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GranMilano
Tra la disfida di Pontida e quella di La Russa. Fontana in trincea
La vannaccizzazione della Lega (maldigerita dalla base) la partita elettorale e la resilienza del partito del territorio
La Sibilla Cumana, travestita da seconda carica dello Stato, ha parlato (al Corriere) augurandosi un anticipo del voto regionale in Lombardia. E così le indiscrezioni, le illazioni, le provocazioni di una ormai lunga stagione politica, un po’ stucchevole per i poveri lombardi, sono diventate realtà: Fratelli d’Italia – oltre a dare le carte sul futuro di Milano – vuole la Regione Lombardia. Se possibile chiudendo il mandato di Attilio Fontana in anticipo rispetto alla scadenza naturale della legislatura (ma difficilmente il governatore accetterà i giardinetti: Matteo Salvini è avvertito, toccherà a lui trovare la quadra, come diceva il Bossi.
Ma in casa leghista, dopo Pontida, lo scontro si è radicalizzato. Da una parte Luca Zaia, leader della Lega federalista ha spiegato che “Vannacci può essere un valore aggiunto se fa il leghista”, cioè se sposa la linea delle origini (improbabile), dall’altra il generalissimo insiste sulla “remigrazione” e fa l’apologia della X Mas. Ma la figura di Vannacci – al di là della corsa alla leadership della Lega – è di fatto un acceleratore della linea politica ultra sovranista sposata da Salvini.
Anche la coreografia di Pontida, con bandiere e magliette dedicate a Charlie Kirk, “martire” trumpiano, sventolate a sostituire le antiche corna celtiche, racconta di una evoluzione politica “irreversibile” verso valori “nostalgici”, non solo quelli incarnati (meglio) da Fratelli d’Italia ma soprattutto l’ideologia xenofoba del gruppo tedesco AfD, che ha coniato lo slogan “Jung und Stark” (Giovani e Forti). E un occhio sempre attento verso l’autocrate di turno. La linea Maginot degli eredi della Lega originaria e federalista (da tempo non più secessionista, ma ragionevolmente autonomista) è rappresentata dal potere locale del nord: le Regioni. E con la prossima scadenza elettorale crescono disagio e malumori di Zaia, Fontana, Fedriga. Perché sia Zaia (governatore uscente) che Fontana (vigilato speciale da Carlo Fidanza, FdI) potrebbero bruciare le tappe verso un esilio dorato in Senato.
Il partito degli amministratori ha deciso però di vendere cara la pelle. E’ stato proprio Massimiliano Romeo, capogruppo al Senato del Carroccio, a rilanciare la Lega delle origini con la “Carta della Lombardia e ”lo slogan “Meno Roma in Lombardia, più Lombardia a Roma”, rivendicando una maggiore centralità della regione simbolo del Nord. Il primo firmatario della Carta è stato Umberto Bossi. Fontana ne ha sottolineato il valore: “Vogliamo continuare a essere la locomotiva d’Italia ma per farlo occorre che ci vengano concesse più libertà e più autonomie dalla burocrazia romana, ho sentito Umberto Bossi, ha firmato con entusiasmo” ha concluso Fontana. Romeo, capogruppo alla Camera, spiega al Foglio: “Con la Carta della Lombardia abbiamo voluto dare voce ai problemi del territorio, accanto alle tematiche d’attualità politica ci sono quelle del ‘sindacato del territorio’, il ruolo storico della Lega. Abbiamo approvato come Lega Lombarda la Carta della Lombardia, coi temi che a livello territoriale chiediamo vengano presi in considerazione dal governo centrale di Roma”. Aggiunge Romeo: “C’è poi un’altra idea, caldeggiata da Zaia, quella “delle due componenti tipo Cdu-Csu in Germania, l’ho proposta al congresso federale. Insomma Lega nazionale e realtà territoriali, un modo per tutelare le identità locali. Un modo per conciliare la Lega dei territori e quella nazionale, vedremo, ne discuteremo, potrebbe essere una soluzione per garantire la pluralità di voci”. Ma sono molti gli amministratori della Lega a ricordare che – al di là dei titoli di giornale – Vannacci non avrebbe fatto poi molta breccia nella base. “Pontida non ha santificato Vannacci”, dicono un po’ dissenzienti alcuni esponenti della storica bergamasca. E poi “la Lega degli amministratori bada alla sostanza, per cambiare le cose lavoriamo sui territori. Vannacci ci serve per i voti che porta ma non c’entra niente con noi”, azzarda qualcuno. Ma dal Pratone spuntano anche letture critiche dell’attuale linea: “La lega oggi gioca sulla difensiva, è stagnante, vive un momento elettorale puntando su slogan facili contro gli immigrati, ma passate le elezioni il campo tornerà in mano a chi guida comuni e regioni”. Mentre c’è chi, in modo più diretto (ma senza esporsi) spiega: “Guardate che noi siamo diversi dagli altri partiti perché rispondiamo ai bisogni dei cittadini, nessun ritorno al passato ma il metodo è servire con le istituzioni i territori senza diktat. Un po’ la differenza tra sussidiarietà e centralismo. Il treno Vannacci porta voti ma il rischio di far deragliare la Lega è concreto”. E così Fontana sfida le profezie della Sibilla La Russa proseguendo il suo lavoro: “Lavoriamo per agevolare sempre più gli investimenti di alto profilo nella nostra Regione, che è la terra del lavoro e dell’innovazione per eccellenza”. Infatti la Regione rilancia la propria strategia per attrarre investimenti esteri e lo fa attraverso un rinnovato piano d’azione messo a punto da Fontana (che punta sulla “lombardizzazione del resto del paese”) e Guido Guidesi, assessore alle Attività produttive. La Lombardia sta costituendo un’Agenzia regionale dedicata all’attrazione degli investimenti. La Sibilla Cumana ha parlato, ma per la resa dei conti c’è tempo.