Villa Necchi, a Milano, che ospiterà la mostra (LaPresse)

Granmilano

Adriano Pallini, “il sarto degli artisti” e la sua collezione magnifica

Francesca Amé

Fino all’8 ottobre a Villa Necchi una pregevole raccolta di pittura e scultura del Novecento, collezionata negli anni dal teramano in cambio di abiti e giacche. Una lunga e appassionata storia d’amore tra arte e cucito

Ha preso le misure del giro vita e vestito alla perfezione Giorgio de Chirico, Mario Sironi, Massimo Campigli, Arturo Martini, Achille Funi, Lucio Fontana e tanti altri. All’epoca molti di loro, quasi tutti, erano squattrinati, ma Adriano Pallini, il sarto degli artisti, si faceva pagare in modo alternativo: una tela per un abito, una giacca per un disegno. Quintessenza dell’eleganza milanese tra gli anni Venti e Trenta, Pallini era raffinato, ma pratico. Fino alla morte, avvenuta a metà degli anni Cinquanta, ha messo insieme una pregevole collezione di pittura e scultura del Novecento (in parte dispersa in vari musei e istituzioni e studiata con puntiglio dalla figlia Nicoletta Pallini Clemente in Atelier Pallini, edito da Mazzotta nel 2014). Ora Villa Necchi – angolo di quiete in pieno centro donata una ventina di anni fa al Fai da Gigina Necchi Campiglio e Nedda Necchi e capace di attrarre qualcosa come 80 mila visitatori l’anno – accoglie fino all’8 ottobre parte di questo tesoro in Adriano Pallini. Una collezione di famiglia a cura di Paolo Campiglio, Roberto Dulio e della stessa Nicoletta Pallini Clemente.

 

Più che una mostra, è il racconto di una milanesissima storia d’amore tra un sarto nato a Teramo e divenuto presto meneghino e gli artisti della città che incrociava tutti i giorni a Brera o alla Galleria del Milione. Tanti passavano dal suo atelier di via dell’Orso, con molti Pallini strinse fraterna amicizia: Campigli su tutti, che lo fisserà in un lucido ritratto (il dipinto è oggi parte della collezione permanente di Villa Necchi). Non è tutto, anzi, questa parte della storia rivela la vera stoffa del sarto: in pieno conflitto bellico, De Chirico chiese e ottenne dall’amico stilista un favore ben più grande di un taglio su misura, ossia quello di far figurare la moglie ebrea come parente dei Pallini, per metterla in salvo. Negli anni del Dopoguerra Adriano Pallini ampliò la sua collezione: non era più il momento di “cambi ad arte” ma dei grandi acquisti con cui impreziosire le sue dimore (parliamo di gioielli quali il Ritratto di Paul Guillaume di Modigliani, oggi al Museo del Novecento, e Le figlie di Loth di Carrà, al Mart di Rovereto). Alla fine degli anni Quaranta lo “stile Pallini” conquistò tutti: il sarto milanese arriverà a vestire persino il futuro presidente della Repubblica, Giovanni Gronchi. Oltre che alla sua collezione, la mostra a Villa Necchi rende giusto omaggio all’abilità sartoriale di Adriano Pallini, esponendo nel guardaroba i suoi libri con le misure (chi è curioso può trovare le taglie dei celebri clienti), le forbici, i gessetti e i cartamodelli che usava.

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