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Un tetto per i “transitanti”, silenziosi e in fuga. Il comune aiuta

Cristina Giudici

Il comune di Milano ha affidato uno spazio in via San Marco, nel cuore della città, alla Fondazione Fratelli di San Francesco per dare accoglienza notturna ai migranti che non vogliono essere identificati per non essere costretti a restare in Italia

Un paio di scarpe da tennis abbandonate a fianco del letto, forse perché chi le ha lasciate aveva bisogno di un bagaglio leggero per ripartire. Appartengono a uno dei tanti migranti “transitanti”, viandanti del terzo millennio, che si fermano a Milano per pochi giorni – il tempo di tirare il fiato – prima di proseguire e cercare di raggiungere la Francia, la Germania, i paesi Scandinavi. Con quella speranza nel cuore di cui ieri ha parlato Papa Francesco all’Udienza generale perché “senza speranza non si può vivere”, ha detto il Papa. Il comune di Milano ha appena affidato uno spazio in via San Marco, nel cuore della città, alla Fondazione Fratelli di San Francesco per dare accoglienza notturna ai migranti che non vogliono essere identificati per non essere costretti a restare in Italia, come previsto dal controverso trattato di Dublino. Si tratta di movimenti secondari che hanno sempre suscitato polemiche perché, in teoria, il compito di ospitare ed esaminare la richiesta di asilo di una persona che entra irregolarmente in territorio europeo deve essere del primo Stato in cui mette piede. Per tantissimi migranti, il nostro paese è solo una terra di passaggio. E Milano è un crocevia per andare altrove.

 

Perciò spesso ci si limita a offrire un soccorso temporaneo, perché è impossibile impedire la mobilità delle persone. Si tratta di un flusso sotterraneo che viene in parte intercettato grazie a una rete di associazioni che fin dal 2014, quando a Milano abbiamo assistito all’esodo dei siriani in fuga dalla guerra civile e i volontari li accoglievano alla Stazione Centrale per offrire loro soccorso, prima che riprendessero il viaggio. “Arrivano in gran parte all’Afghanistan, ma ora vediamo anche tanti iraniani e qualche tunisino. Ci vengono segnalati dalle associazioni che ricevono una richiesta di aiuto attraverso il passa parola o i messaggi su Facebook”, spiega Maria Secchi, assistente sociale e responsabile del progetto per i transitanti in via san Marco. Una delle associazioni più attive nel soccorso ai transitanti è Rete Milano che intercetta tanti migranti di passaggio e li segnala alle strutture messe a disposizione dal Comune. “Gli spazi per i transitanti sono stati aperti nell’aprile del 2022. Grazie alla nostra pagina Facebook in cinque mesi ne abbiamo aiutati circa 600”, spiega Fausta Omodeo Sale, presidente di Rete Milano. “Nel 2023 sono aumentati, circa 250 al mese, perché il flusso dei migranti è cresciuto in modo rilevante”. Lei è una sorta di stella polare a cui si rivolgono i migranti per essere accolti per una notte, talvolta anche nelle case private dei milanesi. Gli ultimi ad arrivare sono stati due iraniani e una famiglia turca. “Possono restare per tre notti, ma quasi sempre vanno via subito”, conclude Maria Secchi mentre una signora anziana, eritrea, cena all’interno del refettorio di via San Marco. Inutile chiederle il suo vero nome perché anche lei appartiene a un popolo invisibile che passa per Milano, ogni giorno, senza lasciare tracce.

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