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Il Figlio

L'ascesa dei puritani dinosauri, amati dai bambini perché non assomigliano a niente di vero

Elena Stancanelli

I dinosauri sono un atto di fede con grandi bozzi sulla schiena, denti pieni di tartaro e una corazza dura. Ma i bambini e le bambine li amano

Sembra incredibile, ma c’è stato un tempo nel quale dei dinosauri non ce ne fregava niente. A nessuno. Agli adulti, cosa più facile da comprendere, ma anche ai bambini. Sappiamo tutti qual è la linea d’ombra: 1993, “Jurassic Park”, il film di Spielberg dal romanzo di Michael Crichton. Da allora l’ascesa dei dinosauri è stata inarrestabile. Sono diventati il giocattolo preferito di ogni bambino o bambina del mondo.

 

Il mio amico Dimitri per esempio, che ha cinque anni, beve in un bicchiere coi dinosauri e mangia soltanto in un piatto coi dinosauri, perché nutrirsi è una scocciatura resa sopportabile dall’apparire, forchettata dopo forchettata, degli amici preistorici. I suoi amici più cari, Luca e Vincenzo, sono due dinosauri alti circa cinquanta centimetri, che spalancano la bocca e producono un suono spaventoso. L’idea platonica del verso di un dinosauro, visto che non abbiamo idea di come si esprimessero. Non voglio entrare in polemica coi dinosauri, non mi importa che siano brutti, puntuti e scarsamente eroici.

 

Lo confesso, non riesco in alcun modo ad apprezzare i giochi dei bambini. Detesto i peluche, odio quei graziosi negozi pieni di oggettini in legno con le ruote, ho una forte avversione verso i libri con le figure. In breve sono una di quelle brutte persone che trova la letteratura per l’infanzia perfetta per l’infanzia. Quindi il mio rapporto coi dinosauri è quantomeno distaccato, per non dire di totale indifferenza. Ma proprio questa mia posizione neutrale mi permette di dire, con la neutralità necessaria, che i dinosauri sono l’incarnazione del neo puritanesimo contemporaneo, frutto dell’assedio del politicamente corretto che arfa alle porte di qualsiasi forma di spasso, persino dei bambini. E seleziona, butta, impone e dispone.

 

I dinosauri sono perfettamente equidistanti, sono quello che una mente messa alla prova produrrebbe, se le venisse chiesto di immaginare un giocattolo adatto ai maschi e alle femmine in una percentuale di gradimento di 50 e 50. Allo scopo di creare le condizioni per un asilo senza scontri, dove i generi si armonizzano, si scambiano, si confondono.

 

I dinosauri non esistono, più esattamente sono esistiti in un tempo del quale non abbiamo tracce, ma non fa differenza: anche Saturno esiste, ma non per questo produce echi nella nostra sfera sentimentale. Un gatto, un cane, persino una coccinella si sovrappongono a un nostro ricordo, un odore, una sensazione tattile. I peluche hanno una loro fisicità, sono piacevoli nell’abbraccio, ma soprattutto alludono alle creature che rappresentano, e che ogni bambino può vedere nella versione vivente.

 

I dinosauri sono un atto di fede con grandi bozzi sulla schiena, denti pieni di tartaro e una corazza dura. Ma i bambini e le bambine li amano, ci dormono abbracciati nonostante siano scomodi e acuminati, li eleggono a migliori amici, se li portano in vacanza. Che tempo può essere quello in cui i bambini coccolano animali preistorici, la cui esistenza è certificata soltanto da tracce di Dna? Qualcuno potrebbe obiettare che anche i supereroi non esistono, o le tartarughe ninja. Ma eroi e tartarughe sì, ed è quasi alla portata di tutti immaginare una loro versione aumentata.

 

I dinosauri, stando a quanto abbiamo ricavato dagli indizi in nostro possesso, erano enormi, erbivori, molto pacifici. Vivevano in branchi e si sono estinti, queste sono le uniche cose che sappiamo. E non sappiamo neanche la ragione della loro estinzione: un meteorite, grandi cambiamenti climatici, eruzioni vulcaniche… Credo che una delle ragioni del loro successo sia proprio questa, il mistero. Dimitri, per esempio, guarda incantato documentari che raccontano delle loro enormi vite immaginarie, nei quali voci flautate accompagnano le passeggiate di queste creaturone, sullo sfondo di paesaggi pacati e di colpo sconvolti da fuoco e fiamme, piogge e inondazioni. E’ sedotto, credo, da questo tempo altro, in cui niente corrisponde a quello che generalmente gli passa davanti.

 

Un tempo puro, diverso dal suo, fiabesco.

 

Quando c’erano le macchinine, e le bambole – che forse noi bambini disprezzavamo, trovavamo noiose e anche, forse, gender oriented in maniera insopportabile – il gioco era una specie di prova. Si passava ore a mimare una manutenzione che ci sarebbe toccata, a fare gesti che, opportunamente aggiustati, ci sarebbero diventati utili, a un certo punto. A nessuno di questi nostri figli tornerà utile aver coccolato un dinosauro. L’unica forma di accudimento che avrà sperimentato è nei confronti dell’assurdo, l’impossibile, il grottesco. Come quando le cane hanno quelle che chiamiamo gravidanze isteriche, e cercano di allattare calzini, lembi di lenzuola, giocattoli di gomma. Non perché li scambino davvero per i loro cuccioli, ma perché la loro presenza placa una fame, una disperazione. Il nostro è un tempo che ha scelto come eroi letterari i commissari di polizia e come giocattoli i dinosauri. Quando diventeremo grandi, della vita saranno altri a occuparsi.

 

 

Elena Stancanelli, il suo ultimo romanzo è “La femmina nuda” (La Nave di Teseo)

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