Ha preso le misure del giro vita e vestito alla perfezione Giorgio de Chirico, Mario Sironi, Massimo Campigli, Arturo Martini, Achille Funi, Lucio Fontana e tanti altri. All’epoca molti di loro, quasi tutti, erano squattrinati, ma Adriano Pallini, il sarto degli artisti, si faceva pagare in modo alternativo: una tela per un abito, una giacca per un disegno. Quintessenza dell’eleganza milanese tra gli anni Venti e Trenta, Pallini era raffinato, ma pratico. Fino alla morte, avvenuta a metà degli anni Cinquanta, ha messo insieme una pregevole collezione di pittura e scultura del Novecento (in parte dispersa in vari musei e istituzioni e studiata con puntiglio dalla figlia Nicoletta Pallini Clemente in Atelier Pallini, edito da Mazzotta nel 2014). Ora Villa Necchi – angolo di quiete in pieno centro donata una ventina di anni fa al Fai da Gigina Necchi Campiglio e Nedda Necchi e capace di attrarre qualcosa come 80 mila visitatori l’anno – accoglie fino all’8 ottobre parte di questo tesoro in Adriano Pallini. Una collezione di famiglia a cura di Paolo Campiglio, Roberto Dulio e della stessa Nicoletta Pallini Clemente.
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