Carmela Rozza (Ansa)

granmilano

"A destra ci sarà molto astensionismo, in Lombardia la partita è aperta", dice Rozza (Pd)

Cristina Giudici

Dalla sanità al diritto alla casa. La ricetta della consigliera dem al Pirellone: "Una mappa del fabbisogno sociale dei lombardi, difficile da valutare perché non esiste uno strumento idoneo per verificare la ricaduta delle risorse investite nel sociale"

Il momento più divertente e irriverente della sua campagna è stato quando ha mostrato come indossare la ormai mitologica mascherina-mutanda in un ironico video tutorial qualche giorno fa. “Ero ospite a un convegno del Niguarda e mi hanno dato una delle mascherine-mutanda di Fontana, costate 8 milioni di euro, rifiutate dagli operatori sanitari perché inadatte a proteggere dal virus e ora consegnate ai cittadini”, ha detto mentre trafficava per usarla. Gag a parte, Carmela Rozza, consigliera regionale uscente e già assessore alla Sicurezza nella prima giunta Sala, evita salotti e luoghi dove fare prediche ai convertiti. Preferisce continuare a girare le periferie e la cintura della città metropolitana per continuare ad accorciare le distanze con le istituzioni lombarde e i cittadini più fragili che hanno bisogno di una cosa sola: servizi. Sanitari, sociali, abitativi.

 

Un problema serio, in una fase di crisi economica. A Milano, come in tutta la Lombardia. Dalla sanità alle politiche sociali, dai servizi territoriali per la salute mentale alla crisi e/o pressione abitativa fino all’abbandono scolastioa e al lavoro povero. “Dobbiamo arrivare ad avere ambulatori territoriali che servano a offrire una diagnostica più rapida da parte dei medici, l’assistenza degli infermieri familiari e anche servizi sociali. Bisogna tagliare le liste di attesa anche per le richieste di aiuto, di accompagnamento. La Regione lascia ai Comuni ruoli marginali e le risorse scarseggiano. Bisogna fare rete. Gli assistenti sociali delle Ats non comunicano con quelli comunali e dei municipi. Si deve avere una visione completa per dare una risposta semplice a problemi complessi. Non sarà facile, non ci vorrà una settimana né un mese, ma si deve mettere in rete tutti, terzo settore compreso, abbattendo anche i costi”. E finalmente si potrebbe riuscire a tratteggiare “una mappa del fabbisogno sociale dei lombardi, difficile da valutare perché non esiste uno strumento idoneo per verificare la ricaduta delle risorse investite nelle politiche sociali”.

Sulla casa, invece di immaginare formule astratte, bisogna sistemare i 15 mila alloggi sfitti di Aler e “dare risposta alle 50 mila persone in lista di attesa”, ribadisce lei che nel Pd ha sempre ballato da sola anche per via di quel peccato originale di cui non si è mai pentita, essere stata migliorista, anche se a questo giro di campagna elettorale non l’hanno lasciata sola, anzi. Il suo motto? “Carmela Rozza, sempre dove è utile ai lombardi”. Sulla lista elettorale come Maria Rozza, detta Carmela, detta Crozza perché gli elettori spesso confondono il suo cognome con quello del comico. E’ stata, oltre che sindacalista, infermiera: e infatti si è offerta volontaria per la campagna di vaccinazione. “Ai mercati, nelle case popolari, ogni mattina trovo persone che mugugnano, rassegnate. A destra ci sarà molto astensionismo, perciò penso che la partita sia davvero aperta”, si augura. E lo sarà probabilmente per lei che alle scorse regionali prese 4.200 preferenze. “Io parlo con tutti, non mi fermo agli steccati ideologici, da libertaria quale sono”, spiega. “Quindi togliamoci la mutanda Fontana che ha impedito alla giunta di vedere tutti i servizi di cui i lombardi hanno bisogno”.

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