LaPresse/Valerio Andreani

Rimpiangere Lapadula in coppia con Cutrone

Mirko Volpi

La mattina ti svegli e ritrovi Montella esonerato con Rino Gattuso al suo posto e pensi che forse il Dio del calcio vuole dirti due cose

Ricolmo di spirito profetico, domenica ero lì che, senza troppe pretese, rimpiangevo Lapadula e lo sognavo nella coppia d’attacco fissa assieme a Patrick Cutrone. Gente che si prende schiaffazzi senza fare una piega e si sbatte e sputa l’anima: due operai, due stakanov della sfera, due cui insomma – pensavo – scorre sangue gattusiano nelle vene, due splendidi nomi da Little Italy, per questo little, little Milan. A tanto mi aveva condotto l’ennesimo zero a zero stagionale, e in casa, stavolta contro un anemico Torino. Vedevo i nostri di nuovo inconcludenti e arruffoni e irreparabilmente ciula. Sì perché qualcosa di buono lo abbiamo pure combinato. Peccato però che a un passo dal godimento massimo, ecco sopravvenire il piede sifulo e la gamba molle. E prima il Pinzello Kalinic lama il palo, poi a Suso non riesce il solito giro, poi di nuovo Kalinic è sordo al dialogo con Andrein dal Ciuffo, poi al pur lodevole Montolivo manca il fiato per l’ultimo sprint, poi André l’Effimero svergola il perfetto (evento storico) cross di Zapata.

  

Non è che la sfiga disdegni di farci visita, comunque. O forse è il Toro a godere di speciale protezione divina. Nella ripresa, Kalinic trova infatti un Sirigu in versione san Giuseppe da Copertino, che vola su e giù vanificando l’inattesa reattività del croato, che pochi minuti dopo sbanana vergognosamente tutto solo davanti al medesimo santo ignorante. Fuorigioco? Fa niente: si becca lo stesso i vaffanculo del meno conciliante San Siro. A ’sto punto, non può essere certo un Ottomano a violare quella porta benedetta… All’agiografia triste di giornata manca solo il miracolo di Donnarumma, giusto per scongiurare un’umiliazione immeritata. Nel martirologio ci finiamo però noi tifosi. Poi la mattina ti svegli e ritrovi Montella esonerato con Rino Gattuso al suo posto e pensi che forse il Dio del calcio vuole dirti due cose: se ai piedi buoni mancano una testa granitica e determinazione d’acciaio, poco se ne cava; al Milan serve un allenatore che lo ricolleghi sempre alla sua storia vincente. Gattuso, ultimo degli Immortali, sta venendo a ricordarcelo. Mal che vada (il che non è improbabile) lasceremo sul campo tracce di sangue, anziché di gel per capelli.

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