gran Milano

Taxi, mille nuove licenze: il piano (ipotetico) di Milano per somigliare un po' a Barcellona. Riuscirà?

Giovanni Seu

Se il servizio era già inadeguato 20 anni fa oggi è del tutto insufficiente. palazzo Marino ha ideato un piano articolato in tre punti. Ma le difficoltà non sono solo di carattere politico ma emergono anche sul piano tecnico

Qualche numero è d’obbligo per inquadrare il tema. A Milano ci sono 4.855 taxi, o meglio licenze di guida, le stesse dal 2003 quando l’allora sindaco Albertini ne chiese 500 nuove senza però neppure ottenerle tutte, a causa dello scontro furibondo scatenato dai tassisti. Da allora la città ha raddoppiato il flusso dei turisti, è cresciuta di circa 150 mila abitanti, ha moltiplicato il calendario degli eventi ormai disseminati in tutte le settimane ma le licenze restano 3,5 ogni 1.000 abitanti. Se il servizio era già inadeguato 20 anni fa oggi è del tutto insufficiente, basta fare una chiamata di notte o nel fine settimana per rendersene conto. A inizio mese è arrivato anche il richiamo dell’Antitrust che in una nota inviata a Palazzo Marino ha stigmatizzato la “diffusa e strutturale inadeguatezza del numero delle licenze attive rispetto alla domanda del servizio taxi”, che genera tempi “eccessivamente lunghi” di attesa. Ma non è tutto, per l’Autorità garante della concorrenza non basta più un aumento del 20 per cento delle licenze previsto dal decreto Asset del governo, occorre una cifra superiore.  


Al centro di questa partita si trova il Comune. Per ottenere le 1.000 licenze sollecitate dall’Antitrust ha ideato un piano articolato in tre punti: avvalendosi del decreto Asset ha preparato un bando per 450 licenze, lo stesso numero è previsto da una richiesta inoltrata alla Regione nel 2019 (ancora sulla carta) e poi ce ne sarebbero altre 100 grazie alle doppie guide. Un’operazione complicata che ha già provocato la protesta dei tassisti e più di un attrito con il Pirellone, anche se Arianna Censi non si mostra preoccupata: “Nella manifestazione di lunedì in piazza della Scala ci sono stati toni sopra le righe – spiega al Foglio l’assessora alla Mobilità – ma le incomprensioni con la categoria sono più raccontate che reali, abbiamo un confronto continuo in cui abbiamo ricordato, al contrario di quanto hanno sostenuto alcuni rappresentanti, che le piazzole della sosta non sono state cancellate e che le informazioni sullo stato dei cantieri è sempre puntuale”. Contrastato anche il rapporto con la Regione, Sala e Fontana hanno polemizzato rinfacciandosi reciproche indecisioni: “Dalla Regione ci aspettiamo una collaborazione importante, c’è una richiesta fatta quattro anni fa di cui aspettiamo l’esito”, ha detto il sindaco. 


Le difficoltà non sono solo di carattere politico ma emergono anche sul piano tecnico. Le licenze, a differenza del passato, sono onerose: il Comune ha fissato un prezzo tra i 95 e i 100 mila euro. Pochi se confrontati al mercato, molti se rapportati alle possibilità di un milanese medio aspirante tassista. Ad ogni modo sarà l’Autorità di regolazione dei trasporti a stabilirne la congruità. Un altro punto poco comprensibile riguarda la destinazione dei fondi ottenuti dalla concessione delle licenze: quelli del bando regionale saranno ripartiti all’80 per cento tra i conducenti e il restante 20 sarà utilizzato dal Comune per realizzare migliorie del trasporto, mentre il bando statale sarà interamente distribuito tra i tassisti. Una formula ideata per rabbonire una categoria molto combattiva, da sempre contraria a qualunque estensione delle licenze. Un aspetto di cui Censi dovrà tenere conto in questa operazione dagli esiti tutt’altro che prevedibili: “I taxi sono un elemento molto importante del trasporto pubblico locale, il nostro obiettivo è migliorarne la qualità. I tempi? Il sindaco ha indicato l’estate prossima, possiamo farcela”. 


Ammesso e non concesso che nel 2024 si vedranno circolare mille nuove auto bianche, resta evidente che saremo ancora al di sotto degli standard europei: una città come Barcellona, paragonabile a Milano per dimensioni, dispone del doppio di taxi. Ci vorrà tempo, insomma, prima di vedere scene come quelle dei vecchi film inglesi in cui al gentiluomo appena uscito di casa basta agitare l’ombrello per fermare il primo taxi che passa per la via. Censi lo ammette ma non nasconde che è il traguardo cui si lavora: “Facciamo un passo alla volta, cerchiamo di ottenere queste mille licenze. Le liberalizzazioni sono importanti, credo che debba essere consentito al comune decidere, cosa che in questo momento non è possibile. Poi dovremo impegnarci per promuoverne il valore, bisogna fare capire che liberalizzare è un’opportunità per tutti, a cominciare dai conducenti che avrebbero un sicuro vantaggio con un aumento del lavoro, come accade nelle città regolate in questo modo”.