(foto Ansa)

Gran Milano

Giovani musulmani, centri sociali, Usb, liceali e maranza di complemento: chi sono i pro Pal

Giovanni Seu

La protesta per Gaza unisce realtà molto diverse, da comunità islamiche a collettivi studenteschi, passando per sindacalismo radicale e ribellismo giovanile. La mobilitazione continua e cresce senza sosta, con cortei, tensioni e nuove azioni annunciate

I due cortei di lunedì, inseriti nello sciopero generale in sostegno di Gaza, hanno fornito la dimostrazione, qualora ce ne fosse bisogno, della notevole capacità di mobilitazione che la causa palestinese è in grado di suscitare. A colpire è il fatto che gli appuntamenti si susseguono senza soluzione di continuità, quasi tutti i giorni, senza che venga meno la partecipazione. E’ il risultato della forte presenza pro Pal in diversi settori della città (e della politica) che fa da traino alle manifestazioni. In primo luogo vanno considerate le associazioni islamiche che cercano di fare presa su una comunità che conta circa 120 mila persone: tra le più determinate ci sono da segnalare i Giovani Palestinesi d’Italia che trova consensi tra immigrati, per lo più arabi, di seconda o anche di terza generazione. Molto radicali nelle posizioni sul conflitto di Gaza, si sono messi in mostra chiedendo di aprire il corteo del 25 aprile e di espellere i “gruppi che rappresentano il sionismo, il colonialismo e la guerra”. Ci sono poi i Fratelli musulmani e la Ucoi già guidata dallo storico leader Hamza Piccardo, già noto alle cronache per le sue posizioni anti occidentali ai tempi della guerra al terrore post 11 Settembre.

Discorso diverso è da fare per i cosiddetti “maranza”, su cui si indaga per i disordini nella Stazione centrale, che non incarnano posizioni politiche precise salvo un generico ribellismo in cui trova spazio l’ostilità per Israele e gli ebrei in generale. L’altra anima pro Pal alberga nella politica. Parte del Pd e tutti i partiti alla sua sinistra sono attivi nell’agitare le piazze anche se la preponderanza delle bandiere rosse fa pensare a un maggiore impegno di questi ultimi. C’è poi il mondo dei centri sociali. A cominciare dal Lambretta di via Rizzoli che ha visto il coinvolgimento di alcuni suoi militanti nell’assalto alla Centrale. Per gli altri, pur condividendo le posizioni pro Pal, si deve stimare una presenza meno importante: il discorso riguarda una realtà storica come il Leoncavallo e di altre significative come Cantiere di viale Monte Rosa, il Vittoria di via Muratori. Più attivi lo Zam di via Chiesa Rossa e Cuore in Gola di via Gola.  


Un discorso a parte meritano i sindacati. La Cgil si è distinta per un attivismo che ha portato a proclamare la giornata di mobilitazione nazionale dello scorso venerdì in Lombardia ma la vera sorpresa arriva dai Cub, gli storici sindacati di base, e in particolare dalla Usb, l’Unione sindacale di Base nata nel 2010 dalla fusione di alcuni soggetti del sindacalismo di base: a loro di deve l’organizzazione della protesta di lunedì che ha portato in piazza decina di migliaia di persone. Molto radicale nella linea politico-sindacale, l’Usb si è spinta a chiedere la “la liberazione immediata dei manifestanti e delle manifestanti arrestati” con un atteggiamento da anni Settanta. Ed è la stessa Usb ad alzare il tono del confronto di piazza, e ad avere già annunciato un nuovo scipero generale, e questa volta “senza preavviso”. “La parola d’ordine ‘blocchiamo tutto’ tornerà in tutto il paese”. Per chiudere vanno citate le realtà universitarie e delle scuole superiori, serbatoi per l’area pro Pal sia per quanto riguarda gli studenti che gli insegnanti. Dei cinque arrestati per i disordini di lunedì, due sono minorenni, studwenti del liceo classico Carducci, buona borghesia milanese, non certo “maranza”.

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