
Il figlio
Il desiderio oltre la coppia, gli amici, l'amore, il corpo e la ricchezza di una vita
La vita di Anna, quel cane e quella foresta di radici intrecciate e antiche. A proposito di "La gioia di ieri", il nuovo libro di Elena Stancanelli
In "La gioia di ieri" di Elena Stancanelli (appena uscito per Einaudi) c’è un cane bellissimo, Frodo, che invece di accoppiarsi con una cana – altrettanto bella, per quanto un po’ in carne, secondo l’inquietante padrona di Frodo, Irina – si lancia oltre il parapetto, da una terrazza al settimo piano. Prima di darsi la spinta nel vuoto si gira verso Anna, e le rivolge uno sguardo, forse un ghigno, come l’ironia di chi guarda la vita da fuori. Per un secondo è un portale verso un’altra dimensione. Poi Frodo si butta – non dire così, intima ad Anna l’amica Micol, giovane e bellissima, non ti fa bene pensarla così. Forse è la sindrome di Capgras. Ma Anna sa cos’ha visto: lei che tutta la vita è stata nella realtà, nel corpo, ed è stata poco incline a ricevere messaggi da altre dimensioni, in quel momento ha un tentannamento che ancora non riesce a interpretare.
La vita di Anna continua a essere ricca di persone, corpi, amici che sono una foresta di radici intrecciate e antiche.
C’è Micol che vive da lei ma poi si innamora e se ne va per un po’: difende la monogamia, perché significa che l’altro ti sceglie. Per Anna è il contrario: la monogamia è un mortificante insieme di regole che conducono alla sofferenza: “non mi è mai capitato di sedermi su un divano con un bicchiere di vino e di dire, accarezzando la mano di qualcuno, è meglio così, saremo più felici se la finiamo adesso”. Cosa viene dopo: “Faccio l’amore con chi mi piace: mi sono ripresa il desiderio e ho lasciato indietro la coppia”. Per un po’ la seguiamo in una riscoperta del desiderio e del piacere, mentre vestita come un ragazzo sul treno incontra Popinga, che le copre il corpo magro con la sua giacca, o Kracklite, che profuma di vaniglia (il più brillante, il più fragile e interessante), o la direttrice della banca: “Da quando, dopo il periodo di lutto seguito alla separazione, ho ricominciato a scopare, le cose vanno così: se qualcuno mi piace, ci scopo.”. Un commento a questa frase postata su Instagram: la coppia è il passato, oramai. Ma anche: che brutto termine scopare – questo libro riporta il corpo e il desiderio in un’epoca che ci vuole tutti sempre nella testa, nell’algoritmo, non solo polarizzati ma anche asessuati, ed è sovversivo nella sua vitalità. Sfiora spesso la morte ma ogni volta ritorna con più decisione nella vita.
C’è erotismo nel rapporto con gli amici di una vita, un gruppo di persone che invece di essersi divise fra maschi e femmine, divorziati o sposati, con figli o senza figli, come siamo abituati a leggere (e forse come ci dividiamo davvero nella nostra vita polarizzata), sono rimaste meravigliosamente tutte insieme. È una piccola comunità che si ritrova a cena da Anna la sera del parto della cana – la cana Mina si è poi accoppiata con Frodo, che non è morto, anzi non si è neanche fatto male.
La sera del parto di Mina è il culmine della presenza: c’è Piero, che quando ha avuto la possibilità di uscire a cena con Micol e le ha chiesto di pagare di più perché lei ha mangiato la bistecca; Arianna la figlia adolescente di Paola (e di un uomo chiamato l’Inutile), che aiuta a far nascere i cuccioli, c’è il veterinario Gabriele, un personaggio che sappiamo splendido senza che ci venga detto che è bello, perché c’è la naturalezza dei dialoghi e tutto sta nella percezione che i personaggi hanno di tutti gli altri: Gabriele è brillante, cinquantenne, ha una storia con Micol. La moglie Alessandra non si dispera.
Quel giorno sulla terrazza non è morta nemmeno Anna, e non è scomparsa la sua parte ricettiva, ancorata alla vita e alla materia. Qualcosa di diverso si è fatto strada, un nuovo modo di farsi investire dalla vita, e dalla sua sensualità.