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Farsi un casa (politica) in centro? Scambio di idee coi riformisti

Giovanni Seu

La competizione elettorale del 2027 per Milano si annuncia complicata per la coalizione al governo della città: una presenza moderata siginificativa bilancerebbe le fughe a sinistra che, al momento, il Pd fa fatica a contenere. Ma il centrosinistra deve acquisire una fisionomia diversa da quella attuale

Una forza riformista capace di attrarre almeno il 10 per cento dei consensi che possa trainare il centrosinistra, un obiettivo ambizioso se si considera che la lista che portava questo nome alle ultime elezioni si è fermata al 4 per cento. Ma è l’auspicio del sindaco Beppe Sala (lui non ci sarà) per la prossima competizione elettorale del 2027 che si annuncia complicata per la coalizione al governo della città e che sta mostrando forti limiti di coesione: una presenza riformista significativa servirebbe per bilanciare le fughe a sinistra che, al momento, il Pd fa fatica a contenere. Gli interlocutori naturali sono interessati a questo progetto ma pongono precise condizioni affinché il centrosinistra acquisti una fisionomia diversa da quella attuale. Spiega al Foglio il capogruppo dei Riformisti in Consiglio comunale Giulia Pastorella: “Milano ha una tradizione riformista, la storia ci insegna che la sinistra non è vincente se non riesce a rappresentarla. In questo momento è difficile sostenerla perché prevalgono le posizioni estremistiche, basti pensare a quelle assunte dai Verdi nell'ultimo mese”.

 

Secondo l’esponente di Azione, a Palazzo Marino è necessario portare avanti due operazioni, la prima di carattere politico: “Dobbiamo essere chiari, non è possibile sperimentare in questa città il campo largo, non si possono fare accordi con i 5 stelle. C’è un elettorato non ideologico che vota scegliendo programmi e personalità politiche che noi possiamo conquistare solo con un centrosinistra a trazione liberale e riformatore”. Il secondo punto su cui lavorare è il programma: “In questa ultima fase della consiliatura abbiamo appuntamenti importanti come le Olimpiadi, dobbiamo dare risposte sulla rigenerazione urbana, la mobilità sostenibile, c’è il tema delle famiglie sospese. Per il 2027 occorre presentare un programma in cui indichiamo come intendiamo rendere compatibile lo sviluppo economico con la sostenibilità, come affrontare un problema molto sentito come la sicurezza”. 

 

L’ultimo mese è stato molto difficile, ma anche decisivo il ruolo, per il gruppo dei Riformisti, sia sulla delibera di San Siro sia soprattutto sulla revoca del gemellaggio con Tel Aviv che la sinistra estrema voleva troncare. Qualora il quadro politico sia lontano da quello delineato da Pastorella c’è il rischio di decisioni prese in autonomia: “L’opzione terzo polo va considerata se è politicamente valida, lo è stata a Roma con Calenda che ha preso il 20 per cento, qui è da vedere. Con l’opposizione ci può essere un dialogo in Consiglio comunale sulle questioni importanti, penso a Forza Italia: se da parte loro ci sono posizioni ragionevoli si può discutere”. 

 

L’altro interpellato da Sala è Italia Viva che proprio nel fine settimana scorso ha organizzato due giorni di incontri dal titolo, non casuale, “Dinamica Milano: proposte riformiste per la città”. Secondo il consigliere comunale Gianmaria Radice il progetto della renziana Casa riformista è possibile: “Il voto in Toscana dove si è riusciti a coinvolgere diversi esponenti della società civile ci dice che si può costruire, a Milano sarebbe fondamentale per riequilibrare lo sbilanciamento a sinistra che si è creato nella coalizione: solo una formazione in grado di ottenere le percentuali indicate da Sala può portare di nuovo alla vittoria il centrosinistra, credo che ci siano le possibilità per costruirla”.

 

Quanto all’elettorato cui rivolgersi, Radice indica anche quello legato al centrodestra: “Ci sono moderati che fanno fatica a riconoscersi in quello schieramento, dobbiamo parlarci senza pregiudizi perché questa è una città sempre meno partitica, si sceglie la persona, la sua credibilità”. Sul piano politico si mostra più conciliante rispetto a Pastorella: “Siamo distanti dai 5 stelle, con Avs un accordo si può sempre raggiungere: l’importante è che sappiamo esprimere quella vocazione riformista che fa parte della storia di questa città”.  

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