La battaglia di Ostia, dove solo il centrodestra insidia la vittoria M5s

Gianluca De Rosa

Il X Municipio, all’interno del quale non c’è solo Ostia, è una città nella città, con un’estensione quasi pari a quella di Milano e 230 mila abitanti, praticamente Venezia

Si chiama Giuliana Di Pillo, ha 54 anni, era una discreta cestista, ha insegnato minibasket ai bambini e fatto l’insegnante di sostegno alle scuole medie, ma soprattutto, il 5 novembre sarà la candidata del M5s per la presidenza del municipio di Ostia. Militante dai tempi del primo Vaffaday del 2007, per eleggerla il Movimento 5 Stelle ha addirittura rinunciato al sacro voto sul blog. Questa volta i grillini hanno preferito fare all’antica. Tutto si è svolto in un pomeriggio di fine luglio dentro la sala conferenze di un hotel non lontano dal mare. E’ qui che 71 militanti hanno votato i 25 candidati consiglieri municipali del Movimento su una rosa di 26 nomi, ma soprattutto hanno eletto il candidato presidente del X municipio, per due anni commissariato per infiltrazioni mafiose dopo le dimissioni dell’ex minisindaco Pd Andrea Tassone, indagato e condannato a cinque anni per corruzione all’interno del processo Mafia Capitale. Di Pillo è stata per più di un anno la delegata della sindaca Raggi nel Municipio commissariato, dove ha lavorato al fianco del prefetto Domenico Vulpiani. A oggi è l’unica candidata dei tre maggiori schieramenti politici.

    

Il X Municipio, all’interno del quale non c’è solo Ostia, ma anche Acilia, l’Infernetto, Castel Fusano, Castel Porziano e Casal Palocco, è una città nella città, con un’estensione quasi pari a quella di Milano e 230 mila abitanti, praticamente Venezia. E oggi, come mai prima, il voto al X Municipio ha un’importanza che supera quella locale. Lo spiega bene Simone Canettieri, prima firma della politica romana al Messaggero: “Sono elezioni importanti tanto quanto quelle siciliane”, dice. “Anzi, paradossalmente anche di più, perché oramai tutto il dibattito politico nazionale, proiettato sulle politiche, verte sull’incapacità o la presunta capacità di Raggi, e quindi del M5s, di governare. Per questo Ostia potrebbe essere il campanello d’allarme più importante per i grillini, ancora di più delle regionali siciliane. Qualcosa di più di un semplice tagliando alla giunta Raggi”.

    

Non è quindi un caso che il M5s a queste elezioni tenga tantissimo: preoccupazione quotidiana di Grillo che chiama ogni giorno per ricevere aggiornamenti e di Paolo Ferrara, che teoricamente di lavoro fa il capogruppo capitolino, ma che in questo momento è totalmente assorto dalla campagna elettorale per la Di Pillo (come dimostrano i continui post su Facebook dedicati al litorale). Qui nel giugno del 2016 i grillini presero il 76 per cento, inferiore solo a quella di Tor Bella Monaca. Insomma, anche solo un eventuale ballottaggio sarebbe una sconfitta. A oggi, però, la vittoria sembra scontata. “Ma per assenza di avversari – spiega Canettieri – la riscossa del Pd, dopo più di un anno di Raggi, sarebbe dovuta partire da qui, invece il partito è totalmente assente dal dibattito sul litorale”. Eppure per il Pd sarebbe una grandissima occasione: tirare una spallata ai grillini, dopo un anno di Raggi a Roma. Invece, prosegue Canettieri: “C’è quasi una ritirata, una strana rassegnazione che denota un’inconsistenza del partito. Non sembra nemmeno essere una scelta strategica, ma semplice negligenza”.

    

Non ci sta il neo segretario Pd Andrea Casu: “Siamo a lavoro per la ricostruzione politica del litorale”, dice al Foglio. “Lo stiamo facendo parlando con tutti i soggetti politici, culturali e civici. Questa notizia del voto del 5 novembre è arrivata pochi giorni fa, stiamo valutando ora quale può essere la scelta più funzionale”. Martedì , scorso, all’assemblea romana aveva precisato, sotto l’incalzo di alcuni articoli di giornale: “La situazione di Ostia è eccezionale. E’ sbagliato fare  paragoni con la Sicilia e con qualsiasi scenario ordinario. Nel X Municipio la situazione è straordinaria. Quasi il 90 per cento dei votanti nelle ultime elezioni non si è riconosciuto nel Pd, perché abbiamo subito gli effetti dello scioglimento e del commissariamento”. Sarà, ma l’unica cosa chiara è che a oggi il Pd non ha un candidato. Sicuramente non sarà Don Franco De Donno, il parroco del litorale che dopo 36 anni di sarcerdozio ha deciso di correre per la presidenza.

  

“Sarebbe possibile per il Pd sostenerlo. Lui è stato molto vicino all’ex presidente di Municipio pd Paolo Orneli”, ci spiega il coordinatore romano di Forza Italia e per cinque anni (2001-2006) minisindaco a Ostia, Davide Bordoni. “Ma anche volessimo, lui non vuole il sostegno dei partiti”, ci risponde invece, fra il serio e il faceto, il segretario Pd al X municipio Flavio De Santis. E così, snobbato dal prete e in confusione sul nome del candidato, il Pd per adesso fa spallucce. Quel che è certo è che non farà le primarie per decidere il candiato. Le liste, infatti, vanno presentate entro il 5 ottobre e come spiega De Santis: “Potremmo arrivare in zona Cesarini, perché pensiamo che prima sia importante discutere del programma e decidere tutti insieme una candidatura unica con Mdp, Verdi e Campo Progressista. Anche perché, diciamolo, le primarie a livello locale non sono un grande strumento di democrazia partecipata”. Secondo Canettieri invece: “La logica vorrebbe che non si facessero le primarie in presenza di un candidato forte come probabilmente accadrà in Lombardia con Giorgio Gori o in Lazio, dove c’è Zingaretti uscente. Ma non si capisce proprio perché non le abbiano volute fare a Ostia. Forse è il sentore della sconfitta”. O forse è vera la teoria del costituzionalista Sabino Cassesse, che sostiene che il Pd a Roma agisca secondo il principio del “lasciamogli dimostrare quel che (non) sanno fare”. Per Casu non è vero, anzi: “Dopo un anno di governo a 5 stelle la situazione di degrado che ha raggiunto il litorale e le promesse tradite dalla sindaca stanno facendo dei danni pesanti a tutti i cittadini”.

  

Ma a replicare al segretario romano, dal palco dell’assemblea riunita alla festa dell’Unità, martedì, è stato Giovanni Zannola, il primo dei non eletti al comune di Roma e recordman di preferenze nei seggi del X municipio: “Su Ostia si doveva fare un investimento molto più chiaro. Serviva una presa di posizione del partito romano e nazionale. Invece, a un mese e mezzo di distanza dalle elezioni non si è fatto nulla. Se vincerà il M5s, si dirà che la Raggi non ha fallito, ma che anzi ha vinto un municipio importante. Se invece vincerà il centrodestra, diventeranno loro l’alternativa al M5s: prima a Ostia, poi in regione e infine al governo”.

  

E dal centrodestra sembrano prenderlo sul serio, al punto che sono due le candidate che si litigano lo scranno di presidente, la forzista Maria Cristina Masi e la portavoce di Fratelli d’Italia Monica Picca. “L’obiettivo – spiega il coordinatore romano di Fi Bordoni – è fare come in Sicilia, arrivare a una candidatura unica con Fratelli d’Italia e Noi con Salvini, e intercettare anche le istanze di movimenti e liste civiche che oggi sono importanti, come quella di Marchini e Onorato, o Ciocchetti che sul territorio ha una presenza importante”. Spiega Canettieri, lasciando intravvedere come andranno a finire le cose: “Il centrodestra si ricompatterà, come sta già avvenendo nel resto d’Italia”.

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