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Granmilano

Raccontare per immagini Valentina Cortese, l'“ultima diva”. Una mostra

Paola Bulbarelli

All'attrice è dedicato un allestimento al Palazzo Lombardia dal 2 al 26 marzo. Foto che celebrano non solo il suo imprendibile carisma, ma anche la sua anima malinconica

Di lei, “l’ultima diva divina”, Milano non si dimentica. Valentina Cortese, la milanese che ha portato il nome della città nel mondo, avrebbe compiuto cento anni il 1° gennaio 2023 e a lei è dedicata la mostra “Valentina Cortese - Album di famiglia. Immagini inedite di una diva”, a cura di Elisabetta Invernici e Antonio Zanoletti, allestita allo spazio IsolaSET di Palazzo Lombardia dal 2 al 26 marzo. L’esposizione ripercorre l’evoluzione umana e professionale di Valentina Cortese, attraverso il materiale dell’Archivio Zanoletti-Cortese, con notizie e fotografie mai pubblicate prima d’ora. A partire dallo scatto mitico di Ghitta Carell, una delle più grandi fotografe del secolo scorso, scelto come immagine rappresentativa della mostra, perché ben esprime l’anima profonda di Valentina Cortese. Gli oltre sessanta scatti in mostra realizzati dai più grandi fotografi internazionali (Giovanni Gastel, Pierluigi, Bob Krieger, Maria Mulas, Pietro Pascuttini, Fiorenzo Niccoli, Luxardo, Luigi Ciminaghi, Roberto Granata, Angelo Frontoni, Arturo Ghergo), raccontano la storia pubblica e privata dell’attrice, il suo celebrato carisma, la strepitosa eleganza ma anche un’anima malinconica capace tuttavia di momenti di grande euforia.

 

Valentina Cortese, nata da chissà chi e cresciuta chissà dove, ha vissuto una vita fatta di amori totalizzanti, incontri decisivi, successo, ricchezza, fino a diventare leggenda. Ora apre il suo album di famiglia e per la prima volta ci presenta i suoi genitori naturali. “Studio e ricerca ci hanno portato anche su tracce impreviste, mostrandoci un volto inedito di Valentina Cortese più prossimo e più vero che noi vi raccontiamo attraverso una nuova biografia scritta per immagini”, commentano i curatori e biografi Elisabetta Invernici e Antonio Zanoletti. “Ricordi autografi e voci inedite, archivi internazionali e fonti anagrafiche ridanno senso e ordine al rutilante archivio fotografico e documentale affidatoci dall’attrice ‘per farne buon uso’”. E quale uso migliore se non raccontare l’autentica Valentina, narrando la realtà? “Questa mostra sceglie il ritmo della cronaca e, anno per anno, foto dopo foto, mette ogni cosa al suo posto, corregge nomi sbagliati e date presunte, richiama grandi assenti, a partire dalla rivelazione dell’identità dei genitori naturali per proseguire con una galleria di ritratti artistici e con la sorpresa di scatti al fianco dei grandi protagonisti del secolo scorso”. 

 

Una carriera lunga ottant’anni, trascorsa calcando le scene di set e teatri al fianco dei più grandi registi, con un piglio e una professionalità che la rendono unica agli occhi dei contemporanei. Ma anche una vita piena di colpi di scena, di gioie e dolori, amicizie e matrimoni, il tutto testimoniato da documenti originali per la prima volta mostrati al pubblico. Tra teatro, cinema e televisione il suo carnet interpretativo è ricchissimo, dagli esordi a Cinecittà ai grandi sceneggiati Rai, al teatro di Strehler fino ai film internazionali e alla sua rinuncia a Hollywood per amore dell’Italia (sarà vero, o lei non si sentiva a suo agio nella Mecca del cinema?). In ottant’anni ha lavorato con Zeffirelli, Visconti, Antonioni, Strehler, Truffaut, Fellini, Losey, Dassin, Bolognini, Vanzina. Restando intimamente una milanese. Non solo mostra. Si terranno incontri di approfondimento sulla figura della diva aperti al pubblico con ingresso gratuito (prenotazione consigliata) e ogni incontro si conclude con una visita guidata alla mostra. Contemporaneamente dal 14 al 24 marzo, in collaborazione con la Cineteca di Milano, presso il MIC Museo Interattivo del Cinema, si svolgerà la rassegna cinematografica “Valentina Cortese. Eleganza divina” con sette pellicole, alcune inedite e restaurate, che restituiranno tutto il fascino delle sue  interpretazioni. L’attrice si era raccontata  nell’autobiografia “Quanti domani sono passati”. E più tardi, una volta mancata, gli abiti di scena, i vestiti firmati, i foulard e gli arredi che le erano appartenuti  sono stati al centro di una grande mostra-asta di beneficenza. Lei, sempre chicchissima, si portava dalla campagna di Lombardia l’uso di quel foulard arrotolato sul capo che in origine proteggeva dal sole il lavoro nei campi, ma che poi divenne il suo segno distintivo, passando dal cotone grezzo a rarissime sete e stoffe esclusive.

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