrittrice, è al Foglio dal 2001 e scrive di cultura, persone, storie. Dirige Review, la rivista mensile del Foglio. La rubrica di libri Lettere rubate esce ogni sabato, l’inserto Il Figlio esce ogni venerdì ed è anche un podcast. Ha scritto e condotto il programma tivù “Romanzo italiano” per Rai3. Il suo ultimo libro è “I racconti delle donne”. E’ sposata e ha due figli.