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Gran restauro (e generoso mecenatismo) a Mantova per Giulio Romano a Palazzo Te

Francesca Amé

Per i suoi 500 anni, la Fondazione Giulio e Giovanna Sacchetti onlus ha deciso di restaurare una delle parti più iconiche, visitate e fotografate della villa mantovana: la Camera di Amore e Psiche

Palazzo Te ha il fascino delle cose belle non facilmente raggiungibili, quelle per cui ti devi impegnare. Se ne sta a Mantova, centoquaranta chilometri di distanza da Milano (che si traducono in molta automobile o in quasi tre ore di treno, salvo ritardi & scioperi) e se ne sta in periferia della città, ma non troppo lontano dalla Casa del Mantegna e da Palazzo San Sebastiano di Leon Battista Alberti. Circondato da vialoni ad alto scorrimento e da un parco pubblico dove non mancano panchine e giochi, la tranquilla periferia di un città della provincia italiana, Palazzo Te, costruzione in color panna dalle forme strambe, è figlio di due padri, al tempo giovani uomini gagliardi: l’artista Giulio Romano e il duca Federico II Gonzaga. 

Da cinquecento anni è la Wunderkammer della Lombardia, spazio ipnotico e visionario dove l’architettura e la pittura sono tutt’uno con la letteratura e la poesia, il gioco, il potere e l’illusione. “Palazzo Te è una spettacolare macchina scenica e teatrale”, dice Stefano Baia Curioni che, storico dell’economia e docente alla Bocconi, ne è il direttore, chiamato per far quadrare i conti e per far vivere lo spazio anche con mostre temporanee ed eventi. Palazzo Te è una macchina formidabile, ma bisognosa di un bel tagliando.

Così, per i suoi 500 anni, la Fondazione Giulio e Giovanna Sacchetti onlus – parecchio attiva nei progetti a favore del patrimonio italiano: tra le donazioni recenti più significative, a Milano, anche una notevole tela di Gian Paolo Panini al Museo Poldi Pezzoli – ha deciso di fare a Palazzo Te di Mantova un bel regalo: il restauro di una delle sue parti più iconiche, visitate e fotografate, ovvero la Camera di Amore e Psiche. “Vorrei ringraziare molto Stefano Baia Curioni, che mi ha fatto riscoprire Palazzo Te, che non vedevo da tanti anni – ha detto al Foglio Giovanna Zanuso, marchesa e mecenate che della Fondazione Giulio e Giovanna Sacchetti è infaticabile e generosa presidente – Mi ha fatto un’ottima impressione, penso che sia un gioiello della città di Mantova. Appena ho visto la stanza di Amore e Psiche ho pensato che con la mia Fondazione avrei voluto fare un restauro conservativo di questa meraviglia. Mi auguro che il risultato alla fine sia appagante”. E visto che “prevenire è meglio che curare”, si comincia tra poco, in pieno luglio, con interventi di conservazione del soffitto che riguarderanno principalmente la complessa struttura della volta lignea, delle pellicole pittoriche, delle preziose dorature. Il tutto durerà una decina di settimane, al termine delle quali (perfetta gita settembrina de segnare in agenda) potremo tornare ad ammirare l’estro e la raffinatezza delle decorazioni concepite da quel genio di Giulio Romano (1499-1546). La Camera su qualsiasi testo di storia dell’arte è definita il capolavoro del Manierismo nostrano e Romano in effetti lesse la favola di Amore e Psiche dalle Metamorfosi di Apuleio, ma poi la raccontò “alla sua maniera”, stravolgendo l’ordine cronologico degli eventi, in un decoro che fa girare letteralmente la testa (il fulcro resta il soffitto con il matrimonio officiato da Giove, tra la bella Psiche e Cupido, l’innamorato che vien di notte). 

Restaurata per l’ultima volta nei primi anni Novanta, la Camera necessitava di una “revisione” utile a evitare deterioramenti e anche a offrire agli studiosi nuovi spunti di ricerca sulle tecniche pittoriche del Romano. Al fecondo e più che mai attuale tema delle Metamorfosi si è ispirato anche l’artistar britannico sir Isaac Julien che nelle scorse settimane è approdato a Mantova per concepire il suo intervento negli spazi già restaurati delle Fruttiere: questo lo vedremo a ottobre, al culmine delle celebrazioni per il compleanno di Palazzo Te, che da cinque secoli continua a sedurre chiunque lo visiti. 
 

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