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 In Lombardia Forza Italia è tornata a dare le carte (e la Lega?)

Daniele Bonecchi

Il partito fondato dal Cav. sta meglio del previsto e occupa il centro. In zona Salvini si teme la grande fuga 

Barra a dritta. Fino a poco tempo fa sembrava scontata una partita tutta interna alla maggioranza, Meloni contro Salvini, compresi sgambetti e falli da cartellino rosso. Copione pronto anche in Lombardia. Poi è arrivato il voto in Abruzzo, con Forza Italia più in salute del previsto (a detta degli analisti nazionali) che doppia di forza la Lega, senza contare la panchina lunga messa in campo – quassù al Nord – con Letizia Moratti e Gabriele Albertini pronti alla doppia candidatura per le europee. In un amen si è scomposto e ricomposto il quadro, con pennellate fosche sullo sfondo di sondaggi impietosi per Salvini, e per qualche leghista la tentazione di seguire l’esempio di Flavio Tosi (passato da tempo in Forza Italia) si fa concreta; anche perché la candidatura alle europee nelle liste del partito fondato da Silvio Berlusconi per Marco Reguzzoni (già leghista doc) sembra a portata di mano.

Nei corridoi di palazzo Marino corrono le voci, parlano di consiglieri leghisti di rango insofferenti alle sparate salviniane. Come Annarosa Racca, presidente di Federfarma, che privatamente, per ora, ha esternato il proprio disappunto. Mentre pubblicamente Alessandro Verri e Deborah Giovanati si sono dissociati dalle parole di Samuele Piscina (ultrasalviniano) contro i transessuali.  Anche il Pirellone è in ebollizione, si moltiplicano gli scontri tra i consiglieri della Lega di stretta osservanza salviniana e chi opera nei territori. Si parla con insistenza di un’emorragia verso il gruppo misto che porterebbe, in un secondo tempo, a Forza Italia. Floriano Massardi, consigliere regionale bresciano, è in rotta di collisione (come molti) con Davide Caparini (proconsole di Salvini) e con Giulia Martinelli, potente capo di gabinetto di Fontana, per la “scarsa” collegialità delle decisioni che ignorano le scelte dei territori. La bergamasca è in fermento. Stella Sirtori della sezione di Sant’Omobono e il sindaco di Palazzago Andrea Bolognini – sulle pagine del Giorno – convergono sulle posizioni di Paolo Grimoldi (legatissimo a Bossi). Giuseppe Rota, già coordinatore in Val Seriana e organizzatore della BèrghemFest di Alzano non vuole più la tessera della Lega.

E mentre dovevano essere Calenda e Renzi i padroni del centro, causa rissa permanente ora sembra invece che tocchi a Forza Italia dare le carte dei moderati, alle prossime europee e oltre. Sarà così? “Quello che è successo dopo la scomparsa di Berlusconi – spiega al Foglio Alessandro Sorte, parlamentare, coordinatore lombardo di Forza Italia – ha sorpreso anche noi, la fiducia c’era ma i dati sono importanti, abbiamo visto forti segnali di partecipazione. In Lombardia gli iscritti sono passati da 800 a 17 mila, il gruppo in Regione è passato da 6 a 8 componenti e si allargherà ulteriormente a breve (come confermano dal Pirellone). Il nostro progetto è aperto, noi siamo il vero partito popolare e chi si riconosce nei nostri valori può tranquillamente chiedere di entrare. La nostra mano è tesa per accogliere. Abbiamo sempre fatto in Lombardia una politica volta all’aggregazione e all’inclusione e sono arrivati in tanti. Agli elettori di Renzi e Calenda dico che la corsa in solitaria è impraticabile; ma Azione e Italia viva, presto o tardi saranno costrette a schierarsi. Noi puntiamo anche ai voti di chi non ha niente a che vedere con la storia di Conte e della Schlein”. La guerriglia interna alla maggioranza non è fatta solo di dichiarazioni al vetriolo, sulla politica estera le divisioni sono reali ed evidenti. Ma Sorte guarda al bicchiere mezzo pieno: “Abbiamo una posizione unica nel panorama politico perché siamo alternativi alle due destre, conservatrice della Meloni e sovranista di Salvini, ma anche alle due sinistre, quella di Conte e di Schlein. Occupiamo uno spazio enorme anche perché il terzo polo è andato in crisi e quindi per noi c’è una prateria. Il quadro in vista delle europee si è fatto interessante perché Milano torni a essere il pilastro forzista”. Già Milano. Anche se le elezioni sono lontane, dopo la “discesa in campo” di Beppe Sala come potenziale federatore della sinistra, iniziano le grandi manovre per palazzo Marino. “Stiamo crescendo nei sondaggi e anche nei voti reali, alle europee vedremo lo stato di salute di Forza Italia. Ci sono tutti i presupposti a Milano per arrivare alla doppia cifra, con un candidato moderato noi siamo molto più competitivi”, conclude Sorte.

“Credo che tutti i big milanesi sappiano che Milano non è una città semplice da riconquistare, se si mette il candidato sbagliato si rischia di fare un flop”, chiarisce il capogruppo di Forza Italia a Palazzo Marino, Alessandro De Chirico, molto vicino all’ex assessore regionale alla Sanità Giulio Gallera. “E’ importante trovare una figura adatta. Per me può essere un politico, oppure una spiccata personalità della società civile. Non voglio fare nomi ma qualcuno in mente ce l’ho. E’ uscito quello di Geronimo La Russa – che è un mio caro amico – ma lui non ne vuole sapere. Dice ‘io ho un cognome pesante, che comunque rispecchia una determinata posizione politica e Milano non vuole quello’. Geronimo lo sa, poi tra dieci anni si vedrà. Oggi serve una personalità che non faccia contrapposizioni, una figura equilibrata”, conclude De Chirico. Intanto, in vista delle prossime regionali (Basilicata) Forza Italia e Azione aprono un nuovo cantiere: “Alle regionali, non è la prima volta, appoggeremo il candidato che ci convince di più – dice Mariastella Gelmini, portavoce di Azione – perché non crediamo nel secco bipolarismo  a prescindere. Quindi sulla Basilicata si dialoga, vedremo cosa succederà”. E chissà, magari il cantiere resterà aperto fino alle amministrative di Milano, ancora lontane.

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