Il Figlio

Sono rimasto solo

Valentina Furlanetto

Pollicino al confine con il Messico, senza genitori. Gli orchi non sono mai spariti  

I miei genitori erano comunisti, ma non mi hanno mai mangiato. L’ho temuto seriamente solo una volta, in viaggio in Bulgaria. Era l’estate del 1976, avevo quattro anni e in effetti sarei stata deliziosa fritta. Arrivammo a tarda sera a Sofia ed era tutto chiuso, cercammo disperatamente un posto dove cenare, ma non si trovava. Ancora oggi, quando ne riparlano, ripetono quanta fame avevano. Credo sia per sottolineare lo sforzo che hanno fatto.

 

La mia più grande paura da bambina, quindi, era quella di essere mangiata dai comunisti e, visto che i miei genitori erano comunisti, di essere mangiata dai miei genitori. La seconda mia più grande paura era di perdermi o che mia madre mi abbandonasse. Ero terrorizzata di voltarmi e di non trovarla più. E quella stessa ansia l’ho provata per lunghissimi istanti quando, qualche tempo fa, non ho più trovato mio figlio dentro un supermercato. Una fitta allo stomaco. 

 


L’ho avvertita nuovamente l’altro giorno mentre guardavo un video in rete dove c’è un bambino che indossa una giacca a vento blu e gialla, singhiozza e cammina nel deserto, lungo una strada polverosa tra Texas e Messico. Arriva un’auto della pattuglia del Border Patrol e il bimbo tra le lacrime sussurra in spagnolo “mi può aiutare? Sono rimasto solo”. Quel bambino sono io.

 

Ho sperato che il video fosse falso. Non lo è. Il bambino si chiama Wilton Obregon, è nicaraguense, ha 10 anni e la sua storia, ricostruita dal Washington Post, è questa: Wilton e la madre Meylin sono scappati dal Nicaragua, dove l’economia è a pezzi perché i comunisti non mangiano i bambini, ma a volte instaurano dittature scellerate e violente. 

 
Inoltre a Puerto Cabeza ci sono stati due uragani con dei nomi assurdi, Eta e Iota, che, a dispetto dei nomi ridicoli, sono stati devastanti, hanno distrutto migliaia di case e migliaia di campi coltivati. Per questo molte persone in Nicaragua, Honduras e El Salvador hanno preso la loro roba e sono partite verso Nord. Il mese scorso si calcola siano state diciannove mila. Sono i migranti climatici di cui qualche volta si parla. 

 


Dopo aver viaggiato per settimane. Wilton e sua madre a marzo sono arrivati al confine tra Messico e Texas, sono riusciti a superarlo e stavano per chiedere asilo. Che bello, che sollievo. E invece no. Sulla base del Title 42, la misura che espelle automaticamente tutti i migranti adottata in tempo di pandemia da Donald Trump, ma confermata anche da Joe Biden, mamma e figlio sono stati rimandati in Messico, dove sono stati rapiti da un gruppo di trafficanti. I trafficanti si sono messi in contatto con Misael Obregon, lo zio di Wilton, che vive a Miami, chiedendo un riscatto di 10 mila dollari. La madre di Wilton è ancora sotto sequestro, mentre il ragazzino è stato abbandonato in una zona desertica, dove ha vagato per ore prima di incontrare la pattuglia del Border Patrol.

 

Storie che si ripetono al confine

Insomma, adesso sono  notti che non dormo perché penso a Wilton che cammina da solo: ora è in un centro di custodia della U.S. Customs and Border Protection, che non suona esattamente come un posto accogliente. Questi episodi si stanno ripetendo. Il 31 marzo un piccolo di circa quattro anni è stato trovato mentre camminava da solo vicino al fiume Rio Bravo, che separa il Messico dagli Stati Uniti. Procedeva in direzione del confine fra i boschi vicino a Reynosa. Il giorno dopo le telecamere di sorveglianza di Santa Teresa hanno ripreso due bambine ecuadoriane, di 3 e 5 anni, issate sulla cima della barriera che separa Stati Uniti e Messico e lasciate cadere in territorio statunitense. Le hanno gettate oltre la barriera di notte, come sacchi di immondizia, come quando si va a buttare l’umido. Era il primo di aprile, ma non era uno scherzo e faceva  piangere.


Ogni volta che leggo o vedo queste notizie risento quella fitta allo stomaco e quella paura. E rivaluto la mia condizione di bambina, al sicuro sulla Škoda bianca di mio padre, sul cui lunotto posteriore avevo organizzato un lettino comodo e ovviamente mortale in caso di incidente stradale. Ma non sono stata mai mangiata, né abbandonata, né gettata oltre un muro di notte, come un sacco di immondizia.

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