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Kiefer e altro (con qualche ritardo). Mostre per i Giochi. Ma anche un magnifico Lotto

Francesca Amé

Il sindaco Beppe Sala aveva chiesto ai musei cittadini, pubblici e privati, uno sforzo per articolare una programmazione adatta a una “straordinaria vetrina” quale quella delle Olimpiadi. Il calendario ora è pronto e ci sono dei progetti da medaglia d'oro

A cento giorni dall’inaugurazione a San Siro delle Olimpiadi (la cifra tonda era ieri, celebrata in Triennale con tanto di evento “Road to Milano Cortina” che nelle orecchie suona sempre quella cosa dei giri di Rolex), facciamo i conti anche con la stagione olimpica delle mostre. Parecchi mesi fa – prima del bubbone-stadio, dell’indagine sull’urbanistica e tanto altro – il sindaco Beppe Sala aveva chiesto ai musei cittadini, pubblici e privati, uno sforzo per articolare una programmazione adatta a una “straordinaria vetrina” quale quella dei Giochi. Il calendario ora è pronto (peccato che il primo cittadino fosse assente alla presentazione ufficiale) e ci sono – oggettivamente – dei progetti da medaglia d’oro. Su tutti: Ansel Kiefer nella Sala delle Cariatidi di Palazzo Reale (dal 7 febbraio). E’ una mostra con tanti inediti dell’artistar tedesco, maestro di una pittura materica e visionaria, e con la curatela di Gabriella Belli, che è una garanzia, ed è dedicata alle “Alchimiste”, ossia a quelle donne, spesso misconosciute, che favorirono la nascita del pensiero scientifico.

 

Che cosa c’entra con le Olimpiadi invernali? Nulla, e questo è il bello, ché andare a rintracciare nel programma una didascalica chiosa culturale a quanto accadrà nei palazzetti in città e in pista in montagna sarebbe riduttivo. A meno di non ideare – come ha fatto la (privata) Fondazione Luigi Rovati – la più olimpica e sensata delle mostre in calendario (a proposito: è bizzarro che diverse mostre del Comune in programma “per le Olimpiadi” inaugurino dopo la chiusura dei Giochi). L’esposizione “I Giochi Olimpici. Una storia lunga tremila anni” apre invece saggiamente già a fine novembre ed è l’unica in agenda realizzata in coproduzione con il Museo Olimpico e il Musée cantonal d’archéologie et d’histoire di Losanna. Indaga l’ideale olimpico attraverso i secoli, dall’Antica Grecia a oggi, dai reperti classici ai moderni tedofori (nota a margine per i fan di cose antiche: per la prima volta verrà presentata fuori dal Museo archeologico nazionale di Tarquinia la Tomba delle Olimpiadi, eccezionale testimonianza dei giochi atletici e ippici etruschi). Nel frattempo, c’è un museo che gioca un’Olimpiade a parte, fatta di progetti sempre magnificamente curati (la direttrice Nadia Righi meriterebbe sì una medaglia): al Museo diocesano di piazza Sant’Eustorgio è già arrivato il “Capolavoro per Milano 2025” e si può ammirare fino al 1° febbraio.

 

E’ la piccola e ipnotica “Natività” di Lorenzo Lotto, genio inquieto del Rinascimento e artista psicologo delle emozioni. L’opera, del 1525 e in prestito dalla Pinacoteca di Siena, ci mostra più che una vera “Natività”, il momento del primo bagnetto del Bambin Gesù, con una Madonna di una dolcezza infinita, il cordone ombelicale del piccino ancora in vista (quasi un unicum nella storia dell’arte) e una levatrice a pugni chiusi, gesto che si presta a infinite interpretazioni, che la mostra allestita al Diocesano ben spiega nel percorso di accompagnamento all’opera. 

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